Quasi finita l'ispezione della cripta di De Pedis. Niente di rilevante ad oggi.

Creato il 01 giugno 2012 da Nottecriminale9 @NotteCriminale
Questo fine settimana o al più lunedì dovrebbe terminare l'ispezione nella cripta di S.Apollinare disposta dalla procura di Roma nell'ambito dell'inchiesta su Emanuela Orlandi. Polizia scientifica ed esperti del Labanof, il Laboratorio di antropologia e odontologia forense di Milano - da metà maggio al lavoro nei sotterranei della chiesa dove sono custodite oltre 400 cassette contenenti ossa - devono finire di visionare circa un centinaio di scatole, per poi esaminare in laboratorio eventuali resti «sospetti». Così è già avvenuto con una prima parte di frammenti selezionati. Quella disposta dalla Procura, infatti, è un'ispezione meticolosa, che mira a verificare se nella cripta possano esserci i resti di Emanuela. Il filo rosso che lega la basilica e la ragazza, cittadina vaticana, vista per l'ultima volta proprio nei pressi della chiesa il 22 giugno 1983 e poi misteriosamente scomparsa, è la figura di Enrico De Pedis, boss della banda della Magliana che in quella cripta era sepolto. Una telefonata giunta nel settembre 2005 alla trasmissione «Chi l'ha visto» suggeriva di andare a vedere meglio quella sepoltura. Per arrivare a farlo ci sono voluti quasi 7 anni: il 14 maggio scorso la tomba di De Pedis è stata aperta e si è deciso di passare al setaccio tutto l'ossario della cripta. Il lavoro è stato eseguito con il massimo scrupolo. Nel vano in cui c'era De Pedis sono stati condotti scavi fino a 2 metri di profondità. Quest'area, un tempo più ampia, fu delimitata con un muro tirato su quando, a spese della famiglia De Pedis, fu realizzata la tomba. Nel muro, spesso circa 40 centimetri, sono stati aperti fori per calare nella stanza adiacente, una sonda con telecamera, così da accertare che fosse vuota. Tutte le cassette di zinco con le ossa sono state fotografate e catalogate; i resti ossei sono stati puliti dai residui di terra e a loro volta fotografati. Esami più approfonditi sono stati condotti su alcuni campioni per stabilirne con certezza la datazione. Al momento - a quanto risulta - non sarebbero stati trovati reperti così «giovani» da essere riconducibili a Emanuela. Ma gli esami non sono conclusi. Intanto, finchè il lavoro non sarà del tutto terminato - e presumibilmente ci vorrà un'altra decina di giorni -, la cripta resterà sigillata. Nei sotterranei resta custodita per il momento anche la salma di De Pedis, nella disponibilità dei familiari. Prima di trasferirla al Verano per la cremazione - previa autorizzazione del Comune - la famiglia, e in primis la vedova, vogliono che tutta questa vicenda sia chiusa. La verità sul caso Orlandi, insomma, non sembra dietro l'angolo, ma si sta facendo il possibile senza trascurare alcun dettaglio. Dubbi permangono anche sulla figura e sul ruolo di don Vergari, rettore della basilica al tempo della scomparsa della ragazza, ora indagato. Una figura, secondo alcuni, con molte ombre. Si vedrà se l'inchiesta riuscirà a diradarle. Etichette: Emanuela Orlandi, Enrico De Pedis, cripta, Sant'Apollinare, boss, Banda della Magliana, Chi l'ha visto, Roma, Labanof, mistero, rapimento, tomba, Monsignor Vergari ,Notte Criminale

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