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Quanti la Liberazione

Creato il 16 maggio 2015 da Povna @povna

Dopo la settimana di deportazione ai campi, e quella del ritorno, che li ha visti vivere, a scuola, in una situazione costante di emergenza (tanto che la ‘povna si è trovata a provare qualcosa che normalmente non le appartiene, cioè il sonno, perché il numero di ore ultime dormite – là dove per “ultime” si intenda “dieci giorni” – è oggettivamente pochissimo). Il sabato è arrivato, così come previsto. Così la ‘povna, dopo le sue ore di scuola, la piscina, e una valigia raccattata in tutta fretta, prende un treno e parte. La attende, lassù al monte, la celebrazione di un evento: i settant’anni di Mr. Mifflin. Per l’occasione, insieme a Mrs. Mifflin, ha preparato un piano; che prevede la confezione di una torta (pasta frolla al pistacchio con crema di ricotta alla gelatina di limone, rum e cannella – i Merry Men l’hanno assaggiata, e l’han trovata ottima); l’acquisto di un cestino-dono onusto di troiai di ogni grandezza (come si dice dalle sue parti: noccioline, pistacchi, semi di zucca, pomodorini, capperi di pantelleria, una finocchiona, paté di carciofi, patatine di ogni tipo, cioccolato alle nocciole, e pure al cognac, e chi più ne ha più ne metta); un dinosauro; l’acquisizione delle immagini di Fiorentina-Juventus (0-1, goal di Brio, era il 10 ottobre del 1982) e svariate altre sciocchezze. Questa sera, tutti questi doni, più quelli che ha preparato Mrs. Mifflin, verranno offerti al festeggiato, insieme a un lauto pasto. Non mancheranno i messaggi dei capi di Stato stranieri (che, sul fronte ‘povnico, recitano: Anziana di Ginevra, L., G., Storico Saggio, Thelma, Iome e tutti i Merry Men, con foto collettiva autografata con puntiglio). Perché, come ha scritto la ‘povna nel suo proprio biglietto: “Quando si hanno quanti anni quanti la Liberazione, è comunque un bel traguardo. E poi, a vedere la Repubblica, non è detto che non ci si guadagni, di fronte al paragone”. E così, per 24 ore, non penserà agli Smarginati, a Esagono, alle cose da fare, a tutto. Perché – come le hanno detto i Merry Men, a una voce salutandola – “Non si preoccupi, prof., ogni tanto, è doveroso festeggiare”.


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