Magazine Diario personale

Quattro parole

Creato il 19 giugno 2012 da Povna @povna

Ci siamo. Tra meno di dodici ore, nelle scuole del regno, inizieranno ufficialmente gli esami di stato dell’anno scolastico 2011/2012. La ‘povna in quel momento si troverà insieme all’Onda, e attenderà con loro l’apertura delle buste per le prove di Italiano. Avrà – lo sa, perché già le sente adesso – le farfalle nello stomaco, e il cuore che batte; e tutto il repertorio canonico dell’ansia che lei, alunna modello, non provò mai per gli esami suoi propri. Di fronte a sé avrà quei diciassette visi, così belli, che l’hanno accompagnata in cinque anni. E, ancora una volta, li guarderà lungamente negli occhi, pensando a Neverland, all’Appennino, ai novanta cartelloni che coprivano i muri della classe, a quella volta che scapparono al mare. A quel punto, ai loro ricordi dei due anni, si saranno sovrapposti quelli del triennio: e Oz, e la fuga di Dorothy; e la cavalcata (e il pranzo tutti insieme) alla fine del quart’anno; le ripetizioni clandestine sopra i banchi, protetti dal basista; e gli sguardi rubati alle macchinette, in cortile, in corridoio; e l’anno attuale, così stranamente canonico, la marcia di avvicinamento a questo giorno, il prosciutto e la schiacciata. Tutte le tappe che hanno portato con naturalezza a oggi, una giornata che la ‘povna ha trascorso tutta al computer, in un help desk costante, a correggere parole delle tesine ormai pronte, dispensare consigli, limare ultime cose. E, uno dopo l’altro, ha ripensato a tutti: Gianni, il Primo e il Secondo Gemello, Nino-non-aver-paura, il Coccodrillo, il Carabiniere, Giglio Tigrato, Azzurra, Peter Pan, Lupin, Speedy Gonzalez. Ha pensato a quelli che hanno lasciato per via (ché l’altro giorno li hanno ripassati tutti). E, sempre tramite il fido Calvin, ha preparato un messaggio telematico, da postare sul gruppo, solo per loro.
Poi – prima di uscire con Viola, Papà Razzo e l’Altra (a seguire insieme l’Inghilterra) – si è fatta forza, e ha scritto, specifiche, tre lettere. Una per Nana, con l’augurio e i complimenti per la sua persona bella. Una per Calvin, che conteneva il riepilogo, destinato ai suoi occhi acuti, di questi cinque anni. E una per Corto Maltese.
Ciascuno di loro, pudico, ha risposto nella maniera che più gli è caratteristica. “Tranquilla, prof., tutto ‘apposto’” – telegrafa Nana sorridente.
“Siamo volati sull’isola con un sacco vuoto e tante speranze: ora torniamo con il sacco colmo di… colmo di tutto. Scriverò, scriverò perché ho bisogno di mettere un punto, ma molto probabilmente metterò solo 3 puntini. Ci lanciamo in pasto al futuro prof.. Ma questa è un’altra storia, la si dovrà raccontare un’altra volta” – si lancia nella sua personale rilettura Calvin.
Ma sono le sue parole, quelle che consegnano la ‘povna a una notte probabilmente insonne.
“Penso che mai errore fu per me più bello del tuo sbaglio di scuola” – gli aveva scritto lei, in un sussulto nostalgico. Per aggiungere poi – dopo lunga meditazione (che con lui le parole, si sa, sono pesanti) – un referenziale e oggettivo: “con affetto”.
La risposta arriva subito, essenziale e faticosamente esplicita: “Grazie mille, prof. E’ un affetto reciproco”.
La ‘povna, attraverso lo schermo, sorride al suo Corto Maltese.


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