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Queen Anne's Resurrection - Viaggio III Sirene e Vampiri a Bordo - 2° parte

Creato il 09 settembre 2011 da Alessandro Manzetti @amanzetti
Queen Anne's Resurrection - Viaggio III Sirene e Vampiri a Bordo - 2° parte
Introduzionedi Alessandro Manzetti
Continua il Viaggio III della Queen Anne's Resurrection, a tema Sirene e Vampiri a Bordo. Dopo la prima parte che ha visto protagoniste le opere inedite di Jeff Strand, Claudio Vergnani, Bruce Boston e Daniele Serra, che potete leggere qui, adesso è il momento della attesa 2° parte, che promette altrettanto sangue, mistero, terribili creature che infesteranno questa vecchia nave.
Avremo l'occasione di scoprire La Vendetta di Ligeia sulla Queen Anne's Resurrection,  il racconto inedito e dedicato scritto da John Everson, una delle firme più importanti della letteratura horror internazionale, autore di diversi romanzi e racconti e vincitore del Bram Stoker Award, che evocherà la bellissima e terribile Sirena Ligeia protagonista del suo ultimo romanzo Siren. Potete conoscere meglio l'autore leggendo la mia intervista del luglio scorso, disponibile qui sul Posto Nero.
Tornerà anche il sangue e l'odissea vampirica iniziata nella prima parte di questo Viaggio III, ne sarà giusto testimone Un Oscuro Segreto, un racconto inedito di Cristiana Astori, autrice di grande talento che ama sorprenderci con le sue nere e vivide interpretazioni e in questo racconto sfiora le nostre paure più profonde con le dita leggere di una nebbia arcana e demoniaca.
Poi  il viaggio ci scaraventerà nell'orrore più totale: La Cosa sulla Queen Anne's Resurrection, racconto inedito di Samuel Marolla,  ci rivelerà la potente narrativa di questo autore dalle importanti prospettive. Un racconto senza vie di scampo e senza compromessi; una danza infernale che ci trascinerà in claustrofobiche atmosfere e oscure visioni lovecraftiane. Il Male si materializzerà con i suoi lunghi e vischiosi tentacoli sul ponte della Queen Anne's Resurrection  Ancora sangue, tanto sangue.
Il Viaggio III si concluderà con il nuovo numero di Ocracoke Cemetery, la rubrica piratesca di Daniele Bonfanti che stavolta ci racconterà i segreti del Jolly Roger, il Simbolismo dei Pirati. Poi, se risulterete tra i sopravvissuti di questo sanguinoso Viaggio III della Queen Anne's Resurrection, ma ne dubito, potrete tornare alla vostra abituale realtà.
Tutto è pronto, iniziamo questa impervia 2° parte del Viaggio III con il breve racconto inedito La Rivincita di Ligeia, scritto da John Everson.  Anche in questo caso l'autore è tradotto e pubblicato per la prima volta in Italia, in attesa della raccolta Arkana-Racconti da Incubo (Il Posto Nero Free Ebooks) dove John Everson sarà tra i protagonisti, con lo splendido racconto Lovesong che sarà tradotto per l'occasione da Luigi Milani. La traduzione del breve racconto che trovate qui è la mia.
Queen Anne's Resurrection - Viaggio III Sirene e Vampiri a Bordo - 2° parte
La Vendetta di Ligeia sulla Queen Anne's Resurrectiondi John Everson
Il suono trasmise un brivido fino al midollo delle sue ossa. Fu acuto come il canto degli uccelli, ma qualcosa di più profondo si celava al suo interno. Una melodia che desiderava una risposta. Che chiedeva un duetto. Si librò alta e libera per poi  precipitare giù, più bassa profonda, finchè il desiderio terrestre del suo contralto gli indebolì le ginocchia, infondendo sempre più forza in quello che vi pendeva in mezzo.
Donato si diresse verso il bordo della murata della nave e guardò fuori verso le nere increspature del mare. Il cielo era nascosto da nuvole oscene, ma poi il debole bagliore della luna vi passò attraverso, e lui riuscì a scorgere appena le rocce di un'isola in lontananza.
Sapeva che il suono proveniva da lì. E sapeva anche perché.
Benito.
Il primo aiutante dormiva sotto coperta con il resto dell'equipaggio, ma quel pomeriggio, lui aveva preso una piccola barca per andare sull'isola. E quando tornò, si vantò ripetutamente di essersi approfittato di una misteriosa donna che avrebbero trovato lì.
"Il suo nome era Ligeia", Benito raccontò a cena. "Dormiva in una caverna vicino al mare quando l'abbiamo trovata. Era davvero bella, troppo bella. Seni come morbidi meloni e capelli così lunghi e scuri che avresti potuto avvolgerteli intorno come una coperta. Avevo detto a Antonio di prendere qualche corda così lui gli legò le braccia dietro la testa, mentre ho io mi prendevo  cura dei suoi piedi "
L'uomo corpulento aveva poi riso, strofinandosi distrattamente il lungo groviglio della barba arrugginita. I suoi occhi brillavano di umorismo e di violenza. "Antonio non ha la testa per gli affari, non è vero ragazzo?"
Il più giovane membro dell'equipaggio era diventato rosso. "Io non volevo farlo, non in quel modo", disse a bassa voce
"Sei una checca, ragazzo?" uno degli altri rise. Qualcuno diede ad Antonio un pugno sulla spalla. "Dovevi prenderla dove l’hai trovata, idiota"
Benito rise. "E’ esattamente quello che ho fatto. Quella dannata donna ha iniziato a cantare proprio nel bel mezzo di tutto, così mi sono sfilato di dosso il mio calzino, l’ho fatto davvero,  e l’ho ficcato proprio nella sua grande bocca. Ho dovuto lasciar perdere i baci, miei calzini non hanno proprio un buon odore. Ma io non ho bisogno di baciare, non quando ho fatto il tutto il resto con una donna che mi sto lavorando. E ti dico, era proprio una giusta da lavorarsi. .. "
Donato fissò le rocce solitarie e sentì la canzone ricominciare. La melodia attirò il suo cuore, e  mise un piede sulla traversa del ponte. Avrebbe potuto scavalcare, nuotare verso l'isola e ...
Lo fermò uno schiaffo sul viso della sua stessa mano. Donato si schiaffeggiò altre tre volte, cercando di scuotersi e sciogliere l'incantesimo della canzone.
Il suo stomaco tremò. Cosa gli era preso a Benito? Conosceva le storie delle creature malvagie che cantano la morte degli uomini - attirandoli nella loro tomba d'acqua.
Donato non voleva fare quella fine.
Si avvicinò all'albero della nave e tirò una corda della cima dal ponte. L’ avvolse intorno alla caviglia,  stringendola prima di modellare un cappio per infilarci dentro le mani. Tenne la corda con le ginocchia mentre sistemava le mani, e poi  la lasciò andare; la cima tornò sulla vela, portando su con se le sue braccia
Non voleva pensare a quello che gli uomini avrebbero potuto dire se avessero trovato la sentinella notturna legata con le proprie mani, ma lui si rifiutava di seguire la canzone nell’acqua.
La canzone si fermò.
E poi riprese di nuovo, ma ora sembrava ... più vicina.
Donato chiuse gli occhi e desiderando di essere altrove. Ma la musica era troppo vicina per essere ignorata.
Queen Anne's Resurrection - Viaggio III Sirene e Vampiri a Bordo - 2° parte

