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Quasi amici - intouchables

Creato il 28 febbraio 2012 da Veripaccheri
Quasi amici - intouchables

Un suffragio universale. E' questo il livello di consenso di cui si nutre l'attualità del cinema francese. A qualsiasi latitudine, ed anche a costo di rinunciare al cotè intellettuale che si porta appresso. "Quasi amici" traduzione ammorbidita del ben più forte "Intouchables" è l'ennesima dimostrazione di un industria che amministra bene i propri soldi, anzi li risparmia, spendendo il minimo indispensabile a fronte di ricavi stratosferici. Roba da far impazzire le riviste di settore che da sempre si divertono a giocare con i numeri, smascherando con il gioco delle spese e dei ricavi il valore spesso gonfiato degli incassi. A riguardo non ci sono dubbi. Il film ha messo d'accordo tutti, scavalcando "Giù al Nord" dal primato di maggior incasso di sempre cinema d'oltralpe. Le ragioni del successo sono spesso imponderabili ed in fondo poco hanno a che fare con il cinema e la sua essenza. Meglio è invece addentrarsi nel cuore dell'opera per constatare come i film siano spesso una questione di cuore e di empatia. Come quella che si stabilisce tra Philippe, borghese miliardario e Driss, disoccupato delle banlieue, due tipi diversissimi per classe sociale e colore della pelle. Ad aumentare le distanze la malattia del primo, paralizzato dalla testa in giù a causa di un incidente più meno ricercato. Costretto dalle procedure di disoccupazione a presentarsi ai colloqui di lavoro, Driss viene sorprendentemente assunto come bandante di Philippe di cui inizia, seppur svogliatamente ad occuparsi. Ovviamente lo farà a modo suo, ribaltando le regole ed infischiandosene del bon ton. Un comportamento che cancella in un sol colpo il mare d'ipocrisia che circonda la malattia di Philippe. DIventare amici sarà solo questione di tempo. Partendo da un tema di stretta attualità come quello della disuguglianza sociale raddoppiato dalla diversitàche nasce dalla menomazione fisica, Toledano e Nakache costruiscono un meccanismo al quale da una parte all'altraè impossibile non identificarsi. Ad accrescere il sentimento di partecipazione una progressione costellata di situazioni ed atteggiamenti che faranno giustizia delle disparità attraverso isorriso e buon umore. In una trama lineare e senza particolari colpi di cosa quello che funziona è riuscire a prendersi gioco della sfortuna senza offendere chi nella vita reale si trova a dover vivere per davvero la finzione dello schermo. Per riuscirci i due registi scommettono sulla genuinità di un esordiente e sul mestiere di un veterano. Il risultato è una compensazione continua tra la recitazione controllata del navigatoFracois Clouzet e quella fuori controllo dell'estroso Omar Sy. La Francia, ma non solo, finisce per ritrovarsi completamente in quella confronto. E se il film riesce a ricomporre la frattura sociale senza alcun incidente, la morale della favola potrebbe essere un monito ai peesi del mondo per risolvere le cose in fretta e con giudizio.


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