Questa è la storia di come è nato il mio interesse per la fotografia.
Parlo di interesse, e non di passione, per rispetto verso chi questa passione la coltiva da anni, le dedica il proprio tempo, la alimenta e la fa crescere. Per me tutto questo è arrivato solo di recente. Sì perché fino a poco tempo fa la mia visione della fotografia era un po’ ristretta: per me significava solo sorrisi forzati, ricordi che finiscono in un cassetto, ma soprattutto una pratica da espletare il più in fretta possibile per tornare a godere in modo “reale” del momento. E poi, perché perdere tempo a fotografare, quando i ricordi dei miei viaggi li ho tutti impressi a fuoco nella mia mente e soprattutto nel mio cuore?
Poi, ho accompagnato mio marito, lui sì, veramente appassionato, in un reportage in Giordania, organizzato dal nostro amico fotografo Maurizio Carà, che da anni guida viaggiatori dall’animo non turistico in workshop fotografici in giro per il mondo, a scoprire luoghi insoliti da prospettive differenti.
Tre giorni nel deserto, insieme ai beduini, nel loro affascinante campo tendato, lontani da tutto ma con la sensazione di essere vicini all’universo, che si manifestava in tutto il suo splendore nelle notti stellate che illuminavano la sabbia rossa intorno a noi, mentre durante il giorno ci perdevamo a fotografare le dune e le rocce dalle forme meravigliose, i piccoli dettagli, la gente dei villaggi vicini.
A Petra, sveglia all’alba, per attraversare il Siq per primi, senza l’orda di turisti intorno, fino a scorgere finalmente il Khazneh (il Tesoro), quasi con l’emozione che doveva aver colto gli scopritori. Ma la Giordania è solo una delle mete: Gerusalemme, l’India, la Namibia sono altre tappe che hanno affrontato e affronteranno altri, misurandosi con se stessi e con la propria voglia di scoprire.
Durante questo viaggio improvvisamente mi sono resa conto che certe foto possono avere una caratteristica che non avevo mai percepito prima, forse anche per colpa di questi miei “pregiudizi”: le foto parlavano, raccontavano momenti che prendevano vita nell’istante in cui venivano fissati dalla fotocamera, avevano proprie luci, colori e, quasi, suoni. Erano quadri, ma anche qualcosa in più.
Erano un viaggio nel viaggio, erano arte.
Da quel momento, ho cominciato a prendere in mano la mia prima reflex e ad avvicinarmi a piccoli passi a questo mondo sconosciuto e affascinante, frequentando uno dei corsi organizzati da Maurizio, e cercando di cambiare il mio modo di osservare le cose, di trovare il bello anche nei luoghi e negli oggetti visti e rivisti, guardandoli con occhi sempre nuovi; e questo è stato il primo grande insegnamento; l’altro, ovviamente, riguarda i pregiudizi che ciascuno di noi ha: se ci si lascia fermare da questi, si rischia di perdersi esperienze nuove che non possono che migliorarci e farci crescere, e sarebbe un vero peccato.
Ma su questo qualche dubbio ce l’avevo già.
Chi volesse conoscere Maurizio, le foto dei suoi viaggi fotografici e i suoi lavori può andare sulla pagina facebook Viaggifotografici oppure sul suo blog
A come Alice ringrazia Maurizio Carà per aver reso disponibili le immagini dei suoi viaggi fotografici.