Quando riaprì gli occhi, lei era lì. Nuda e grondante di acqua di mare. I suoi occhi erano neri e profondi come la notte. I suoi seni erano pieni e lussureggianti, proprio come Benito aveva descritto. Donato sospirò desiderando un piccolo assaggio ...


Lei lo fissò per un attimo, squadrandolo. Poi di scatto volò via, giù per le scale che portavano alla cuccette.
"Sveglia!" Donato gridò, ma la sua voce fu coperta dal canto delle Sirena. Lei cantò dalle profondità della nave, prima con voce bassa e sensuale, poi con suoni alti e taglienti. Uno degli uomini urlò, ma quasi istantaneamente tornò il silenzio
Donato scosse la testa e pianse. Lui avrebbe dovuto proteggerli. Era la sentinella. Ma lui non sapeva. Non aveva pensato che lei sarebbe venuta a bordo ...
La Sirena tornò sul ponte, pochi minuti dopo, indietreggiando lentamente e agitando le braccia. Languida, con semplici movimenti, come se stesse galleggiando nell'aria
Benito la seguì. Catturato dentro un sogno. Sonnambulo. Seguì la sua canzone e la promessa del suo dolce sorriso. Lei lo attirò diritto tra le sue braccia sul bordo del ponte,  la sua canzone si arrestò per un momento, mentre si baciarono. Le sue braccia erano avvolte intorno a lei, le accarezzava i fianchi e la schiena mentre la baciava con forza. Lei ricambiò l'abbraccio, ma il suo intento era meno erotico.
Lei lo baciò avidamente.
E poi, mentre Donato osservava, baciò il suo collo fino a farlo sanguinare.
Dipinse il ponte di rosso con la sua vita, e quando Benito fu prosciugato di tutto il sangue, gettò il suo corpo in mare.
Ligeia si fermò un momento prima di seguirlo in mare.
Tirò la gamba indietro dal bordo della nave e camminò lentamente attraverso il ponte verso Donato. Fece correre lentamente le sensuali dita sulle corde che gli legavano i polsi, seguendole fino al punto in cui lo tenevano all'albero. Lo guardò confusa in un primo momento, e poi sorrise debolmente.
Toccò le sue guancie con le dita, e premette le labbra alle sue in un bacio dolce.
"Non a te," Donato le sentì dire, anche se le labbra non si erano mai mosse
La Sirena si sporse con i denti verso la corda che gli teneva le mani.  Un attimo dopo Donato fu liberato e cadde in avanti. Non riusciva a sentirsi le braccia e cadde contro l'albero, i suoi piedi erano ancora legati al loro posto, e iniziò un formicolio nelle sue braccia per il flusso di sangue che tornò nelle vene
Ligeia gli passò una mano tra i capelli prima di camminare sul bordo della nave. Donato guardava il movimento della carne del suo culo mentre si muoveva, anche senza la droga della sua canzone ne era estasiato.
Come lei alzò una gamba oltre il bordo della nave, Donato sentì urlare qualcuno dal basso.
"Antonio?" la voce disse. "Cosa è successo? Oh Dio, Antonio no. Oh no!"
Ligeia catturò gli occhi di Donato nella luce torbida della luna. La vendetta della sua anima nera brillava nei suoi occhi,  e poi sorrise, mostrando una bocca piena di denti affilati e pericolosi.
Cantò una bassa nota sonora che riempì il cuore di Donato di tristezza.
Queen Anne's Resurrection - Viaggio III Sirene e Vampiri a Bordo - 2° parte
Queen Anne's Resurrection - Viaggio III Sirene e Vampiri a Bordo - 2° parte
potete ritrovare il personaggio di Ligeia nell'ultimo romanzo di John Everson, Siren. Visita il sito di Siren, all'interno è stata pubblicata oggi la versione in inglese del racconto La Vendetta di Ligeia sulla Queen Anne's Resurrection
Profilo:
John Everson è l'autore dei Covenant (2004), vincitore del Bram Stoker Award,  Sacrifice (2007), The 13th, (2009) and Siren (2010), tutti pubblicati per Leisure Books, con edizioni speciali pubblicate da  Delirium Books, Necro Publications e Bad Moon Books. Negli ultimi 15 anni i suoi racconti sono apparsi in oltre  50 magazines, tra cui  Space & Time, Dark Discoveries e Grue, e in molte antologie, le più recenti: A Dark and Deadly Valley, Cold Flesh, Damned, and Kolchak: The Night Stalker Casebook. Gran parte dei suoi racconti sono stati raccolti  in quattro antologie personali:  Creeptych (Delirium Books 2010), Needles & Sins (Necro Books, 2007), Vigilantes of Love (Twilight Tales, 2003) e Cage of Bones & Other Deadly Obsessions (Delirium Books, 2000). Letting Go, uno dei racconti pubblicato nell'antologia  Needles & Sins è stato finalista al premio Bram Stoker Award nel 2007 e altri tre racconti delle sue antologie sono state inclusi nella raccolta Honorable Mention List of the annual Year’s Best Fantasy & Horror anthology curata insieme a Ellen Datlow. John Everson è anche l'editor delle antologie Sins of the Sirens (Dark Arts Books, 2008) e In Delirium II (Delirium Books, 2007) e co-editor di Spooks! una antologia di storie di fantasmi (Twilight Tales, 2004). E' tra i fondatori di Dark Arts Books. Sito Web
