20 dicembre 2011 Lascia un commento
E’ un momento di smarrimento, poi Bene parla e l’eloquio e’ solido, veloce e preciso sciabola tirando fendenti a tutto quanto e’ noto e la voce ha senso solo chiudendo gli occhi, guardando con la memoria perche’ chi appare sullo schermo e’ un uomo che nulla ha a che fare con quel pensiero limpido e fenomenale, soprattutto con l’eternita’ che viene dall’essere gia’ parte della storia, o un classico come ribatteva con ironia, mentre quel corpo la sua storia l’ha gia’ terminata e cessera’ di vivere pochi mesi dopo la trasmissione.
In fondo non c’e’ nulla di nuovo perlomeno per coloro che hanno chiaro il Bene-pensiero o non-pensiero e se proprio si vuole, basta un attimo per rendersi conto che proprio alla fine dei suoi giorni, Bene e’ riuscito a separare se stesso dall’attore, allontanando la parola dall’agere,non agire come tiene a puntualizzare e impersonando infine la forma vivente della macchina attoriale teorizzata da tutta una vita.
Ecco quindi che lo scollamento sensoriale e’ ancora una volta funzionale e ci guida laddove Bene sapeva di dover condurre e non di meno e’ applauso a scena aperta al Grande Maestro.
Ritengo che questo sia il risultato piu’ straordinario di quattro brevi momenti di 30 minuti, temi quali linguaggio, conoscenza/coscienza, eros e arte, due ore scarse nelle quali la Bene-ideologia e’ liofilizzata mirabilmente e basta soffermarsi su ogni singolo passaggio per gonfiare e riportare i concetti da iperboli a mirabili assoluti, per quanto il Maestro mi darebbe dello sciocchino a parlare di "assoluti" con lui.
Un uomo che non smette di mancarci.
Quattro momenti su tutto il nulla – Archivio Rai
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