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Quanto può orientare la scuola dell'infanzia

Da Maestrarosalba
Quanto può orientare la scuola dell'infanziaOgni volta che incontro Stefano,  genitore di un ex-alunno, si finisce inevitabilemte a parlare di scuola. Lui è uno di quei papà che i figli se li è sempre seguiti da vicino, ma proprio vicino: prenderli a scuola, partecipare alle riunioni scolastiche e alle  attività di laboratorio con i figli, perfino dare una mano a scuola per sistemare i microfroni o l'amplificazione. E lo faceva anche sacrificando altre cose. Quando lo conobbi aveva appena perso il suo. Ne parlava con rimpianto e finiva poi con il dirmi "voglio che i miei figli facciano esperienze significative fin da piccoli, che si preparino il loro futuro, che provino passione per quello che fanno, che si appassionino al sapere e all'arte" (lui è un quasi musicista). Credo di aver risposto tante volte: "seminiamo, lasciamoli crescere  e tutto arriverà".
Quando lo incontro finisce ogni volta a dirmi "grazie per quello che hai fatto per mio figlio". Per le cose che ha imparato, per la passione e l'attenzione. Per la follia di fare cose contro corrente e contro tutti.
Già, c'è stato un periodo durante il quale ho cominciato a cambiare il mio modo di concepire la didattica, non più solo l'attività con i bambini finalizzata all'apprendimento, ma qualcosa a più ampio respiro che orientasse bambini e famiglie. Che la scuola diventasse un punto di riferimento, non come dice Roberto Vecchioni un luogo per esercitarsi alla vita, ma luogo di vita, dove si concepiscono progetti del quale la scuola è il primo passo.
Forse altrove lo facevano già ma per noi erano le prime esperienze. Il teatro (farsi anche 200 km coi i bambini di tre, quattro e cinque anni, per partcipare a rassegne internazionali), i giochi con i genitori, i laboratori  genitori/figli/insegnanti. Ma anche la fine delle recite tradizionali così poco adatte a mio avviso a valorizzare tutti,  più che altro passerella per le riprese da far poi vedere orgogliosamente al parentado. E questa della recita l'ho capita un pò grazie anche a lui quando disse senza mezzi termini che la recita faceva schifo, perchè i bambini stavano in piedi ad aspettare le maestre che preparavano, e mentre aspettavano le maestre li sgridavano perchè giocavano, insomma una cosa lunga, stressante e orribile che da quel giorno giurai di non ripetere mai più (promessa mantenuta tutt'oggi).
Di tutto ciò che mi racconta mi piace quando mi dice che la scuola Infanzia ha orientato suo figlio anche nel percorso scolastico successivo, ne ha nutrito le aspirazioni lasciando una traccia visibile tutt'oggi.
Credo che come genitori pensiamo poco a quest'aspetto. Oggi a distanza di tanto tempo da allora, le sue parole mi hanno permesso di riflettere su quella scuola dal quale ho iniziato davvero a concepire una nuova idea della didattica che mi porto ancora appresso.  Quella era una scuola fatta, assieme alle poche colleghe che condividevano queste scelte, di consapevolezza degli obiettivi. Pur con bambini piccoli la nostra aspirazione era costruire percorsi dia apprendimento significativi, all'insegna del gioco ma orientati alla formazione della persona, non tre semplici anni di scuola infanzia, no, tre anni come primo grado dell'istruzione. Allora si cominciava appena a parlare di orientamento scolastico, ed ancora erroneamente si pensa che questo cominci alla scuola Media, al più al termine della Primaria. L'orientamento comincia molto prima come mi ha giustamente ricordato questo genitore. Orientamento come capacità di capire le proprie inclinazioni, di riconoscere in sé un talento, una passione, sviluppo della competenza al fine di comprendere cosa ci piace fare nella vita.
E voi che esperienza avete di orientamento alla scuola Infanzia? Come genitori?Quanto può orientare la scuola dell'infanzia© Crescere Creativamente consulta i Credits o contatta l'autrice.

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