Le Olimpiadi di Berlino 1936: vetrina per il Nazionalsocialismo e la dimostrazione – fallita – della superiorità della razza ariana.
Il 13 maggio 1931 il ballottaggio Barcellona-Berlino per le Olimpiadi 1936 fu risolto: la Germania era una repubblica democratica e il CIO (Comité International Olympique, Comitato Olimpico Internazionale) optò per la Capitale tedesca (43 voti Berlino contro 16 Barcellona, 8 astenuti) come sede dei Giochi Olimpici. Tale decisione rimase invariata anche dopo che Adolf Hitler e il movimento nazionalsocialista salirono al potere.
Adolf Hitler e i dubbi sulle Olimpiadi
Il 30 gennaio 1933 il capo del partito Nazionalsocialista fu eletto Cancelliere. Meno di due mesi più tardi, il 24 marzo, gli furono concessi pieni poteri in via temporanea (4 anni). Egli poteva dunque agire senza il consenso del Parlamento e senza dover assecondare la Costituzione in vigore. Le incertezze riguardanti le Olimpiadi ben presto fioccarono da ogni parte: l’ormai dittatore Hitler temeva che l’organizzazione dei Giochi potesse interferire con i propri piani di purificazione della Germania e di conquista dell’Europa intera, mentre al di fuori dello stato nazista la preoccupazione maggiore era che, viste le note le ideologie di Hitler, venissero storpiati l’essenza e il valore delle Olimpiadi.
L’intervento di Joseph Goebbels fu determinante: in qualità di ministro della propaganda, Goebbels ebbe l’intuizione che una manifestazione a livello mondiale come le Olimpiadi avrebbero potuto glorificare ancora di più il nazismo e la razza ariana. Hitler fu dunque convinto ad incaricarsi della buona riuscita dei Giochi, affermando che avrebbe rispettato le direttive internazionali, ossia non avrebbe escluso alcun partecipante per ragioni politiche, religiose o di razziali. Parteciparono infatti ai Giochi la schermista Helene Mayer, ebrea per via paterna che conquistò un argento, e il lottatore Werner Seelenbinder, pubblicamente comunista. Nel corso della manifestazione, tuttavia, il Comandante del Villaggio Olimpico, ebreo, fu allontanato dalla propria mansione. Nonostante le dichiarazioni di Hitler, lo scetticismo non si placò e fu necessaria un’altra riunione del CIO per il via libero definitivo alle Olimpiadi di Berlino. La questione riguardava il boicottaggio o meno della manifestazione: i voti contro furono 58, i voti a favore 56. Le Olimpiadi del 1936, dunque, si sarebbero svolte nella Capitale del Terzo Reich. A Olimpiadi terminate, con l’introduzione delle Leggi di Norimberga, l’ex Comandante del Villaggio Olimpico si suicidò, mentre Seelenbinder fu arrestato e condannato a morte.
Il coinvolgimento del pubblico e la torcia delle Olimpiadi
Non scopriamo di certo oggi che Hitler amava fare le cose in grande. Le Olimpiadi di Berlino furono le prime di sempre ad essere trasmesse in diretta televisiva e raccontate via radio. Il dittatore investì ingenti somme di denaro per poter installare il Volksempfänger, un rudimentale apparecchio radiofonico, in quante più case possibile, affinché ogni famiglia potesse ascoltare la voce del Fuhrer. Le televisioni, naturalmente più costose, non erano alla portata di tutti e furono creati dei locali pubblici (simili nell’idea ad un pub di oggi) dove seguire gli eventi sportivi a pagamento. Per trasmettere le gare olimpiche, fu introdotta all’interno dello stadio anche la prima telecamera mobile della storia.
La propaganda nazista non si limitò alle due settimane di Olimpiadi, ma cominciò con largo anticipo per portare il nome di Adolf Hitler in ogni angolo della Germania. Per volere del Fuhrer, fu allestita l’ Olympia-Zug, una flotta di 12 camionette incaricate di girare per il Paese organizzando mostre fotografiche che ritraevano la grandezza di Hitler e dei nuovi impianti sportivi da lui voluti. Tra essi spicca il complesso dell’ Olympiastadion (oggi ospita le gare in casa dell’ Hertha Berlino), che comprendeva anche una piscina olimpionica e trampolino per le gare in acqua.
