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Quando Renzo Bossi sarà premier

Da Danielevecchiotti @danivecchiotti

Quando Renzo Bossi sarà premierPapà Umberto piange disperato pentendosi coram populo di aver aperto le porte della politica alla sconsiderata prole. Il popolo dei fedelissimi applaude commosso davanti all’ennesima prova di solidità del suo totem di cartapesta. Il resto dell’Italia ride con Maurizio Crozza, fa facili battute divertendosi a chiamarlo “Il Trota”, ritwitta gli sconcertanti video delle sue interviste barbariche.
La sceneggiata, insomma, va avanti nella perfetta tradizione del nostro paese. E possiamo anche fingere di non accorgercene, ma si stanno posando le basi perché il marketing del cerchio magico inventi per Renzo Bossi una redenzione, una nuova vita e la gloria che amiamo tributare ai falsi pentimenti dei figliuoli prodighi tornati sulla retta via.

Ci siamo già cascati vent’anni fa, con il crollo apparente della prima repubblica poi immediatamente restauratasi. Ci stiamo ricascando oggi, mentre accettiamo di assistere ancora a questo circo rovesciato in cui sono le scimmie a tirare le noccioline al pubblico per farlo stare buono al suo posto.
Siamo convinti che chiamarlo “trota” sia il modo migliore per prenderlo per il culo, per mettere in luce tutta la sua evidente idiozia. Dimentichiamo che il nomignolo se l’è scelto lui, e gli piace pure, e che mentre noi ci divertivamo a schernirlo per quel soprannome fesso e per i suoi diplomi mancati lui, intanto, ci rubava i soldi dalla tasca e si comprava una laurea.
Insomma: fino a prova contraria siamo noi, i fessi veri che, mentre tenevano la bocca aperta per sghignazzare, da quella trota si sono fatti prendere all’amo.

Ci crediamo critici e indipendenti perché postiamo battute sagaci su facebook, perché condividiamo il video esclusivo di “Oggi” (curioso come un’esclusiva di una testata sia in prima pagina sui siti web di tutte le altre testate) in cui l’autista del delfino mostra come si rubino cinquanta euro. Dormiamo sonni tranquilli, forti della sensazione di aver fatto il nostro dovere civico partecipando pubblicamente dello sdegno, quando in realtà, asini fino al midollo, abbiamo solo giocato il loro gioco, e pubblicato sul nostro profilo personale le immagini e gli slogan che loro avevano pensato ad hoc per controllarci dandoci l’illusione di sentirci liberi.

Sono assolutamente certo che non finisca qui, che sia solo l’ennesimo ritorno all’inizio di un percorso circolare sempre identico a se stesso. E non ci sono dubbi sul fatto che di Renzo Bossi non ci stiamo affatto liberando, anzi, al contrario: gli stiamo aprendo la strada per una brillante carriera politica futura.

In fondo è giusto così, ce lo meritiamo. E il figlio del senatùr potrà rappresentare meglio di chiunque altro l’essenza di una nazione che come guru intellettuale si è scelta Fabio Volo.


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