Queen Anne's Resurrection - Viaggio III Sirene e Vampiri a Bordo - 2° parte
Un Oscuro Segretodi Cristiana Astori
Di lui si sapeva soltanto il nome, Henry, e che aveva un oscuro segreto. Si era materializzato sul molo di New Providence, un paio di mesi prima, il tricorno calcato in testa, la sciabola che gli pendeva dal fianco e la pistola dal calcio a forma di serpe infilata nella cintura. “La Queen Anne's non prende sconosciuti a bordo.” Quella era la regola. Ma le regole, si sa, sono fatte per essere trasgredite, specie per uno che sa maneggiare le armi come Henry. Fissi il suo volto annerito dalla polvere da sparo e non fai in tempo a notare il suo ghigno che sei morto. Ecco perché nessuno si sarebbe mai liberato volentieri di lui.
   Neanche Mary, ma per lei era un'altra storia.
   Lei che aveva strappato il cuore a decine di prigionieri, avrebbe consegnato senza indugio il suo nelle mani di Henry. Ma Henry la ignorava. La sera passava ore sul ponte, a fissare il mare cupo come l'inchiostro, finché a mezzanotte una nebbia avvolgeva il suo tricorno e la giacca dalle lunghe falde, e l'aria si popolava di gemiti sommessi e sospiri.
   Mary non si era mai azzardata ad avvicinarlo, fino a quella sera. Giù in cabina, sotto il cassero di poppa, era festa grande. Si cantava e si ballava allo sfinimento, assordati dai brindisi a suon di cannone. Mary si era sciolta i ricci corvini, e aveva indossato l'abito di seta scarlatta depredato da una nave spagnola, quell'abito che le fasciava il seno abbronzato e scivolava giù, lungo la vita stretta e i fianchi provocanti. Era corsa da Henry, che se ne stava in disparte, lo sguardo teso oltre l'oblò, senza toccare la carne arrostita né avvicinarsi alle botti di rum. Era corsa da Henry e l'aveva preso per un braccio e l'aveva trascinato a ballare. “Stammi lontana.” Henry si era liberato della presa con uno strattone, e si era precipitato sul ponte.
 Aveva raggiunto il solito angolo di prua, mentre la nebbia lentamente l'avvolgeva. “Sono così brutta, Henry?” aveva mormorato Mary, strusciandosi alle sue spalle. Henry si era voltato di colpo, l'aveva afferrata per i polsi. “No, non sei brutta. Sei solo testarda.” Mary scorse quegli occhi magnetici come lampi, il viso scavato dal vento e dal sole, e la lacrima sottile che gli rigava il viso. Il suo odore salmastro e violento le si appiccicò addosso come una maledizione. Non poté far a meno di baciarlo e di abbandonarsi tra le sue braccia. “Vattene, Mary”, fece lui, secco e quelle furono le ultime parole che lei sentì, prima che il suo sangue schizzasse a fiotti sulle assi di legno e la nebbia gelida la inghiottisse.
   Non è passato molto da quanto hanno trovato quella puttanella abbandonata sul ponte, con la gola recisa e gli occhi sbarrati. E non passerà molto da quando Henry verrà issato al pennone dell'albero di maestra, e il suo corpo penzolerà nel vuoto, sulle teste dell'equipaggio. Ma io lo raggiungerò mentre è incatenato nella stiva e gli morderò dolcemente il collo e lo nutrirò del mio sangue così che  prima dell'alba, quando quei cani verranno a prenderlo, lui come me sarà diventato nebbia, soltanto nebbia, ora e per sempre... in eterno.
 Perché di Henry si sapeva soltanto il nome, e che aveva un oscuro segreto, ma nessuno sapeva che quel segreto ero Io, la Nebbia.
Queen Anne's Resurrection - Viaggio III Sirene e Vampiri a Bordo - 2° parte
Queen Anne's Resurrection - Viaggio III Sirene e Vampiri a Bordo - 2° parte
Tutto quel nero, in uscita a ottobre 2011 per Il Giallo Mondadori, è un noir con elementi gotici da ghost-story contemporanea, un mystery ambientato nel mondo del cinema sotterraneo anni Settanta, quello tornato in auge con Quentin Tarantino. Susanna, studentessa fuori corso, viene incaricata da una misteriosa organizzazione di trovare una vecchia pellicola. Le ricerche la porteranno dai locali underground torinesi ai mercatini di collezionisti senza scrupoli, fino a un’oscura strada costiera vicino a Lisbona, dove l’invisibile diventerà manifesto. Forse la pellicola non esiste, ma allora, perché quelli coinvolti sono tutti morti e continuano a morire? Un viaggio nel cinema sotterraneo, e insieme nelle ossessioni della mente umana, in cui nulla è ciò che sembra. In una vertigine di rimandi tra presente e passato, le vite di un’attrice vampira e di una ragazza testarda si trovano inspiegabilmente a coincidere per effetto di una lenta, ma inesorabile, dissolvenza in nero. In tutto quel nero…

