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Quanta solitudine, emarginazione, ignoranza, c’è dentro un sabato qualunque, come questo.

Creato il 30 ottobre 2011 da Slasch16

Quanta solitudine, emarginazione, ignoranza, c’è dentro un sabato qualunque, come questo. La birra ha un costo, se avessero speso gli stessi soldi in una circolo, una osteria, giocando a carte avrebbero tenuto in movimento il cervello.
Magari andare al cinema, con un po’ di fortuna ci si può pure fare una cultura, oppure uscire con una ragazza e scambiarsi coraggio, emozioni e fisicità, è pur sempre una crescita.Chi può essere in grado di spiegare a questi ragazzi che finite le birre la merda della vita è ancora tutta lì e, quel che è peggio, non si è nemmeno lucidi per spalarla o combatterla.
Tanti anni fa conoscevo una ragazza, benestante, che cercava di risolvere i problemi nella sua testa con i viaggi, Unione Sovietica, Africa, America Meridionale, ed ogni volta ritornava depressa come prima, mi aveva confidato.
Io le ho parlato, le ho detto che anche se andava a Mosca i problemi se li sarebbe comunque portati dietro, dentro la sua testa, le conveniva fermarsi, riflettere e cercare di capire come risolverli.
Mi è pure capitato l’amico con qualche problema di identità sessuale e gli era venuta la mania di scalare le montagne, raggiungere i rifugi più isolati ed inaccessibili in cerca di una risposta.
Gli ho detto che, se il problema è questo, non è necessario andare a 4500 metri di altezza per provare a prenderlo nel culo, testuale perchè è il mio modo di esprimermi,  Milano offre tantissime possibilità per togliersi il dubbio, magari ti fa male e ti passa il dubbio.
Intendo solo dire che è impossibile sfuggire a sè stessi e pure alla società che opprime, i problemi del lavoro, della tristezza leggera, ma infinita, che ti pervade per 300 giorni all’anno.
Non si può vivere in perenne ebbrezza per annebbiarsi la visuale che la vita ed il sistema ci pone davanti.
Allora è meglio farsi una canna che bere 18 birre schifose, di scarsa qualità.
Sono problemi seri, ho letto il libro di Montanelli sulla depressione e la conosco abbastanza bene, non sono intimo ma la conosco,  sono convinto che una persona più è intelligente, più vede lontano ed oltre sè stessa, più è immune all’ edonismo ed all’egoismo individuale e più ne può essere coinvolto.
Una volta sono stato in vacanza a Vieste in un villaggio con tutti i comfort. Mentre tutti intorno a me si sbattevano per divertirsi il più possibile, a disposizione c’era di tutto e di più, io non riuscivo a staccare la mia mente, il mio essere, dalla miseria che vedevo in giro. Ho pensato che un posto dove giravano miliardi con il turismo non fosse etico, morale, giusto, che ci fosse tanta miseria tra gli abitanti del luogo.
In modo particolare i bambini.
Ho pensato che tutto questo turismo non portasse a niente, che fossero depredati della loro natura e della loro vita e la conferma l’ho avuta quando siamo andati in compagnia in un ristorante dei migliori.
Tutto il miglior pesce possibile ed immaginabile, ottimo, ed alla fine la ricevuta del ristorante aveva la testata, insomma il proprietario, era un austriaco di Vienna con tanto di partita iva e le cose in regola.
Domanda, di tutti i soldi che i ristoranti, i villaggi, i campeggi, muovevano quanto restava realmente agli abitanti di Vieste sprovvisti addirittura di fogne?
Io non riuscivo ad essere felice, godermi le ferie, in mezzo a queste miserie.
C’è una cosa che mi dà particolarmente fastidio, ed è un problema mio personale, sono quelli che leccano il culo al capo tutto l’anno, su questo posso testimoniare in prima persona, e poi vanno 15 giorni nel villaggio in Africa a farsi servire dai negri, a comandare ed essere esigenti, fanno i safari con il fuoristrada con una ruota di scorta che, da sola, costa più di quanto guadagnano i locali in tutta la vita. E’ questo il bene del capitalismo?
Fanno gli sboroni per 15 gg sulle disgrazie degli altri e poi tornano a casa a subire umiliazioni, ordini, da uno stronzo qualsiasi solo perchè è il loro capo.
C’è una strada, un modo, per far capire a questi giovani, a questa gente, che il modo per uscire da una vita misera, economicamente e moralmente e intellettualmente, individualmente e collettivamente, non è passare il sabato notte a fare la gara a che ne beve di più, ma tenersi il cervello acceso e pronto a cogliere ogni occasione per abbattere questo sistema di vita, di cultura, di svalutazione dell’individuo e della massa in tutti i modi possibili? Faccio come quel re che diceva: il mio popolo è impazzito, ed il pazzo era lui, lo adatto alla mia situazione.
Non è il sistema, la società, il capitalismo, gli esempi, la cultura, gli ideali che sono sbagliati, sono io che suono fuori di testa.
Non so vivere la vita.
Quanta solitudine, emarginazione, ignoranza, c’è dentro un sabato qualunque, come questo. 



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