- 1) Dove hai iniziato la tua vita di missione in Mozambico e qual' è la tua attuale destinazione?
- Ho cominciato da seminarista e studente prima a Cuamba, nella regione del Niassa ; poi c’è stata per ben sei anni Vilankulo, un’accogliente località, poco distante dall’oceano, a sud del Mozambico. Oggi, invece, sono a Maputo, la capitale, città cosmopolita, dove a Matola, zona periferica in espansione, sono vice-superiore della casa.
- 2) Ci sono differenze vistose tra i contesti del prima e quello dove lavori attualmente ?
- Viankulo la ricordo per le belle esperienze fatte con i giovani nel campo dell’animazione missionaria, sopratutto per i progetti realizzati con l’aiuto di tanti amici italiani e non, e anche per la generosità e l’accoglienza della gente del posto. A Matola l’ambiente è molto vario. E’ un quartiere cittadino con ricchi e poveri. Non ricchissimi certamente e neanche poverissimi. Le due parrocchie, di cui io sono responsabile, Liqueleva e Liberdade, sono frequentate complessivamente da almeno tremila persone. La piaga della città è semmai, accanto alle ovvie sperequazioni di ogni genere, come in tutti gli ambienti urbani, la rincorsa ai consumi anche da parte anche di chi non potrebbe assolutamente permetterselo. E da qui episodi di piccola criminalità compiuti specie da giovinastri .Senza omettere la prostituzione e le malattie correlate come l’aids, che falcidia vite d’ogni età.
- 3) Quanto pesa l’ingerenza della politica nella vita della gente?
- Purtroppo è presente con l’onnipotente e onnipresente Frelimo (di connotazione marxista), il partito politico al potere ormai da diversi anni, quello cioè uscito vincitore contro i nazionalisti della Renamo dopo una lunga e devastante guerra civile, che mise in ginocchio il Mozambico per tantissimi e lunghissimi anni tanto da indurre poi, al termine, la classe dirigente del momento a una completa e graduale ricostruzione del Paese. In Mozambico, perciò, tutto è riconducibile al Frelimo. Ieri come oggi. Persino l’opportunità o meno di inserirsi nel mondo lavorativo.
-4) Come risponde la Pastorale?
- La chiesa missionaria (in tutto il Mozambico i missionari della Consolata sono circa una quarantina con due vescovi di recente ordinazione) lavora per una crescita umana e spirituale della gente, cercando di realizzare il più possibile una pastorale decentrata.
In quanto questa metodologia dovrebbe riuscire a fornire, accanto al senso di responsabilità personale, un’ autentica identità cristiana. E ciò lo si fa con la collaborazione attiva dei laici che, per altro, sono molto motivati. E i giovani poi , va detto, rispondono proprio bene. Alcuni di loro provengono da ambienti modestissimi ma hanno desiderio di imparare e di fare. E riescono nell’intento. Perché, a differenza di quello che si nota nei giovani in Italia, il sacrificio personale resta laggiù davvero un’ottima scuola.
-5) Consiglieresti a un giovane dei nostri tempi la scelta di vita missionaria?
- Senza dubbio sì, a patto però che questo giovane o questa ragazza, amasse essere accanto alla gente che ha bisogno e sapesse ascoltare e confortare all’uopo senza essere melenso. E, soprattutto, sia in grado di prospettare una speranza fondata sugli insegnamenti della Parola di Dio. Perché, partendo dalla mia personale esperienza ,di giovane un tempo, e di uomo e di missionario oggi, sono convinto che non c’è niente di più bello e valido nella nostra esistenza della consapevolezza di avere fatto, ogni giorno, la propria parte di bene. Proprio come ci insegna il beato Giuseppe Allamano.
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)