C’è un letto matrimoniale di formato xxll e non si spiega bene il perché una coppia di persone tutto sommato di dimensioni normali abbia in dotazione un talamo così. Nella parte destra del letto c’è un anziano che dorme con la bocca semi-aperta, gli occhiali legati a una catenella sul petto e la radio sintonizzata su un canale di musica classica, un programma della tarda mattinata che trasmette una programmazione piuttosto ordinaria. Compositori noti eseguiti da concertisti di fama mondiale diretti da autorità indiscusse. Nessuno che sperimenti qualcosa in controtendenza. A fianco del letto, posate sul pavimento di piastrelle esagonali in cotto rosso, quattro pile di documenti cartacei suddivisi in cartelline beige, articoli di cancelleria da ufficio che si vendevano negli anni ottanta, ciascuna delle quali legata da elastici. Ogni cartellina reca un nominativo e un anno. La pila più vicina all’uomo sdraiato, che probabilmente è quella in fase di consultazione perché facilmente accessibile dal letto, è composta da plichi relativi a Silvio – così c’è scritto sopra – contenenti documentazione fiscale, fatture e dichiarazioni dei redditi di dieci anni prima.
Poco distante, proprio sotto la rete, si intravede la padella piena di urina, ancora da svuotare solo perché la moglie deve ancora rientrare dalla spesa. Un particolare che non dovrebbe influenzarvi sulla scarsa igiene di quello scenario, è lì solo perché nessuno se n’è ancora occupato ed è un caso. Appena si sveglierà e si sentirà pronto ad alzarsi, l’uomo adempirà a quel compito come prima cosa. Questo per mettervi in guardia: non date alla scena un eccessivo carattere di deprivazione, almeno non su questo dettaglio. Sul comodino, qualche copia di riviste di enigmistica e un volume di un’enciclopedia tascabile edita e acquistata molto prima di Wikipedia, di Internet, dell’ADSL e dei pc portatili.
L’uomo ha un sussulto quando termina un brano orchestrale e alla beatitudine degli archi e degli ottoni si sostituisce un dozzinale jingle pubblicitario. La prima reazione è quella di accorgersi della bocca aperta con una specie di grugnito. La seconda di chiamare la moglie. La terza di comprendere che la donna non è ancora rientrata, altrimenti sarebbe già venuta a svegliarlo per la pastiglia. Così immediatamente recupera con un po’ di sforzo il telefono abbandonato sulla parte vuota del letto a fianco della gatta, inforca gli occhiali e preme il tasto della memoria corrispondente al numero del telefono cellulare della moglie, un’abitudine che gli è già costata un’impennata dei costi in bolletta ma a cui non pensa minimamente di rinunciare o non si ricorda mai di farlo perché nei momenti del bisogno prevale il senso di sicurezza che quella procedura gli infonde. Al quarto squillo senza risposta, mentre il seme dell’ansia sta per far germogliare un ulteriore frutto succoso, l’uomo si accorge del rumore delle chiavi nella porta d’ingresso, l’apertura della quale gli fa percepire la suoneria Nokia della moglie che accompagna il suo rientro nell’appartamento. L’uomo si affretta a interrompere quella chiamata con l’intento di limitare il danno che ormai è già stato compiuto, e in cuor suo si prepara lo stato d’animo giusto per le inevitabili conseguenze.