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Costui di chiama, Gothatuwe Sumanaloka Thero, Thero per gli amici. Quest'uomo era un cantante, un campione di kickboxing, e stava per sposarsi, Poi ha cambiato idea ed ha deciso di dedicarsi alla ricerca del Nirvana. Siccome il monastero Shaolin in cui viveva non era abbastanza, si recò nella foresta dello Sri Lanka, dove vive, e vi trascorse 22 anni prima di ricominciare a rientrare nel mondo. Nello Sri Lanka non può nemmeno camminare per strada da solo, perché lo considerano un santo, un guaritore, un monaco pari al Dalai Lama. Lui? E' la persona più umile e semplice che io abbia mai visto. E sentito. Siccome per raggiungere il Nirvana bisogna imparare ad abbandonare tutti i 1'500 attaccamenti che abbiamo (dello spirito, del corpo, della mente), ogni volta che qualcuno gli regala qualcosa lui la deve donare ad altri, anche se è felice del dono, perché tenerlo sarebbe rimanere attaccato a qualcosa. Uguale uguale a come facciamo noi... ma uguale eh... E questa era la premessa. Il succo è il seguente: due giorni con il monaco Thero per apprendere la meditazione theravada, quella per intenderci della filosofia buddista "pura", quella del Dalai, del Budda, e non quelle delle varie sette nate nei vari landi del mondo. Giorno uno: siccome lui parla quasi solo in Pali e Sanscrito, c'è l'interprete che traduce un pò il Pali e un pò quell'inglese stentato che Thero parla, usando esclusivamente il presente. Ci parla di cos'è la meditazione, a cosa serve, come farla e partiamo con la prima prova. Wow... inaspettatamente va bene. Uso, come indicato, il dolore che provo per la posizione per entrarvi e renderlo parte di me, per accettarlo ed usarlo come via per la meditazione. E ogni volta che lo faccio il dolore sparisce. Mi concentro nuovamente sullo scheletro, e in poco tempo riappare il dolore. Mi concentro sul dolore, vi entro, e il dolore passa. Ho fatto così per 30 minuti, al buio, in una stanza che definire silenziosa sarebbe un eufemismo, e mi è sembrato di restare così per pochi minuti. Che esperienza... Quando hanno acceso le luci mi è davvero dispiaciuto, sarei rimasta così, dolori compresi, anche tutta la vita. Sentivo tutta me stessa, tutto il mio corpo, la mia mente, il mio essere, e lo sentivo in tutte le sue parti. Poi, nel pomeriggio altra discussione e altra meditazione, questa volta concentrata sul respiro ( e sul sempre presente dolore). Io, secondo il monaco, sono fortunata, perché i legamenti della caviglia operati che mi fanno vedere le scintille sono una benedizione. Il dolore è una delle cose da cui dobbiamo imparare a staccarci, in quanto attaccamento al corpo, quindi ho un vantaggio a lavorarci. Ovvio che penso "che culo!" Comunque, posizione del loto, caviglia che immediatamente apprezza, mi concentro sul respiro, ma vista la posizione reiterata ci riesco per poco, perché devo pensare al dolore, che inizia a pervadere ben altro che la caviglia ormai. Penso "dolore, dolore, dolore, dolore", lo guardo, lo abbraccio, lo accetto, e lui si affievolisce fino ad un lieve fastidio. Ritorno al pensiero, "inspiro, espiro, inspiro, espiro. "dolore, dolore, dolore dolore", e questa volta il dolore diventa altro, s'ingrandisce, diviene... non saprei come descriverlo... Energia. Energia, calore che sale e mi pervade tutta. Ed in un attimo indefinito sento il vento tra i capelli, ho la camicia sudata attaccata al petto, sento il rumore delle pale dell'elicottero, è quello che mi scompiglia i capelli. Sento gli spari, mi passano vicino. Ho la divisa verde e sono nella giungla, sto sollevando un uomo con le budella di fuori, lo