ProfiloCristiana Astori, scrittrice, saggista e traduttrice. Ha pubblicato racconti su varie antologie tra cui Eros & Thanatos (SuperGiallo Mondadori, 2010), La sete (Coniglio, 2009), Anime nere reloaded (Mondadori, 2008) ed è autrice della graphic novel L'amore ci separerà (De Falco, 2003). Ha collaborato a vari saggi tra cui l'enciclopedia sul cinema fanta-horror Fantasmi di luce (Profondo Rosso 2003) e Garth Ennis – Nessuna pietà agli eroi (Ed. XII, 2010). Attualmente traduce per il Giallo Mondadori il ciclo di Dexter di Jeff Lindsay. La sua antologia Il Re dei topi e altre favole oscure (Alacran, 2006) è il primo libro italiano a cui Joe R. Lansdale abbia dedicato una frase di lancio. Per ottobre 2011 è prevista l'uscita per il Giallo Mondadori del suo romanzo Tutto quel nero
Queen Anne's Resurrection - Viaggio III Sirene e Vampiri a Bordo - 2° parte
La Cosa sulla Queen Anne's Resurrectiondi Samuel MarollaLa nebbia, fuori, era una nube grigio fosforescente.Le Bay si lanciò sul ponte dall’imbocco delle scale; Black Moon era subito dietro di lui. Fuori esplose un secondo urlo, qualcosa che non aveva nulla di umano; Le Bay lo sentì nel cuore come una coltellata.Sul ponte, la nebbia li colpì come uno straccio bagnato; odorava di sale e di fango e di gamberi marci. «Ma chi ha gridato?» strillò Le Bay, rendendosi conto, nella concitazione, di essere disarmato. «Moon, per carità di Dio, che cosa»«Tu guarda!» urlò l’africano, indicando la bruma.Una sagoma nera si contorceva verso prua; un terzo urlo scaturì da quella direzione.Altri marinai erano intanto arrivati alle loro spalle. Tenevano lampade e archibugi pronti, ma nessuno aveva il coraggio di oltrepassare una linea invisibile. Solo Le Bay e Black Moon si fecero avanti.La foschia era velenosa e infida; infradiciava i vestiti, rendeva gelida la pelle, un gelo che era come le vampate di un fuoco, l’acqua salata che bruciava sulla bocca e sugli occhi; Le Bay si strinse nel giaccone che aveva avuto l’accortezza di non togliere in cabina, e, tenendo Black Moon per una spalla, si fece forza e venne ancora avanti; i contorni della silhouette divennero più nitidi, presero forma e colore, mentre i due uomini avanzavano paurosamente nella nebbia, e, infine, rivelarono la loro vera natura: Finn, il giovanissimo mozzo di cucina, accasciato contro una botte di rum, il volto imperlato di nebbia e di sangue mescolati insieme, un braccio appeso con le ultime forze a una gomena di canapa, l’altro orribilmente straziato, squarciato dal gomito al polso, le dita impastate in un amalgama viola, il sangue spruzzato intorno nel diametro di due metri, una scheggia d’osso, bianca e grigia, che fuoriusciva dall’avambraccio come una strana decorazione.Intorno i segni di una lotta furibonda; botti fracassate, liquore versato, corde tagliate di netto. Gli uomini vinsero il timore e circondarono il disgraziato, lo tirarono su, attoniti di fronte al mutismo nel quale egli si era gettato dopo quelle tre urla terrificanti.Le Bay arpionò un braccio di Black Moon, nodoso come un tronco, la sua testa nera e pelata che luccicava di sudore freddo rivolta verso l’orribile scena. Il negro si voltò, terrificato; i suoi occhi erano biglie di basalto. Entrambi alzarono lo sguardo e videro una sagoma scura stagliarsi in direzione del timone, sul casseretto, illuminata dal lucore arancio di una lampada appena accesa: non poteva essere altri che il capitano. «Ma che cos’è successo? Moon, in nome di Dio, che cos’è successo qui?» chiese poi Le Bay.L’africano indicò il mare, nascosto dalla nebbia. «Qualcosa venuto da acque», mormorò. «E mangiato braccio di piccolo Finn».Il capitano, di lontano, fece due passi indietro, spense il lume e disparve nella nebbia.

