Quando si fa la rivoluzione senza un gruppo sociale di riferimento non si fa la rivoluzione. Così e semplicemente. Le grandi rivoluzioni della storia hanno avuto luogo proprio perché ideate da ceti sociali di riferimento per l’intera comunità. Volete alcuni esempi? Rivoluzione francese. La borghesia colta del terzo stato – non tollerando più i privilegi dell’aristocrazia e del clero – gridò a gran voce la propria rabbia nell’Assemblea degli stati generali. Il popolo né aristocratico né clericale, trovandosi d’accordo con la protesta borghese, decise di scendere in piazza. Rivoluzione russa. L’esercito, sfiancato e sconfitto dal terzo anno di guerra mondiale, si alleò con la classe operaia per deporre Nicola II. Il popolo ebbe un sostegno, l’esercito un grimaldello contro l’impero zarista. Rivoluzione americana. Un manipolo di coloni influenti (tra cui alcuni massoni dichiarati), stanchi dell’asservimento fiscale e della mancanza di rappresentatività (celebre lo slogan“No taxation without representation”), aizzò le folle contro Re Giorgio III e la Madre Patria per intraprendere la via dell’indipendenza. Per l’ennesima volta, la massa fu d’accordo e la rivoluzione andò a buon fine.
Cosa intendo dire? Se un popolo o parte di esso vuole cambiare radicalmente il sistema in cui è inserito, deve necessariamente appoggiarsi finanziariamente e politicamente ad un soggetto ben definito che funga da riferimento per l’intera collettività. Borghesia, esercito o massoneria sono i protagonisti di fondo delle tre grandi rivolte moderne. Dunque i forconi (o chi per loro), se vogliono veramente cambiare le cose, hanno l’obbligo di coinvolgere nella protesta sfere importanti della società civile. Ma soltanto con un pensiero politico preciso si potrà cercare uno “sponsor”. Con la protesta generalizzata, disorganizzata e violenta non si otterrà mai nulla; a meno che, tale protesta sia sottoscritta da una parte influente della cittadinanza. Non soltanto da latifondisti o da piccoli imprenditori locali. Serve quindi una visione radicalmente diversa, un pensiero che va oltre, per cambiare lo status quo. E’ successo in Francia, in Russia e in America.
Paolo Fassino