voglio portare a tutti i costi sull'elicottero, anche se oramai è morto. Mi volto per controllare di avere il portellone aperto, sento grida, spari, esplosioni, ho paura, alzo gli occhi e vedo una ragazza dagli occhi allungati che mi guarda con odio, spunta poco dal verde, la vedo prendere la mira e sento lo sparo. Mi fa sbattere contro il portellone dell'elicottero, non fa male, ma ha fatto "stumpf". Guardo il buco spuntato sul petto, e so che ha colpito il polmone, sono medico. Stupito guardo di nuovo quegli occhi, e sono diventati tristi, anche se risoluti, dispiaciuti. E l'ultima cosa che penso prima di morire è "perché ti dispiace?". Penso che mi spari ancora, ma non ne sono sicuro, muoio. E mentre muoio il mio corpo, nella posizione del loto, ha un microsussulto, ed a me manca il fiato. Rimango ferma, smetto, credo, di respirare. Cerco con i sensi la pallottola che ha fatto "stumpf" ma non v'è traccia. Percepisco la presenza degli altri. E penso 1973, era il 1973, era il Vietnam, ero medico, sono morto. E riconosco, subito, quegli occhi. Se ho dubbi sulla veridicità della mia morte precedente, non ho dubbio alcuno sull'appartenenza dell'anima dietro quegli occhi. Li ho guardati a fondo, a lungo, e vi ho sempre trovato quella sensazione, durante i litigi, dopo aver fatto l'amore, prima di fare l'amore, durante no perché spesso li chiude. Quando chiede, quando si vergogna, quando si scusa. Dietro quegli occhi c'è lei. E così, aggiungo allo stordimento, anzi no, non ero stordita, anzi, ero maledettamente vigile e presente, insomma, aggiungo a tutto ciò il ricordo e l'attribuzione di quell'anima. E penso " e che cazzo"!! Durante l'interrogazione sulla meditazione io resto zitta. Mi vergogno. Giorno due: Dopo varie indicazioni ed insegnamenti, facciamo il Bardo (La parola “bardo” significa “transito”. Per transito si intende, in questo caso, un cambiamento da uno stato dell’essere ad un altro, per esempio, quando passiamo dal sonno alla veglia, da uno stato di tristezza a uno di felicità, dalla malattia alla salute, o viceversa, noi transitiamo da uno stato dell’essere ad un altro. Condizione di transito per eccellenza è quella che porta dalla vita alla morte e dalla morte ad una nuova vita. La conoscenza del Bardo concerne la psicopompia, quell’aspetto dello sciamanismo che riguarda altri mondi, comprende la pratica del “volo sciamanico” e della canoa sciamanica”. La pratica del Bardo insegna come gestire il cambiamento e come operare delle scelte: non avere paura nel cambiamento ed essere vigili e attenti al momento delle scelte importanti, essere padroni di sé. Il carattere fortemente sciamanico dello yoga del Bardo affascina profondamente, dandoci la possibilità di conoscere altri mondi, altre dimensioni del nostro esistere.) Vi tralascio i dettagli iniziali, ma voglio fermarmi su due punti: 1) guardate il vostro corpo dall'altro, sta morendo, concentratevi sulle sensazioni che provate, andate a fondo e sentitele, ascoltatele e ricordatele. 1a) riesco a vedermi dall'altro e penso "mah, figo, tanto muore solo il corpo, se io sono qui non è un problema. 2) ora pensate a tutte le persone che non vedrete più e a tutte le cose che non farete più, ascoltatevi, capite cosa provate e ricordatelo. 