***

Queen Anne's Resurrection - Viaggio III Sirene e Vampiri a Bordo - 2° parte

Mentre raggiungeva la propria cabina, scorse un’ombra attraversare il corridoio di fronte a lui. Si portò una mano alla cintola; come al solito, aveva dimenticato le armi. Si guardò indietro, allora; si sentivano le voci soffuse dei marinai in cambusa, la luce scialba che filtrava sotto la porta massiccia, e, più oltre, dalle cuccette, un debole russare. L’aria era densa di fumo, di odori umani e di iodio. La Queen Anne’s Resurrection cigolava piano, seguendo il rollio delle onde. Le Bay raggiunse l’angolo prima delle cuccette e guardò di sbieco.Johnny Grey era fermo di fronte alla porta a scivolo della cucina, chiusa. Se ne stava lì, come uno spettro umano, una bottiglia di rum in una mano, a fissare il nulla.«Johnny», mormorò Le Bay.Il ragazzo non si mosse.Il cajun fece qualche passo verso di lui, nell’ombra. Si accorse che nell’altra mano stringeva una cosa. «Cosa stai facendo? Ti senti bene«Guarda», sussurrò Grey, alzando la mano libera. Qui stringeva una sorta di corda di colore scarlatto, che correva sotto la porta della cucina, passava nella mano del ragazzo, e proseguiva nella direzione da cui era venuto.Le Bay guardò sull’assito e si accorse che la corda gli passava in mezzo alle gambe. «Dio Onnipotente», disse in un sussurro. «Resta qui», e corse alla sua cabina, prese la lanterna, la accese e ritornò sui suoi passi. Arrivato a qualche metro da Johnny, illuminò l’impiantito; il suo volto trasfigurò in una smorfia di nudo orrore. Alzò il lume; anche le pareti e il soffitto erano ricoperte da questi filamenti scarlatti, simili a corde, del diametro di un centimetro, una ragnatela di filamenti organici rossi e bulbosi, che aderivano al legno come radici nodose e si dirigevano tutti sotto la porta della cucina.No, non si dirigevano lì.Provenivano da lì.Provenivano da lì sotto e si stavano propagando nel corridoio. Fra un cigolio e l’altro, ora Le Bay poteva quasi sentire i fili color sangue frizzare nell’umidità densa di puzzo di gumbo e di tabacco e di uomini, e crescere nell’oscurità come una mostruosa pianta. Una mezza dozzina di blatte strisciavano fuori, disturbate dalla luce.«Troverò la mia Evangeline», disse allora Johnny Grey in peckerwood, il dialetto parlato nel West Texas. I suoi occhi erano due bolle acquose prive di raziocinio ormai da troppo tempo. «Lei grida nella nebbia; non la udite?»«Scostati», gli disse Le Bay, e aprì per metà la porta della cucina.Non procedeva oltre; qualcosa la bloccava.Le Bay sbirciò dentro sollevando la lampada. La porta era bloccata dagli stessi filamenti, che l’avevano divelta dai cardini, scorrevano lungo tutto l’interno del locale, si ramificavano e strisciavano lungo le pareti e l’assito ricoprendolo quasi per intero. Pulsavano lentamente, ricolmi di siero invisibile, gorgogliante, rivestivano mobili, suppellettili, barili con le scorte di cibo e, al centro della stanza, si dipartivano da un cuore centrale, un gigantesco bulbo blu e rosso che era il corpo oscenamente trasfigurato di Mullican, il marinaio scomparso.Era egli sollevato dall’impiantito, al centro della stanza, nudo, gambe e braccia mutati in rozzi monconi da cui i filamenti germogliavano succhiando carne, sangue, linfa, ossa, cellule, altre di quelle liane scarlatte fuoriuscivano dal costato forato in più punti e dall’intestino che era un’unica massa necrotica convogliata in una escrescenza tubolare che si inerpicava fino al soffitto e cresceva all’ingiù come una stalattite carnosa; la pelle, dove non aveva attecchito l’infame morbo, era pallida e scarnificata; il volto era impiastrato di vene gonfie emerse da sotto il cranio abbozzato; l’essere che non era più un uomo, sospeso al centro di quella demoniaca ragnatela organica, infastidito dalla luce, aprì allora uno degli occhi, un ovulo cisposo e giallo, e biascicò un lamento da un orifizio che spurgava siero e che poche ore prima, forse, era stata una bocca.Le Bay era bianco e non riusciva a respirare. Dopo una pausa in cui il mondo si gonfiò come una bolla, vinse la paralisi, si voltò di scatto, cozzò contro Johnny Grey, i due inciamparono e caddero abbracciati, urlando.La lampada sbatté a terra e si spense.Ci fu un attimo di terrificato silenzio, in cui si poté quasi sentire quella trama pulsante che strisciava lungo i corridoi della Queen Anne’s Resurrection, strisciava, strisciava, e divorava ogni cosa.

