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Quando sole e vento possono bastare

Creato il 20 dicembre 2012 da Informasalus @informasalus


fotovoltaico
Il peso delle rinnovabili sulla bolletta non supera il 13,1%

Fotovoltaico ed eolico non costituiscono solamente una benedizione per l’ambiente. A giovarne sono l’economia del Paese, l’occupazione e i nostri portafogli: perché il peso delle rinnovabili sulla bolletta non supera il 13,1%.
Il 9 aprile scorso, mentre la stragrande maggioranza degli italiani era nel pieno della classica gita di Pasquetta, veniva raggiunto un traguardo storico per l’approvvigionamento energetico del Belpaese. In Sicilia, infatti, dalle 13 alle 14 addirittura il 94% del fabbisogno energetico era coperto unicamente dalle fonti rinnovabili. Su scala nazionale, comprensibilmente, la media scendeva, mantenendosi comunque all’incirca sul 64%. Andando invece a considerare i consumi sulle 24 ore, in Sicilia le fonti pulite hanno coperto circa il 60% dei consumi totali. A riportare questi dati è stata Terna (la società responsabile in Italia della trasmissione dell’energia elettrica) lo scorso 12 aprile, durante il convegno di presentazione dell’Irex Annual Report 2012, organizzato dal Gse (Gestore Servizi Elettrici).
È quasi superfluo, ormai, citare i benefici per l’ambiente ottenuti da un sistema energetico che fa sempre meno affidamento sui combustibili fossili. Ma – giova ricordarlo – non mancano i vantaggi anche per il portafogli. Uno fra tutti: nel momento di picco, in Sicilia, il prezzo dell’energia era pari a zero. Certo, si trattava di una giornata particolare, molto diversa da un normale lunedì in cui sono aperti uffici, scuole e negozi. Ma resta il fatto che il passo è stato segnato. E la circostanza, forse, non è isolata come sembra. Lo dimostra il rapporto La verità sulle bollette elettriche, presentato da Legambiente lo scorso 28 maggio. Che, ad esempio, rende noto che il 2 e il 3 maggio il prezzo del kWh nella Borsa elettrica della Zona Sud ha toccato lo zero per diverse ore del giorno. Il rapporto lo dice a chiare lettere: il merito è della produzione da fonti rinnovabili, in primo luogo dal solare fotovoltaico.
Un bilancio positivo
L’Irex Annual Report, pubblicato dalla società di ricerca e consulenza Althesys, fa una vera propria analisi costi/benefici dello sviluppo delle rinnovabili in Italia. Si proietta nel 2030, anno in cui la Commissione europea ha fissato il primo traguardo della Energy Roadmap 2050, e fa un confronto con un’ipotetica situazione in cui si sfruttano solo le fonti fossili. Il bilancio è pienamente favorevole: per il nostro Paese il saldo netto positivo è compreso fra i 21,9 e i 37,7 miliardi di euro. La stima più bassa è elaborata in un’ottica più prudente, che prevede che le rinnovabili rappresentino il 41,5% della produzione totale. Nel secondo scenario arriverebbero a coprire il 44%. Fra i costi si annoverano gli incentivi e le carenze infrastrutturali, valutate in termini di perdite di rete e di mancati ricavi dalla vendita di elettricità. Mentre fra le voci di beneficio spiccano le ricadute occupazionali (la stima varia fra i 45 e i 58 mila addetti in più nel 2030), la riduzione di emissioni di CO2 e di altri elementi inquinanti, le ricadute sul Pil delle nuove attività economiche.
C’è da dire che tale scenario ipotizza – sulla scia del governo – che nel 2016 si raggiunga la grid parity, con il conseguente azzeramento degli incentivi. Ma le ipotesi in merito sono molte. Su Valori 98, ad esempio, con l’aiuto di Guido Agostinelli abbiamo ipotizzato che per i piccoli impianti fotovoltaici l’efficienza economica sia già molto vicina, complice anche il crollo dei prezzi dei pannelli. Il vice presidente di Legambiente, Edoardo Zanchini, invita a smettere di pensare che «la grid parity sia una sorta di Araba Fenice», preferendo un approccio più pragmatico: «Dobbiamo creare la condizione in cui si continuino a sviluppare le rinnovabili. Perché ogni certezza che si assicura per i prossimi anni fa sì che qualcuno investa per la ricerca sui pannelli, sugli inverter, sull’eolico. E quindi avvicina sempre di più il momento della grid parity». Un circolo virtuoso, in sintesi. Che, in parte, si sta già realizzando: «Già oggi – continua – in alcune parti d’Italia siamo sostanzialmente alla grid parity».
