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Ammetto di aver sorriso, qualche volta, alle stupidaggini di B. Anche di D'Alema, quando disse ai disoccupati di Napoli che lo contestavano, di provare ad arrivare puntuali almeno alle manifestazioni. Lo racconto quasi con fierezza giacche', essendo cresciuto in questa italica area di perdonismo cattolico-imperante, ho evitato di coltivare quel senso di livore che molte delle politiche espressioni mi ispiravano. Scelta saggia, mitigata tuttavia da un crescendo di impunita' e spergiuri arrivati a ledere intimamente gli indifesi, che nessuno pare oltremodo interessato a difendere. Mi riferisco, segnatamente, agli offesi nella pensione, esodati e discongiunti. Dei primi si e' fatto un gran parlare tanto che, pare, la questione possa essere risolta. Dei secondi, no. Ora, che ci sia bisogno di battagliare, discutere, analizzare, per stabilire che un lavoratore al quale si sia detto di andare in pensione, debba poi effettivamente usufruire della pensione, e' fatto di per se' strano. Che gli si assegni poi il vitalizio a mo' di elemosina, raccattando fondi qui e la' con espressione spazientita, rientra gia' nella sfera dell'insostenibile. E veniamo alla seconda categoria. Negli anni tema ricorrente e' stata la "flessibilita"dei lavoratori, che effettivamente nel pubblico impiego e' spesso venuta a mancare; alcuni ardimentosi si sono cimentati , e hanno accettato trasferimenti o incarichi diversi. Magari hanno ritenuto prevalenti gli interessi dell'efficenza dell'ufficio, o piu' semplicemente hanno ritenuto interessante allargare la propria esperienza; sta' di fatto che, magari per cavilli burocratici, si sono ritrovati i versamenti in due diversi enti, inps e inpdap. Il ricongiungimento e' sempre stato fatto ordinario e gratuito fino a che la riforma delle pensioni del buon B., ha reso questi passaggi tanto onerosi da essere antieconomici. Si e' pensato ad una svista, un fraintedimento, ma niente di tutto cio'; e' stato un bieco calcolo, fatto per non pagare il dovuto. Non staro' a descrivere i sofisimi con cui l'attuale ( e non perpetua ) ministra del lavoro giustifica il non-intervento in merito qui, ma mi limito a rappresentare il paradosso per cui un odierno Fantozzi potrebbe versare 38 anni di contributi, arrivando a 19 per ciscun ente, senza avere diritto a niente. Piu' prosaicamente, migliaia di cittadini percepiscono una minus-valenza che segna la differenza tra una vita dignitosa e una stentata, senza avere alcuna possibilita' di rimediarvi, avendo raggiunto l'eta del riposo. La mancanza di buona fede, foriera del rispetto dovuto all'interlocutore, e' rappresentata dal fermo proposito di non intervenire neppure a tutela delle pensioni inferiori. ad esempio, ai 1400 euro. Ho sopportato, da cittadino, molte cose insopportabili; ma la negazione, non di aiuti ai bisognosi, ma dei diritti elementari di chi ha lavorato, mi e' del tutto intollerabile; il puzzo diventa nauseabondo, quando si esagera.
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