Quattro operai morti a Rovigo

Creato il 23 settembre 2014 da Lasfinge
23/09/2014
Di ieri la notizia dei quattro operai morti per le esalazioni tossiche di una cisterna che stavano pulendo nello stabilimento per smaltimento di rifiuti,  Ca'Emo ad Adria  in provincia di Rovigo.
Gli operai non indossavano maschere protettive e sembra che il gas tossico si sia prodotto perché è stato usato acido solforico per ripulire una vasca dove erano presenti residui di ammoniaca: sono comunque in corso indagini di polizia per accertare le probabili responsabilità legate alla carente adozione di misure di sicurezza sul posto di lavoro. L'ipotesi di reato sarebbe omicidio colposo plurimo.
Si tratta di Nicolò Bellati, 28 anni, Paolo Valesella, 53 anni, Marco Berti e Giuseppe Valdan entrambi di 47 anni. Un altro operaio di 41 anni versa in gravi condizioni in ospedale.
Unanime il cordoglio da parte di tutte le figure istituzionali: lutto cittadino ad Adria, condoglianze dal presidente della Repubblica, contrizione del governatore della Regione Veneto, Zaia.
Mentre si discute di lavoro ed articolo 18, tutele o non tutele dei lavoratori, fatto sta che di lavoro si continua a morire drammaticamente: ieri è stata una giornata nera, ma non l'unica.
Secondo la informativa dell'osservatorio indipendente di Bologna morti sul lavoro dall'inizio di quest'anno sono morte a causa di lavoro 471 persone, circa il 6,8% in più rispetto al corrispondente periodo del 2013 e questo malgrado il grafico dell'occupazione sia già da tempo in discesa: diminuiscono gli occupati ed aumentano i morti. 

Al momento il primato per il numero di morti bianche nel 2014 va alla Lombardia che conta 48 caduti sul posto di lavoro,  45 in Veneto, 40 in Piemonte, 40 in Emilia, 36 in Lazio, 30 in Campania, 21 in Toscana e seguono con numeri discendenti le altre regioni.
471 dall'inizio dell'anno fino ad ora sono i morti sul posto di lavoro: a questi andrebbero aggiunti i morti in itinere, quelli che risultano morti in incidenti stradali, ma la cui attività richiede spostamenti e che perciò di fatto stavano lavorando al momento dell'incidente. La stima minima complessiva ne risulta pressoché raddoppiata. I settori con maggiore rischio sono:
  • Agricoltura, 42%
  • Edilizia, 23,6%
  • Industria, 9,2%
  • Autotrasporti, 6,2%
nell'11,25% dei casi si tratta di stranieri, nel 29% dei casi sono lavoratori di età superiore ai 60 anni.
In questi tempi di crisi e di disoccupazione chi ha un lavoro si considera già fortunato: riesce a garantire il necessario a sé ed alla propria famiglia ed a conservare la propria dignità. Non sono questi tempi in cui si possa rifiutare un lavoro, né discutere o contrattarne le condizioni ed ancor meno lamentarsi (si rischia querela per diffamazione) bisogna lavorare in qualsiasi condizione, tacere per conservare almeno agli occhi dei propri cari una dignità che in troppi casi può costare la vita.

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