Non pago, Hitler introdusse un’ulteriore novità per le sue Olimpiadi. La sfilata del fuoco olimpico era procedura standard dai Giochi di Amsterdam del 1928, ma il Fuhrer decise di far percorrere alla fiamma un tragitto di 3’075 km, quello che collega Olimpia a Berlino. Il testimone fu passato di mano in mano per mezza Europa, trasportato da circa 3’000 persone in questa speciale staffetta che prevedeva sezioni da 1 km. Tra le tappe più importanti ricordiamo Sofia, Belgrado, Budapest, Vienna e Praga, città in cui Hitler riuscì a portare la propria immagine e ottenere altra fama.
L’impianto sportivo dell’Olympiastadion di Berlino: piscina e trampolino. Photo credit: Thomas Pullin
Gli eventi sportivi delle Olimpiadi di Berlino
Le Olimpiadi si svolsero tra il 1 e il 16 agosto 1936. Messe da parte queste due date, in cui ci furono solamente le cerimonie di apertura e chiusura, i restanti 14 giorni raccolsero 129 finali di 25 discipline distribuite tra 19 sport diversi. Gli atleti partecipanti furono 3962 provenienti da 49 Nazioni, di cui l’8,4% (record per l’epoca) donne: a guidare era la Germania con 348 atleti, seguita da Ungheria (209), Gran Bretagna (207) e Francia (201). L’Italia portò 182 atleti, mentre per la prima volta presero parte alle Olimpiadi l’Afghanistan (14), le Bermuda (5), la Bolivia (1), la Costa Rica (1) e il Liechtenstein (6). Si ritirarono a manifestazione in corso l’unico rappresentante di Haiti, gli atleti della Colombia (5) e del Perù (40), questi ultimi in segno di protesta per aver visto revocata la vittoria per 4-2 nei quarti di finale di calcio contro l’Austria – che andò poi a vincere l’argento, mentre l’oro arrise all’Italia di Vittorio Pozzo.
Olympiastadion, la pista di atletica. Photo credit: Thomas Pullin
Il medagliere vide trionfare in maniera netta la Germania con 33 ori, 26 argenti e 30 bronzi: questa fu la prima vittoria per i tedeschi alle Olimpiadi, i quali non centrarono il podio solo nel calcio, nel basket e nel polo. Il secondo posto fu occupato dagli Stati Uniti (24-20-12), il terzo dall’Ungheria (10-1-5). Quarta piazza per gli azzurri, con il risultato di 8-9-5.
Novità assolute per una Olimpiade furono il canottaggio (5 ori per la Germania, 1 oro per gli USA e 1 oro per la Gran Bretagna), la pallamano (oro della Germania) e la pallacanestro (oro per gli Stati Uniti), che vennero proposti come sport all’aperto. Le condizioni meteorologiche avverse, tuttavia, condizionarono non poco la finale di basket, che terminò sull’insolito risultato di 19-8 per USA contro il Canada. La pallamano, invece, non fece più alcuna apparizione nei Giochi fino al 1972, quando le Olimpiadi tornarono in Germania a Monaco. Durante le Olimpiadi del 1936, inoltre, diversi atleti si cimentarono in quattro sport a scopo dimostrativo, senza alcuna medaglia (riconosciuta dal CIO) in palio: il baseball, l’arte, il volo a vela e il wushu (arte marziale di origine cinese).
L’evento più straordinario in quel di Berlino, ad ogni modo, furono le strabilianti prestazioni di Jesse Owens, un ragazzo afro-americano. Egli, appena un anno prima delle Olimpiadi, si rese protagonista dei cosiddetti “greatest 45 minutes ever in sport” (Sports Illustrated), facendo segnare, in tre quarti d’ora appena, il record mondiale nei 100 metri, 200 metri, 200 metri ostacoli e salto in lungo. In una manifestazione che doveva essere l’apoteosi della razza ariana, sotto gli attenti occhi di Adolf Hitler, l’allora 22enne di Oakville (Alabama, USA) riuscì a strappare ai concorrenti tedeschi la medaglia d’oro nelle specialità dei 100 e 200 metri, nella staffetta 4×100 metri e nel salto in lungo. Certo è che Hitler non andò mai a congratularsi con Jesse, ma rimane ancora qualche ombra sulle reazioni del Fuhrer di fronte a questi trionfi: alcuni vogliono che il capo nazista volesse escludere dalle Olimpiadi gli atleti di colore perché avvantaggiati rispetto agli uomini civilizzati (così scrisse Albert Speer), mentre lo stesso Jesse Owens, negli anni Sessanta, affermò che proprio Hitler gli concesse un saluto, che egli ricambiò prontamente.
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