Queen Anne's Resurrection - Viaggio III Sirene e Vampiri a Bordo - 2° parte

Il portone della cambusa si spalancò di colpo.Tutti i marinai si voltarono in quella direzione, e videro Black Moon stringere due pugnali; alle sue spalle, tremante, Le Bay con il suo archibugio, gli occhi sbarrati, i capelli bianchi per la prima volta scompigliati gli scendevano disordinatamente sulle spalle della giacca nera.Tutti si paralizzarono; i marinai cajun da un lato della tavolata, gli uomini del capitano dall’altro lato; il giovane Finn, che con la mano sana rimestolava il pentolone con il gumbo fumante.Gli occhi lupeschi dell’africano si congelarono nei suoi. Le Bay puntò l’archibugio verso il cuoco. I cajun balbettarono qualcosa. Le Bay si fece ancora avanti, ma tenendosi lontano dal ragazzino. «Abbiamo trovato Mullican», annunciò, ma tenendo l’archibugio sempre puntato su Finn, ammutolito, il braccio ancora infilato nel pentolone.Gli sguardi dei marinai andavano convulsamente da Le Bay a Black Moon e poi ancora sul ragazzino ferito. «è morto. O almeno… crediamo», disse Le Bay. «Il suo corpo è nelle cucine. E riteniamo che Finn ne sappia qualcosa, visto che è da lì che viene»«Ma siete matti?» chiese il cuoco.Quaranta sguardi si fossilizzarono sul suo volto pallido, rivoli di sudore gli scendevano sul collo e sulla schiena, come formiche impazzite. La sua pelle era diafana, solcata da vene bluastre. Il braccio ferito, avvolto dalle bende, sembrò per un attimo pulsare.«Mostro schifoso!» urlò Black Moon, sollevando i pugnali e facendo un passo avanti verso Finn.I cajun si alzarono come un solo uomo, chi sfoderando coltelli alla cinta, chi le bottiglie di rum da usare come arma. «Se tocchi il ragazzo sei morto!» gridò uno di loro. I marinai di fronte a loro, gli uomini del capitano, scostarono anch’essi le sedie.«State calmi!» gridò Le Bay. «Per Dio, non è questo il momento di azzuffarci fra di noi! E tu fermo! Dove stai andando!» disse poi, perché Finn stava lentamente camminando verso il retro della cambusa. Ancora tutti gli occhi si calamitarono nella sua direzione.In quel momento ci fu una risata, una risata chioccia e demente.Sulla soglia della cambusa si stagliava Johnny Grey, accarezzando il suo anello di lapislazzuli. Gli occhi erano circondati da due aloni neri. Quaranta sguardi si spostarono ancora, su di lui. «Sta prendendo tutta la nave. Le ragnatele di sangue stanno mangiando tutta la nave», mormorò. «La mia Evangeline viene a prendermi», disse, camminando fra i volti attoniti dei marinai, piegò la testa all’indietro e rise ancora in quel modo meccanico.«Mangiate anche questo!» gridò allora il giovane cuoco. I quaranta sguardi si mossero per l’ennesima volta, ma questa volta scoprirono l’orrore.Finn, afferrato per i manici il pentolone, lo sollevò come se fosse leggerissimo e in un ampio semicerchio scagliò la zuppa fumante dritta verso la massa di marinai.Urlarono tutti.Chi fu investito dal gumbo bollente si portò le mani al volto seguitando a urlare.Gli altri si mossero in modo disordinato, l’uno addosso all’altro. «Via! Viaaa!» gridò Le Bay, cercando di scostarli. Con la coda dell’occhio, notò l’africano che strisciava adiacente a una parete cercando di raggiungere Finn, il quale prese a srotolarsi la fasciatura sul braccio.«è stato lui a ferirsi da solo!» gridò Le Bay. «E ha ucciso lui Mullican! è malato!»«Guardate qui!» strillò un marinaio, indicando sul tavolo, dove si era rovesciato gran parte del contenuto del pentolone. «Guardate!» urlò ancora, poi si girò e senza finire la frase vomitò sull’impiantito fradicio di zuppa.Sul tavolo vi erano pezzi di carne marcia, cotti nel gumbo; ma erano ancora ben distinguibili. C’era una mano, un occhio, un orecchio. «Sono parti umane!» gemette qualcun altro.Altri due marinai vomitarono.«Lo ha cucinato!» tuonò un cajun. «Ha cucinato il povero Mullican!»«Viaaa!» gridò Le Bay, scostando un uomo e sollevando l’arma per prendere la mira.Finn si tolse del tutto la fascia. «Ho fame!» strideva. «Ho ancora fame!», e prese a mordersi il braccio ferito e a strapparsi brandelli di carne.Un marinaio svenne e due compagni lo presero per le braccia e lo trascinarono fuori. Black Moon si paralizzò, incapace di avanzare ancora verso quella grottesca caricatura di uomo. Solo Le Bay mantenne il sangue freddo necessario per venire ancora avanti. Questa volta ce l’aveva a tiro. Un marinaio gli venne di fianco, sollevando una sedia. «Spara, figlio di una baldracca francese! Spara!»Black Moon urlò la stessa cosa in un perduto dialetto africano, il cui suono era simile al rumore di enormi Boa constrictor che si avvolgono su obelischi sepolti nella giungla.Le Bay tirò il grilletto.Ci fu una vampata gialla, l’odore acre della polvere da sparo riempì la cambusa già piena di puzza di gamberi, di sangue, di sudore, di merda; ma Finn era stato più svelto. Come se la gravità non esistesse e fosse in grado di muoversi in ogni direzione, era saltato sul soffitto evitando la fucilata e qui strisciò con una velocità repentina verso l’uscio.I marinai che stavano uscendo urlarono ancora più forte, vinti dal panico, inciampando e calpestandosi a vicenda.
Queen Anne's Resurrection - Viaggio III Sirene e Vampiri a Bordo - 2° parte

