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“Quando Noè cadde dall’Arca” di Nicola Cinquetti e Gek Tessaro, Lapis

Da Federicapizzi @LibriMarmellata

noècopUna bella sfida quella di scrivere un albo per bambini – e nemmeno breve! – interamente in quartine in rima baciata avendo la cura di mantenere il linguaggio affinato ma limpido e la storia assolutamente coinvolgente e affatto banale.
Perlopiù quando il racconto scelto non è certo dei più nuovi e oserei dire piuttosto inflazionato nel panorama delle pubblicazioni per l’infanzia (per fortuna sovente con buoni o ottimi risultati).

Nicola Cinquetti, autore versatile per bimbi e ragazzi, ha fatto pienamente centro nell’intento e, complici anche le gaie e sempre incantevoli illustrazioni del bravo Gek Tessaro, l’albo “Quando Noè cadde dall’Arca” – edito da Lapis – è un piccolo trionfo di divertimento, quasi succulento da leggere ad alta voce tanto fluide, cadenzate e giocose sono le rime che lo animano.

Noi genitori lo sappiamo bene: la lettura ad alta voce ai nostri figli è sì di fondamentale importanza, certamente un momento di condivisione prezioso e un veicolo di affettività insuperabile, ma a volte può essere anche una gran fatica, soprattutto quando nel libro si incespica un po’, quando seppure animato da una bella storia, questo non è facile da interpretare, quando la struttura o il testo del racconto non ci aiutano a renderlo al massimo.
Ciascun genitore lettore ha le sue preferenze che non necessariamente coincidono con la bellezza intrinseca della pubblicazione

Ecco, qui abbiamo un albo che è facile finisca per rientrare nella classifica dei più piacevoli da usare in una lettura condivisa perché è così gustoso che è come se si raccontasse da sé ed è molto probabile che il lettore se la spassi sinceramente del declamarlo a toni più o meno alti.

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Ottima è la costruzione di quello che si può a buon diritto definire un piccolo poema. Ben pensati i tempi, il gioco di interlocuzione con l’ascoltatore, i momenti descrittivi, quelli per richiamare l’attenzione e mantenerla viva.
A questo scopo l’autore già parte in quarta tenendo i suoi spettatori nel vivo dell’attesa con la promessa che, ad un certo punto, durante il racconto arriverà una sorpresa.
Un espediente che ci vuole proprio: la storia del diluvio universale è ben nota, più ritrita che trita, ed è probabile che se il bambino avesse l’idea di aver tra le mani semplicemente una riscrittura in rima delle vicende di Noè e la sua arca, perderebbe interesse ben prima di cimentarvisi.

E invece no! “E per di più io vi devo avvisare/che sul più bello la voglio cambiare/dunque bambini restate in attesa/che prima o poi ci sarà una sorpresa”, annuncia Nicola Cinquetti e questo, è piuttosto evidente, funziona come una calamita per far alzare le antennine ai piccoli lettori.
Da qui in poi il gioco è fatto: le rime baciate sono così trascinanti, accessibili ma sempre calzanti che il filo si mantiene ben saldo per tutte le pagine – non poche – dell’albo.

L’incipit è quello che conosciamo tutti. Il buon Signore stanco delle violenze e della pessima condotta degli umani decide di mandar giù un diluvio ed affida al probo Noè il compito di costruire l’arca per sé e per i suoi familiari e per le coppie di animali necessari a ripopolare il mondo.
Tutto procede secondo registro se non fosse che ad un certo punto, per una circostanza antipatica – ma sulla quale il previdente Dio aveva avuto a che dire – il saggio patriarca non cade tra i flutti del mare.
Uhm….tutto qui? Ma no, questa è una storia capace di prendere un piega assai preoccupante…
E se per un increscioso incidente, in quella remota circostanza, l’umanità fosse andata vicina vicina al punto di scomparire? E se gli animali avessero, per una volta nella storia, avuto l’opportunità di prendere il sopravvento sull’uomo che, diciamolo, con loro non si è mai comportato troppo rispettosamente?

Cinquetti e Tessaro narrano, in una poesia ritmata e frizzante di parole e immagini, una brillante vicenda di ammutinamento e tradimento, di lieto fine senza punizioni per i colpevoli, nella quale i buoni e i cattivi sono parecchio mescolati e probabilmente non esistono nemmeno.
La bella notizia è che la razza umana, pare, se la sfangò anche in quell’occasione. E la morale – scherzosa s’intenda – forse è quella che, uomini o animali che siano, tutti sono pronti a servire quasi sempre i propri interessi…chissà?

Ma i messaggi importano poco, qui si ride e si sorride, si gusta la musicalità di un testo che incanta e rapisce, che, di tanto in tanto, infila qualche particolare saporito – tipo quello dei due liocorni che su quest’arca, a dispetto della celebre canzone, fecero in tempo a salire – e si chiude in un finale allestito con maestria che non mancherà di far spuntare prima un guizzo beffardo e poi un’espressione lieta sul volto di lettori e ascoltatori.

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Felicissime  le tavole di Gek Tessato, con le loro alchimie vivaci di colori rese dall’uso sapiente e pregiato del collage e di altre tecniche pittoriche, così tipiche dell’artista da essere sempre inconfondibili e lasciare ammirato e rapito l’osservatore. Impareggiabile la sua capacità di rappresentare la varietà multiforme e multitinte di animali, in un tripudio di allegria che rende contenti e appagati gli occhi.

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Ma in quest’albo il rapporto parte testuale-parte iconica è a mio parere siluppato su un piano poco interconnesso, e la prima fa da viaggiatrice autonoma fermandosi poco a dialogare con la seconda, la quale si limita ad illustrare senza interferire col senso del racconto.
Nulla di negativo, semplicemente il libro può essere letto indipendentemente dalle figure, senza che queste, pur impreziosendo e abbellendo notevolmente le pagine, fungano da amplificatori o costruttori di senso come sovente avviene nel picture book.

(età consigliata: dai 4 anni)

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