>poesia
I luoghi estremi sono i confini interni della città. Confini interiori. Sono ovunque la vita è occlusa, reclusa, minacciata, spenta. (…) Il centro della città è l’attualità il tempo corrente. Fuori dall’attualità dell’essere presente corrente ci sono i luoghi estremi, dove occorre il tempo ma il tempo non arriva.
Giuseppe Ferraro
da diari siamesi, febbraio 2010
(…)
oggi remunero solo la stasi sottratta
a larghezze infinite come fosse balsamo
nella benda che fascia la giugulare a
un interminabile grigio dispiegato appena
dalla luce che sorridi. Ha un volto, per quanto
insolito l’uomo che vede dal lato
che non vive l’arbitrio inghiottirlo
dilatandogli l’esofago nell’oscurità tanto
che non dubita più una simile pendenza
tocchi un regno che cessa. Questa asimmetria
è il suo vanto ultimo, forma l’intero di tremori
ricolma di frangenti ubiqui l’asse della memoria
spacca in due mezzi non gemellabili
ed è un’intesa duttile una salva stabile
un appetito di corteccia che schianta l’emisfero
che tace i movimenti innumerevoli
del suo esistere, assai più diviso di quello
che qui geme figure ma sono gli occhi
a disegnare il possibile sotto il cielo
che è ignoto se gravato dalla città
che è placida se ripone per tempo
la sua congerie grottesca si aggirano simboli
statuari costernati di esistere e arriva l’alba
a svegliare la maschera estranea
alla complicità di lasciarsi vivere
(…)
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l’estratto a inizio pagina è tratto da Giuseppe Ferraro, Filosofia fuori le mura, Filema, Napoli 2010 p. 11-12
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