Le Bay si abbassò a ricaricare l’arma. Il marinaio di fianco a lui si piegò all’indietro e scagliò la pesante sedia di legno con tutta la sua forza. L’oggetto centrò in pieno Finn appeso al soffitto come un ragno umano e lo fece caracollare sulla massa di marinai con un tonfo fradicio. Fu allora che capirono tutti, e definitivamente, che cosa era divenuto: strisciando sui marinai annichiliti dall’orrore, ne morse uno a una spalla, gli strappò un brandello di carne, si voltò con due occhi che assomigliavano a squame luccicanti e sollevò il braccio ferito; questo si dispiegò come la deforme, cancerosa chela di un granchio, e fece dipartire una massa tentacolare di filamenti rossi; simili ad anguille lunghe e sottili, schizzarono in direzione del marinaio vicino a Le Bay, lo avvolsero alla gola e alla testa e strinsero in una morsa verminosa.Nel corridoio erano solo urla e gemiti, le luci di lampade che si accendevano e spegnevano, il trambusto in tutto il resto del vascello. Nella cambusa erano rimasti Le Bay, Black Moon, Johnny Grey e il marinaio avvolto dai tentacoli scarlatti.La sua testa si spremette allora come un gambero fritto succhiato da una bocca invisibile; avvenne così in fretta che non fu possibile fare nulla per salvarlo. Il suo cranio divenne una poltiglia martoriata da cui il sangue schizzò fuori in zampilli brevi e densi, con un rumore untuoso di uova schiacciate. L’odore che ne uscì fu odore di pestilenza. Il corpo straziato crollò con un tonfo, mentre i tentacoli si ritraevano e la cosa-Finn, lanciando un sibilo serpentino, strisciò via nei corridoi della Queen Anne’s Resurrection.Gli uomini rimasti, muti, guardarono la soglia della cambusa, avvolti dalla penombra; l’ultima lampada si era spenta pochi istanti prima.Solo i loro respiri, che inalavano l’aria satura di polvere da sparo bruciata e del sangue che colava sull’impiantito, si radunava in pozze e impregnava il legno massiccio. Grida lontane, dal ponte, grida potenti come il tuono ma che scivolavano nei corridoi neri in un leggerissimo fruscio.Solo i loro respiri affannati.Nessuno ebbe il coraggio di muoversi, di dire o di fare qualcosa, per minuti che sembrarono non finire mai.Poi, un lampo illuminò a giorno, per un istante, il mare; era la burrasca che si avvicinava. La cambusa venne accesa di una folgore bianco ghiaccio, il legno impregnato di sangue e di zuppa, sedie rotte, tavoli ribaltati, pezzi di corpi smembrati attaccati alle pareti che colavano come muschio fradicio.Erano soli.Tornò il buio e quegli uomini corsero fuori dalla cambusa, inconsapevoli di essere perduti, soli in mezzo al mare rabbioso e ai suoi antichi demoni.
Queen Anne's Resurrection - Viaggio III Sirene e Vampiri a Bordo - 2° parte

in uscita il 23 settembre per Edizioni XII La Mezzanotte del Secolo la nuova raccolta di racconti horror di Samuel Marolla. Un evento molto atteso dai fan dell’horror puro dopo il successo di Malarazza (Mondadori 2009). Avranno pane per i loro denti. Una raccolta di racconti  tutti uniti dall’ambientazione di una Milano corrotta e marcescente, eppure stranamente romantica,  dove il pericolo affiora da appena dietro il velo del quotidiano, per deflagrare devastante come non mai; con una copertina angosciante e cupamente poetica di Diramazioni. 
Nella Milano odierna, metallica e luminosa, possono risvegliarsi creature sopite da secoli nei loro nidi di tenebra al neon. Riapriranno gli occhi e si solleveranno, su piedi, su zampe o su ali, allo scoccare della Mezzanotte del Secolo. Racconti neri, a volte malinconici, ricchi di dolore e di ricordi. Ricchissimi di mostri, di creature piccole ed eccessivamente conscie, di entità gelide e virali, di streghe del deserto, di uomini che non tempono i proiettili, di individui provvisti di un numero di denti sbagliato, eccessivo, e di altri costretti a guantarsi le mani - con il cuoio, in punta di dita, spinto da unghie nere e affilate.
Queen Anne's Resurrection - Viaggio III Sirene e Vampiri a Bordo - 2° parte

Profilo
Samuel Marolla è nato e vive a Milano. Scrive horror e pubblica con Mondadori (Malarazza 2009) Edizioni XII (Archetipi 2009, Carnevale 2010) e con Sergio Bonelli Editore (fumetto-serie Dampyr). Ad aprile 2011 ha pubblicato Il Colosso Addormentato, il suo primo romanzo autoprodotto, in formato ebook. Il 23 settembre uscirà la sua nuova racconta di racconti La Mezzanotte del Secolo (Edizioni XII 2011)  Sito Internet

