Quali squadre hanno ottenuto il maggior numero di vittorie iniziali consecutive in Serie A? Fino a due mesi fa la risposta a questa domanda avrebbe rimandato a una sola maglia, quella bianconera della Juventus. Le imprese più importanti erano state infatti realizzate da quattro edizioni a loro modo storiche della Vecchia Signora. E allora, prima di raccontare la storia della Roma di Garcìa che ha riscritto questa speciale graduatoria, diamo strada a queste quattro signore.
Bettega in azione in Milan-Juventus 2-3
Cominciamo da quella che si è fermata a quota sette, ovvero la Juventus edizione 1976/77. In panca c’è il Trap, in campo molti di quelli che ben figureranno ai Mondiali del 1978 (Zoff, Gentile, Cabrini, Benetti, Causio, Scirea e Bettega) e quella vecchia volpe di Boninsegna. Una stagione fondamentale per la squadra degli Agnelli che porterà la prima coppa Europea, la Coppa UEFA conquistata nella doppia finale contro l’Athletic Bilbao, e lo scudetto totalizzando 51 punti sui 60 disponibili. Tutti necessari perché secondo sarà a 50 punti il Torino di Radice. Proprio i granata, all’ottava giornata, fermano la cavalcata iniziale dei bianconeri vincendo il derby per 2-0 e portandosi momentaneamente al comando in classifica (grande inizio anche il loro: 9 vittorie e 1 pareggio nelle prime 10 partite!). Tra le sette vittorie spiccano due vittorie esterne per 2-3, una in casa della Lazio alla prima giornata e una colta a San Siro col Milan alla quinta giornata rimontando dallo svantaggio iniziale di 2-0 grazie ai gol di Bettega, Benetti e nuovamente Bettega.
Renato Cesarini
A quota otto due edizioni bianconere lontane nel tempo, ma fermatesi allo stesso punto: alla giornata numero nove contro il Napoli. La prima, In ordine cronologico, è la Juventus 1930/31, stagione in cui i torinesi vincono il primo di cinque scudetti consecutivi. Carlo Carcano è l’allenatore e la squadra è quella del famoso trio Combi, Rosetta, Caligaris, incipit della formazione recitato a mo’ di rosario e sinonimo di sicurezza in difesa. Ci sono però anche Mumo Orsi e Ferrari, che vinceranno il mondiale casalingo del 1934, e l’oriundo Cesarini, il cui nome una trovata giornalistica legherà per sempre agli ultimi istanti di una partita.[1] I bianconeri in quelle otto partite segnano tanto (22 gol) e subiscono poco, per l’epoca: solo 7 gol. Anche in questo caso la partita più sofferta è in trasferta, ad Alessandria, ed è vinta 2-3 in rimonta dal doppio svantaggio grazie a un gol di Vecchina e a una doppia autorete del grigio Bertolini, la seconda delle quali a tempo scaduto.
55 anni dopo la storia si ripete. È l’ultima Juventus vincente di Trapattoni, l’ultima di Platini, quella che vincerà lo scudetto, nonostante l’incredibile rincorsa della Roma, e la Coppa Intercontinentale, ma verrà estromessa dalla Coppa Campioni ai quarti dal Barcellona e non potrà così difendere in una partita “normale” il titolo conquistato all’Heysel. A otto anni di distanza, oltre al Trap in regia e a Boniperti in presidenza, ci sono ancora Scirea e Cabrini. Per il resto la squadra è affidata ai vari Tacconi, Brio, Mauro, Michael Laudrup, Serena e ovviamente a le roi. Cinque delle otto vittorie sono colte col minimo scarto. Fanno eccezione il 3-1 al Pisa, il 2-0 all’Atalanta e il 4-0 al Bari, tutti conquistati in casa. Quando poi alla giornata nove si va al San Paolo, un gol di Maradona su punizione ferma la corsa.
Il record bianconero che è stato appena superato dai giallorossi è però ottenuto nella stagione 2005/06, con Capello al timone e in campo Nedved, Ibrahimović e tanti campioni mondiali, tra passati e futuri: Buffon, Thuram, Vieira, Emerson, Camoranesi, Zambrotta, Fabio Cannavaro, Del Piero, Trezeguet. La Juventus si ferma alla giornata numero 10, sconfitta 3-1 a San Siro dal Milan (unica sconfitta dell’intero campionato) dopo aver battuto Chievo, Empoli, Ascoli, Udinese, Parma, Inter, Messina, Lecce, Sampdoria.
Un record quasi “dovuto” e molto poco romantico, perché ottenuto con una squadra stellare se paragonata a molti degli avversari incontrati. Una fatica inutile, perché lo scudetto finirà poi all’Inter per la vicenda di Calciopoli.
federico
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[1] Renato Cesarini in carriera segna numerosi gol nella parte finale di un match. Il gol che però dà vita alla “zona” è realizzato con la maglia della nazionale il 13 dicembre 1931 in una Italia-Ungheria giocata allo stadio Filadelfia di Torino e valida per la Coppa Internazionale. Il gol vale il 3-2 finale. La settimana successiva, in riferimento al gol di Visentin che al minuto 89 di Ambrosiana-Roma dà la vittoria ai padroni di casa, il giornalista sportivo Eugenio Danese parla di “caso Cesarini”. La parola “zona” fu presa probabilmente in prestito dal gioco degli scacchi, in cui essa sta appunto ad indicare la fase finale e determinante della partita (da wikipedia).