Quando meno te lo aspetti
Creato il 10 giugno 2013 da Veripaccheri
Quando meno te lo aspetti (Au Bout de Conte)
di Agnes Jaoui
con Agathe Bonitzer, Jean Pierre Bacri, Agnes Jaoui
Francia, 2013
genere, commedia
durata 112'
Qual è il confine tra l'arte e la vita, ed in che
percentuale la trasfigurazione del quotidiano integra l'esperienza del
reale, quello vissuto quotidianamente senza neanche accorgerci di farlo.
L'ultimo film di Agnes Jaoui, "Quando meno te lo aspetti", seppur tra
le righe di una trama all'insegna del sogno e del fiabesco sembra
riproporre con i limiti che ogni volta accompagnano il tentativo
d'interpretazione dell'opera altrui, l'antico dilemma. La ragione è
presto detta ed in qualche modo interessa tanto la storia con i suoi
personaggi, che il modo di metterli in scena. Perché se da una parte il
racconto della relazione tra Laura e Sandro, innamorati della speranza
di aver trovato nell'altro la parte mancante, si porta dietro
l'illusione ed il romanticismo degli anni giovanili, dall'altra
l'intera vicenda, attraverso la totalità dei personaggi che la
compongono, si colora di un non celato pessimismo, apparentemente frutto
di due matrici che prescindono la creazione artistica: quella derivata
dagli umori del tempo presente, che il film propone senza riferimenti
diretti alla cronaca, ma attraverso la scelta di presentarci uno
spaesamento emotivo che non risparmia nessuno, ed una più intima e
personale che, appartiene al trascorso dei due autori, non solo di Agnes
Jaoui ma anche di Jean Pierre Bacrì, co sceneggiatore di tutte le sue
opere, arrivati al capolinea del loro menage matrimoniale prima
dell'inizio delle riprese.
Ecco quindi farsi largo tra gli slanci
appassionati dei due ragazzi, il sentimento di inadeguatezza di Pierre
(Bacrì), il padre di Sandro, a mal partito con il ruolo di genitore
delle figliolette della compagna e preoccupato dall'avvicinarsi del
giorno in cui una veggente ha previsto la sua morte; l'insicurezza
cronica di Marianne, la zia di Laura, aspirante attrice ed
organizzatrice di recite per bambini, alle prese con una figlia
traumatizzata dalla separazione dei genitori e per questo ossessionata
dalla lettura della bibbia, ed infine la spietatezza di Maxime, una
specie di lupo cattivo deciso a sfruttare le debolezze delle giovani
donzelle e pronto a fare breccia nell'irrequitezza temperamentale di
Laura (una monocorde Agathe Bonitzer).
Un menù stravagante ed
eclettico che la Jaoui, amante delle storie corali mette insieme con un
equilbrio che le permette di non perdere per strada nessuna delle sue
componenti. In questo caso a farla da padrone sul piano dei contenuti
sono, come spesso capita nei suoi film, le contraddizioni della natura
umana e dei personaggi che la rappresentano, ognuno dei quali
caratterizzato e spinto da motivazioni continuamente ribaltate ribaltate
dai loro comportamenti, come capità a Laura ed alla sua passione
"ballerina", ma anche a Sandro, ingenuo ed appassionato quando si
tratta di riconoscere l'amore ma allo stesso tempo scaltro ed
opportunista nel pianificare le tappe del suo successo professionale,
per non parlare di Pierre, cinico e disilluso a parole, ma nell'intimo
solo e spaventato. Commedia agrodolce e leggera costruita sulla
brillantezza dei dialoghi e la scioltezza della recitazione, "Quando
meno te lo aspetti" mostra il fianco a qualche perplessità soprattutto
nella resa della dimensione favolistica in cui è immersa la storia, con
il fiabesco parodiato attraverso le recite dei bambini presedute da
Marianne, che rappresentano in modo scontato il contraltare scherzoso
alla seriosità delle vicende degli adulti, oppure enfatizzato nel vezzo
di far precedere l'inizio delle singole sequenze con pannelli
introduttivi tratteggiati alla maniera dei pittori impressionisti da cui
magicamente prendono vita ambienti e personaggi. Ma quello che non
torna è soprattutto la mancanza di collante tra lo sguardo ironico e
complice con cui l'autrice guarda ai suoi personaggi, più volte
testimoniato dall'atteggiamento con cui Marianne/Jaoui tende a
sdrammatizzare le situazioni, e quello strano senso di afflizione che si
percepisce per tutta la durata del film.
Utilizzando una
fotografia poco luminosa che sottrae alla vista contorni e prospettive,
ed immerge gli ambienti in un buio innaturale, la Jaoui sembra voler
aumentare la volatilità della natura umana. Così facendo però
contribuisce a smorzare l'effervescenza contagiosa che caratterizzava i
suoi film precedenti, regalandoci un intrattenimento che non riesce a
pungere.
(pubblicata su ondacinema.it)
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