«Mi scusi… Signore, dico a lei… Posso dare un’occhiata a quello?»
«Prego, Scribacchina»
Allungo la mano e con infinita attenzione prendo un libro di colore blu, riccamente decorato.
E’ francese.
E’ conservato male, ma è ancora molto bello.
Dev’essere di metà Ottocento.
Appena lo apro, una voce fuoricampo inizia a raccontare una storia.
Siamo a Grasse (Francia) in un pensionato per fanciulle, anno 1849.
Anaïs Muraour è una ragazza di sedici anni; il viso dolce e lo sguardo intelligente denunciano un carattere timido e introverso. Le piace studiare, ed è tanto brava a scuola da aver appena ottenuto il primo premio per la grammatica. Il premio vinto da Anaïs è il libro che ora ho in mano.
Riesco a vedere Anaïs nel giorno della premiazione, il 17 agosto 1849; ha indossato il suo vestito più bello, un abito di cotone azzurro e blu. È di foggia semplice, nulla a che vedere con quelli delle compagne più facoltose. Eppure questo non è un cruccio per Anaïs, non oggi.
Quando la superiora, suor Denis, le consegna il foglio con il riconoscimento e il libro-premio, Anaïs si sente avvampare: tutti quei complimenti, quell’essere al centro dell’attenzione, gli sguardi puntati su di lei la fanno sentire fuori posto. Non l’aveva preventivato. Nei suoi sogni, al momento della premiazione si sarebbe sentita come una principessa; invece, l’unica cosa che prova in questo momento è un fortissimo imbarazzo. Si sente osservata, analizzata, spogliata.
Vorrebbe scappare.
***
Non credo che questo volume abbia un gran valore letterario: si intitola Amalia Corsini ou l’Orpheline de Sienne ed è – come dichiarato nel sottotitolo - «dedicato a fanciulli e fanciulle». Eppure c’è quel primo premio di grammatica, quella storia… Sento che Anaïs mi è entrata nel cuore.
Mentre penso ad Anaïs, l’occhio cade sul tavolo dell’antiquario; vedo un altro libro, meno decorato ma altrettanto vecchio. Piego il collo per leggere il titolo sulla costa. Il cuore inizia a battere forte.
Lo prendo in mano, lo apro.
«E… perdoni, ma questo…»
«…. oh, quel foglietto che ho messo tra le pagine? E’ una stampata da internet: due parole sull’autore e sul libro; difficile trovare qualcuno che lo conosca. Chi me lo comprerebbe a scatola chiusa? In lingua, poi…»
«Conosco questo libro come le mie tasche, signore. Quello che volevo chiederle è l’anno di pubblicazione. Mi dica l’anno, per favore»
«1879, dovrebbe esserci la data stampata: qui, guardi… accidenti, non si apre la pagina…»
Mi tremano le mani.
Stringo delicatamente questo libro: le sue pagine sono fragili come ali di farfalle, piene di macchioline gialle. Sono quelle pagine che si strappano se sbagli a toccarle.
Le sfioro. Penso a chi le ha sfiorate prima di me. Chi ha vissuto con loro.
Anche questo libro aveva la sua Anaïs. Chissà come si chiamava… chissà se si è commossa leggendolo.
Dentro, sento che il cuore ha già deciso. Non mi chiamo Anaïs, ma questi due libri verranno via con me, costi quel che costi: non posso lasciarli qui.
«Senta, a quanto me lo vende il libro del 1879?»
«Dieci euro, Scribacchina»
«Scusi, non ho sentito: quanto ha detto?»
«Dieci euro»
«Diavolo di una musica a volumi insopportabili… mi perdoni, devo aver capito male: quanto costa questo libro?»
«Dieci euro, le ho detto. Dieci euro. Quello che stava guardando prima, invece, quello con la copertina blu dorata, sette euro».
«Li prendo entrambi»
«Benissimo, fanciulla: glieli incarto subito»
L’antiquario avvolge il libro da 10 euro in un pezzo di carta di giornale; lo mette insieme all’altro in una borsetta griffata Aveda Cosmetici.
‘Na scarpa e un socoeo, come direbbe mia mamma.
Una volta a casa, scarto il mio tesoro.
Del libro da dieci euro possiedo già tre copie: una è un’edizione economica in italiano degli anni novanta; l’altra è un’edizione economica in italiano degli anni Venti; la terza è un’edizione economica in lingua francese di quattro anni fa circa. La copia che ho preso oggi andrà a fare buona compagnia alle tre sorelle.
Sono felice, eppure non riesco ad impedirmi di pensare al prezzo di questo libro: dieci euro. Assurdo.
Un qualsiasi libro-spazzatura fresco di stampa ha un valore commerciale di venti euro circa: com’è possibile svendere a dieci euro un libro che mi ha fatto piangere dall’emozione?