Intanto, in bolletta…
D’altronde, «il fotovoltaico – spiega Zanchini – produce di più proprio nel momento di massima domanda elettrica, tra le 11 e le 15». Quello che in gergo si chiama peak shaving (il fenomeno per cui i prezzi risultano calmierati nelle ore di picco), secondo Irex Annual Report, nel 2011 ha fatto risparmiare agli italiani 396 milioni di euro. Ma Legambiente invita a tenere gli occhi aperti: perché i tanto attesi sgravi in bolletta, finora, stentano ad arrivare. Anzi: «secondo i dati dell’Autority per l’energia – si legge nel rapporto – la spesa annua delle famiglie per l’elettricità è passata da una media di 338,43 euro nel 2002 a 515,31 euro nel 2012. Ossia 176,88 euro in più a famiglia e un aumento del 52,5%».
C’è chi dà la colpa proprio alle rinnovabili. Ma i dati forniti dall’Authority per l’energia nel mese di maggio, citati da Legambiente, dicono il contrario: in una bolletta media, solo il 13,1% della spesa totale si può ricondurre agli incentivi. A pesare di più è la voce “energia e approvvigionamento”. Traduzione? I servizi di vendita che comprendono l’importazione di fonti fossili e la produzione in centrali termoelettriche. Nell’arco di dieci anni, tale spesa è passata da una media di 106,6 euro a famiglia a una di 293,96. Seguendo, di fatto, l’andamento dei prezzi del petrolio.
Per spiegare il perché gli italiani continuino a pagare l’energia a caro prezzo bisogna anche prendere in considerazione quella che Legambiente definisce un’“anomalia”. Si è detto che, col peak shaving, i prezzi a metà giornata si sono livellati: ma si sta verificando «un clamoroso aumento di sera, verso le 18-20, senza una spiegazione logica». Motivo per cui Legambiente alza la voce, invitando gli enti preposti a vigilare «e intervenire per garantire che la concorrenza contribuisca a ridurre i prezzi».
Servono controlli, dunque. Ma anche soluzioni innovative. Legambiente preme per l’introduzione di «reti elettriche private (oggi vietate) come smart grid, tecnologie rinnovabili e di stoccaggio dell’energia. Sono soluzioni oggi possibili da un punto di vista tecnologico e che, con l’attuale costo dell’energia elettrica per le famiglie (oltre 19 centesimi di euro per kWh), possono permettere di ripagare gli investimenti anche senza incentivi in molte aree del Paese». In sintesi, c’è ancora da lavorare. Perché «il futuro scenario energetico – conclude il rapporto – dipenderà dalla capacità di offrire a famiglie e imprese la possibilità di diventare “autosufficienti” attraverso un mix di tecnologie rinnovabili ed efficienti», oltre «alla possibilità di vendita diretta dell’energia alle famiglie e alle imprese».
Glossario
BORSA ELETTRICA: Prevista dal decreto di liberalizzazione del mercato elettrico e istituita in Italia dal 2004, è un sistema organizzato di offerte, vendita e acquisto di energia elettrica, gestito dal Gestore del mercato elettrico.
GRID PARITY: Il punto in cui un chilowattora (kWh) prodotto da fonti rinnovabili ha lo stesso prezzo di un kWh acquistato dalla rete elettrica tradizionale.
SMART GRID: Attualmente le reti energetiche sono formate da grandi dorsali che collegano i poli di produzione e quelli di consumo. Con le smart grid (“reti intelligenti”) invece si interconnettono tanti piccoli centri di produzione, generalmente da rinnovabili, formando flussi di energia bidirezionali che si adattano con flessibilità alla richiesta di energia, evitando interruzioni nella fornitura e riducendo il carico quando necessario.


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