Magazine Media e Comunicazione
Sono convinto che il modello che salverà il giornalismo dovrà essere ispirato da una visione politica più che di mercato e le Persone, attorno alle quali andrà costruito tale modello, dovranno essere guidate in un percorso di crescita dell'intera Nazione.
Semplificando, come dicevo ieri concludendo l'analisi delle posizioni di PierLuca Santoro e Giuseppe Granieri (alle quali si è aggiunta quella di Luca De Biase), dovendo scegliere tra progresso e propaganda, la visione politica a mio parere vincente è quella che intraprende il primo dei due percorsi.
Credo che in gioco ci sia la qualità del contenuto distribuito nell'ecosistema dell'informazione.
Ora, siccome alla sostenibilità sociale del modello deve accompagnarsi quella economica (i.e. alle valutazioni emotive si deve accostare anche la valutazione dei bilanci), non deve stupire la schematizzazione con un "metodo matematico" di un concetto così sfuggente come quello di qualità.
Ecco, quindi, le cinque dimensioni che propongo per valutare la qualità di un contenuto giornalistico:
1. Professionalità
Probabilmente, il bollino Timu proposto da Luca De Biase dalla sua Fondazione, rappresenta la metrica migliore per l'asse cartesiano della Professionalità.
Un contenuto sarà tanto più di qualità, quanto più esso sarà stato prodotto con metodo (giornalistico) professionale.
2. Tipologia
Nell'asse cartesiano della Tipologia di contenuto, a valori bassi si immagini corrisponda il contenuto di tipo gossip; a valori più alti si ipotizzi, invece la corrispondenza con contenuti, via via, di tipo sport, cultura, scienza e cronaca/politica.
Un contenuto sarà tanto più di qualità, quanto più esso si discosterà dall'origine dell'asse della tipologia (i.e. il contenuto di maggiore qualità è quello di cronaca/politica; i.e. la Nazione cresce di più se consuma cronaca/politica).
3. Pluralismo
In questo caso i valori sull'asse cartesiano del Pluralismo sono almeno tre: pluralismo nullo (il più basso), pluralismo esterno e pluralismo interno (il più alto, e dirò perchè) della testata in cui si distribuisce il contenuto. La Rete è, per sua stessa natura, uno spazio che garantisce pluralismo esterno dato che ciascuno può pubblicare una notizia e discuterla. Il pluralismo interno, però, è quello che - almeno a mio parere - connota meglio (positivamente o meno) la testata.
Un contenuto sarà tanto più di qualità, quanto maggiore sarà il tasso di pluralismo interno della testata che lo distribuisce, i.e. quanto maggiore sarà lo spazio dedicato dalla testata a voci diversamente collocate politicamente/culturalmente (mi riferisco anche ai semplici commenti dei Cittadini/Lettori e al grado di interazione che si instaura con il giornalista/autore).
4. Pubblicità
Considerando l'influenza che le inserzioni pubblicitarie hanno sul contenuto, la misura del numero di inserzioni - per usare il criterio più semplice, è un buon indicatore di qualità.
Un contenuto sarà tanto più di qualità, quanto minore sarà il numero di inserzioni pubblicitarie della testata.
5. Accessibilità
Questo indicatore di qualità ha a che vedere con la tecnologia di distribuzione (i.e. piattaforma scelta dalla testata) e potrebbe assumere, in un quinto asse cartesiano dello spazio dei contenuti, diversi valori: dal valore nullo (accessibilità zero, i.e. test W3C completamente fallito) al valore 100 (accessibilità totale, i.e. test W3C passato completamente con successo).
Un contenuto sarà tanto più di qualità, quanto maggiore sarà il tasso di accessibilità del Sito Internet che distribuisce il contenuto stesso, i.e. quanto maggiore è la garanzia di fruibilità anche per chi - cito da Wikipedia - ha ridotta o impedita capacità sensoriale, motoria, o psichica (ovvero affette da disabilità sia temporanea, sia stabile).
In conclusione, per usare un gergo matematico, il valore scalare ricavato dalla misura del contenuto sulle cinque dimensioni appena definite - magari opportunamente pesate - rappresenterebbe il coefficiente di qualità del contenuto stesso. E, per richiamare ancora una volta il mio Modello Fotovoltaico, lo Stato dovrebbe finanziare la distribuzione solo e soltanto dei contenuti che superano un'assegnata soglia.
Spero di non aver fatto troppa confusione nell'esporre il ragionamento che si fonda sulla (e, al tempo stesso, si ispira alla) ricerca di un equivalente monetario del benessere.
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