Quando le mie figlie stanno dalla nonna, arrivo presto in farmacia, con un camice insolitamente lindo e truccata di tutto punto.
Quando le mie figlie stanno dalla nonna, a pranzo mangio la pizza, seduta sui gradini di una chiesa. E lascio anche il cornicione ai piccioni.
Quando le mie figlie stanno dalla nonna, prendo appuntamenti con sconosciuti, che mi mostrano pianoforti dimenticati a casa dei loro avi ormai defunti.
Quando le mie figlie stanno dalla nonna, vado nello studio di Fabio, noto con orrore il soffitto laminato anni ‘80 con i neon intermittenti, mentre mi appisolo sulla sedia. Sogno di trasformarmi in Barbara Gulienetti che a suon di colpi di pennellessa distrugge un ventilatore a pale, che nell’incubo era crudele e voleva affettarmi come un prosciutto.
Quando le miei figlie stanno dalla nonna, percorro 3,7 Km di vicoli (dato vero, grazie mappy) mano per mano con il mio Squinzio, fermandomi per scattare foto familiari (che poi Fabio posta su facebook con tanto di filtro instagram, nonostante sia un ciuccio vecchio di 36 anni).
Quando le mie figlie stanno dalla nonna, mi infilo di pomeriggio nel cinema più brutto di Napoli e vedo “Argo” (“chè Ben Affleck è bello e(p)pure bravo” mi dicono per convincermi).
Quando le mie figlie stanno dalla nonna, ceno con gelato e birra.
Quando le mie figlie stanno dalla nonna, alle 22 sono sotto la pensilina del pullman e aspetto un’amica che passa a prendermi con la macchina.
Quando le mie figlie stanno dalla nonna, prendo un bicchiere di vino sotto la pioggia leggera, incontro gente simpatica e mi viene da sorridere.
Quando le mie figlie stanno dalla nonna, resisto al sonno per vedere un film che mi spacciano per commedia-girlie, ma commedia-girlie non è (per la cronaca: “Silver Linings Playbook”).
Quando le mie figlie stanno dalla nonna, rimango fino all’una e mezza di notte, in macchina a chiacchierare tra donne di cose da veri uomini
Quando le mie figlie stanno dalla nonna, faccio tutte queste cose in un solo giorno.