2a) Prima cosa, vedo Ma. Seconda cosa, vedo i miei gatti. Terza cosa, penso che se muoio non cambia nulla, nessuno si dispiace, non lascio nulla in questa vita, in questo mondo. Non ho fatto nulla per nessuno, nulla ancora davvero per me, sarei come un granello di sabbia che si sposta sulla spiaggia, nessuno se ne accorgerebbe. E dal mio viso iniziano a scendere copiose lacrime. Piango davvero. Moltissimo. Mi rendo conto che la mia vita ancora non ha avuto un senso. Un senso "vero", il senso di aver cambiato qualcosa, di essere cresciuta, progredita, di aver permesso ad altri di migliorare. Non "io". Ho fatto poco per le esperienze che la vita mi ha dato. Ho sprecato la mia vita. Ora, magari questo lascia perplessi, ma mentre ero lì, e vivevo queste emozioni, erano la cosa più vera del mondo. Non ho neppure provato vergogna a piangere, non m'importava nulla. Ero solo molto triste per la mia esistenza sprecata. 3) dopo i vari passaggi nella morte e il corpo da abbandonare, siamo entrati in quello che sarebbe una specie di limbo. Il Bardo deve insegnare a rimanere coscienti durante questo periodo perché se dimentichiamo chi eravamo e dove vogliamo andare, non potremmo scegliere la nostra futura reincarnazione o "via". Sarà solo il nostro Karma a scegliere. Allora rimango cosciente ed accolgo le vite precedenti... mi sento un cane randagio, o forse solo maltrattato, non so, mi sento cavallo, mi sento anche spirito, mi sento un vecchio in alta Europa, combattente ( e daje!), mi sento malvagio come uomo, mi sento terrorizzata come donna, e poi sento nuovamente la pallottola, lo "stumpf" nel polmone, rivedo i suoi occhi, e penso "c'era qualcosa, la conoscevo anche lì. Lei sapeva che ero il medico... Non so se l'ho pagata (il che giustificherebbe il gesto), o se era spontaneo. Non ho capito che persona ero. troppo veloce, ma so che avevo le lentiggini. 3a) Resto basita. Cavolo, uno sogna di essere stato cose che magari gli piacciono, gli si addicono, non di essere stato in Vietnam e di esserci crepato, tanto meno per mano sua! Epilogo: prendo coraggio e vado da Thero a chiedergli se sono rincoglionita. Lui ascolta attento, chiede date, chiede alcuni dettagli, poi mi dice: "questo era il tuo Karma, ora quel karma è finito. Tu però hai un karma molto forte, i tuoi genitori ti hanno dato un altro karma negativo e tu lo hai cambiato ancora, ora dei risolvere il tuo karma con chi ti ha ucciso. Quando uccidiamo in una vita, prima o poi incontriamo le stesse anime e dobbiamo sedare il Karma negativo, solo così possiamo andare avanti e ricevere Karma positivo. Tu devi perdonare e lui deve risolvere. Se non in questa vita sarà in una vita dopo, ma prima di salire con il Chati (la consapevolezza) serve che risolviamo tutti i nostri karma di quando non avevano Chati. Gli ho chiesto cosa accadrebbe se io sapessi già chi è la persona e la sua risposta è stata "sei fortunata se lo sai, tu puoi perdonare e capire, così il tuo Chati cresce e il tuo Karma é positivo. Lei è fortunata perché può chiedere perdono a te, dare a te quello che ti ha tolto in ultima vita. Conclusione: io avrò anche culo, ma non so se a lei è andata bene. Quantomeno per quanto riguarda il Karma... In una vita m'ammazza, in un'altra mi spezza il cuore... cazzo, voi non ci crederete, ma giuro che mi spiace un casino per lei!! Voglio dire, se fosse vero, sta nella merda. Almeno in questa vita ancora. E mi dispiace. Io la perdono, certo che lo faccio. L'avevo già fatto, ma ora lo ribadisco. Anche se l'amo, questo va oltre, o forse è proprio l'amore che mi porta ad andare oltre, ad amare l'anima che c'è dietro, l'anima che se sbaglia, lo fa per sofferenza e non per cattiveria. Lo fa perché come tutti, fa il meglio che sa fare. E poi, chissà a quanti devo chiedere scusa io!!! Certo che, io quello "stumpf", giuro, l'ho sentito proprio. ho sentito le pale, visto il sole, patito il caldo e l'afa, stucchevole, avuto paura, rimasto stupito della mancanza di dolore, della consapevolezza della morte, del dispiacere di quegli occhi.