Immagina di essere al tie break di una finale di pallavolo. Stai guardando dalla panchina la tua squadra sotto 14-9 (si arriva ai 15) e il tuo allenatore chiama il cambio… è il tuo momento, sai che rimontare quei cinque punti è una sfida quasi impossibile, ma sei chiamato a provarci…
Ecco un’opportunità che passa, è unica nel suo genere, chissà se accadrà ancora: forse sì, forse no.
Come te la giochi? Cosa ti passa per la testa in quegli attimi? Come vivi quel momento?
Alcuni potrebbero dirsi: “Mi mette su proprio adesso?”, “Cosa pensa che io possa fare in questo momento?”, “E se sbaglio…?”, “Be’ intanto la butto di là e poi vediamo”, “Devo solo fare il mio!”, “Non devo sbagliare”, ecc.
Altri potrebbero dirsi: “Pensa che meraviglia capovolgere un risultato già praticamente segnato”, “Non ho nulla da perdere ma ho solo da guadagnare”, “Adesso ti faccio vedere che hai sbagliato a tenermi in panchina”, “Devo mettere a frutto tutti gli anni di allenamenti che ho fatto e tirare fuori le mie cinque migliori battute”, ecc.
Ovviamente tra questi due estremi c’è una miriade di sfumature che influenzano il tuo stato d’animo e di conseguenza il tuo risultato.
Domenica a Belgrado si è disputata proprio la finalissima degli Europei di pallavolo femminile tra Serbia e Germania e, in quella precisa situazione, ci si è trovata una delle giocatrici della Germania…
Premetto che non ho idea di chi sia né della sua esperienza. Non la conosco e non l’ho mai vista giocare… ma ciò che è capitato qui (vedi il replay a 1’48’’) è piuttosto emblematico per una professionista. Non voglio credere che la causa sia tecnica (non oso neppure immaginare quante battute abbia fatto nella sua vita) e neppure fisica. Chissà cosa le stava passando per la mente…
Ora, immagina di essere in una partita per la qualificazione olimpica e la squadra avversaria è avanti 24-17 (si arriva a 25): è il match point per l’avversario e tocca a te andare in battuta. Fai un punto, poi un altro, poi un altro ancora, compresi un paio di tuoi ace (punti diretti) o quasi. Fino al 24-24: miracolo quasi mai visto nella pallavolo moderna.
Anche qui: a cosa stai pensando?
Parlando con alcuni atleti professionisti, mi capita di sentire chesi lamentano perché non vengono date loro delle opportunità: stanno sempre in panchina e non mettono piede in campo se non per qualche istante. Mi dicono: “l’allenatore non mi dà la possibilità” oppure “non si fida di me” oppure “mi mette su solo quando è ormai tutto compromesso”.
Anche se questa fosse la realtà (bada bene scrivo “SE”) di fatto non puoi cambiarla ed è inutile che ci spendi energia sopra. L’unica cosa che puoi veramente fare (a parte eventualmente comunicare con l’allenatore o fare in modo di influenzarlo affinché ti metta in campo… ma questa è un’altra storia) è giocarti al meglio la tua chance quando si presenta.
Lo so, non è sempre facile, ma probabilmente è la cosa che può far cambiare idea a chi gestisce il team e per farlo hai bisogno necessariamente di farti trovare PRONTO.
I pensieri che devi sviluppare in quel momento devono darti certezza, motivazione, serenità, lucidità, grinta, ecc. ed ecco che a questi stati d’animo puoi abbinare i comportamenti e gesti tecnici di rilievo che sai fare e che hai allenato tante volte… addirittura anche quelli che solitamente non si allenano ma escono grazie a quello stato mentale che ti permette di fare “miracoli”.
Suggerimento pratico: questo non vuole essere un esercizio specifico, ma semplicemente uno spunto (fai pure gli aggiustamenti necessari a seconda del tuo sport e delle tue preferenze). Quando sei in allenamentousa la tua immaginazione e:
- pensa di essere in un punto determinante, nel quale devi fare bene per forza.
- mettiti nello stato d’animo più utile, creando una sfida con te stesso.
- ripetilo spesso durante l’allenamento e nota i risultati.
- fai i necessari aggiustamenti per renderlo perfetto per te.
Ovviamente non sarà uguale alla gara, ma puoi iniziare ad allenare quel “muscolo” delle opportunità per farti trovare pronto. Abbinato a ciò, ovviamente, è fondamentale l’allenamento mentale di quella situazione.
Ricordati: come ripetiamo allo sfinimento in Sempre al Top, non esistono atleti senza risorse, ma esistono stati d’animo senza risorse. Allentati a cambiarli!
Di Alessandro Mora