Si chiude il Viaggio III con il nuovo numero di Ocracoke Cemetery, la rubrica fissa di Daniele Bonfanti che ci racconta storie e leggende della pirateria, stavolta leggeremo la prima parte di: Jolly Roger, il Simbolismo dei Pirati.
Jolly Roger - Il Simbolismo dei Pirati1° Partedi Daniele Bonfanti
Il simbolo del teschio con le ossa incrociate su fondo nero è ormai radicato nei codici culturali delle popolazioni di tutto il mondo in maniera profondissima. Si tratta di un simbolo capace di attivare la memoria evocando miriadi di sensazioni, immagini, emozioni legate ai pirati, al pericolo mortale che rappresentavano e a tutto ciò che ne deriva in quanto a stile di vita e filosofia.
La prima volta che appare il nome Jolly Roger la ritroviamo nello straordinario libro del Capitano Charles Johnson – probabilmente uno pseudonimo del grande Daniel Defoe, l’autore di Robinson Crusoe e padre del romanzo inglese – dal titolo A General History of the Pyrates, edito nel 1724, in piena contemporanea con la terza generazione della pirateria caraibica. Johnson attribuisce la bandiera a due pirati: Bartholomew Roberts e Francis Spriggs. Per quanto i due pirati usassero il medesimo nome per le proprie bandiere, i simboli erano molto diversi. Questo suggerisce che già allora “Jolly Roger” fosse un nome per la categoria delle bandiere nere pirata, piuttosto che quello di uno specifico disegno. Né il Jolly Roger di Roberts né quello di Spriggs mostravano il classico teschio e tibie incrociate.
Ma come nasce questo simbolo tanto affascinante, e perché mai questo strano nome, “Jolly Roger”?
Jolly Roger: che significa? Non sappiamo con precisione perché la famosa bandiera pirata si chiami così. Le teorie sono molte e dibattute.
Secondo diversi studiosi la derivazione è da ricercarsi nella locuzione francese “Joli Rouge”, ovvero “Rosso Grazioso”. Una tesi piuttosto accreditata vuole che questi termini identificassero la bandiera rossa che era stata resa obbligatoria per i corsari, per potere distinguere le loro navi da quelle della marina ufficiale, e che chiamassero Joli Rouge queste bandiere perché erano rosse e si montavano all’albero di bompresso, in francese “Joli Mat”.
Questa tesi appare sensata, ma ha diverse debolezze: la supposizione che le bandiere rosse fossero chiamate Joli Rouge è nata a posteriori a partire appunto dalla decostruzione di Jolly Roger, non c’è alcuna prova che le chiamassero così. Inoltre le bandiere rosse avevano già un nome in inglese, e questo sì che era usato: “Red Jack”. Perché mai storpiarne uno francese? E perché il supposto nome delle bandiere (rosse) dei corsari avrebbe dovuto essere usato per le bandiere (nere) dei pirati?
Altri argomentano che “Roger” fosse a quell’epoca un nomignolo usato in Inghilterra per i mendicanti, e “Sea Beggars”, ovvero “Mendicanti del Mare” era la locuzione utilizzata per identificare i corsari olandesi che operavano nella Manica. Se fosse vera questa tesi (un po’ contorta), resta da capire per cosa stia il “Jolly”.
C’è anche chi chiama in causa i Templari (e come potevano mancare, commenterebbe Eco). Si tratta della teoria proposta da Hatcher Childress nel suo libro Pirates & The Lost Templar Fleet. “Roger” starebbe per il nome del primo uomo che utilizzò la bandiera, ovvero Ruggero II di Sicilia all’inizio del XII secolo – Ruggero, in inglese, è Roger. Il re, spiega Hatcher, era un famoso Templare, e la bandiera nera col teschio e le ossa sventolava sulle navi della sua flotta in conflitto con quella del Papa (e poi con quella bizantina). Per queste navi la bandiera nera sarebbe stata retaggio della Croce Patente dei Templari.
La teoria, anche se ha avuto fortuna, ha in verità in Hatcher la sua unica fonte. Non è neppure accreditato che Ruggero II fosse un Templare, e francamente la distorsione da Croce Patente a tibie incrociate (per non parlare del teschio, da dove sbuca?) mi pare un pochetto forzata. Anche perché non dimentichiamo che stiamo parlando di eventi accaduti un abisso di cinque secoli di silenzio prima che i Jolly Roger spuntassero ai Caraibi.
Ancora altri vogliono che si tratti di una distorsione del nome Ali Raja, pirata Tamil che sarebbe stato il primo a utilizzarla. Anche in questo caso, nessuna evidenza.
La teoria a mio avviso più interessante è che derivi da un soprannome marinaresco del Diavolo: “Old Roger”, diventato “Jolly” per l’apparente ghigno del teschio. Questo porterebbe a identificare il teschio come Diavolo-Morte; ritengo questa teoria forte soprattutto da un punto di vista simbolico, considerato che la Morte e il Demonio sono simboli spessissimo presenti in varianti della bandiera.
Il Jolly Roger sarebbe quindi un “Diavolo Ghignante” – che ride della morte stessa probabilmente. E cosa può simbolizzare meglio i pirati – questi pirati – di un diavolo sghignazzante, che se ne infischia del pericolo e della Morte, mentre vaga per i mari incarnando la Morte e il pericolo stessi? I pirati si riconoscevano senz’altro molto di più, rispetto a una generica “bandiera rossa del bompresso” o altre ipotesi, in diavoli – perché erano ben consci e orgogliosi di esserlo – che prendevano la vita propria e degli altri con estrema leggerezza, come fosse uno scherzo da poco.
Queen Anne's Resurrection - Viaggio III Sirene e Vampiri a Bordo - 2° parte

ProfiloDaniele Bonfanti è autore del romanzo Melodia (Edizioni XII) e di racconti tra weird, avventura, orrore e fantascienza; è curatore di varie raccolte di racconti, tra cui Archetipi, Carnevale e Discronia, tra cui l'ultima: Arkana - Racconti da Incubo (Il Posto Nero Free Ebooks)  insieme a Alessandro Manzetti. Studioso di semiotica intepretativa, attualmente lavora come editor-in-chief per Edizioni XII, casa editrice per la quale dirige la collana Camera Oscura, e come editor e consulente letterario freelance. Caporedattore del portale LaTelaNera.com, per oltre due anni ha curato rubriche fisse legate ai misteri antichi sulla rivista Hera, per la quale ha anche scritto tre saggi; collabora come articolista o responsabile di rubriche e laboratori con diversi portali e riviste digitali. E' Associate Member della Horror Writers Association  Sito Web
Queen Anne's Resurrection - Viaggio III Sirene e Vampiri a Bordo - 2° parte

Se avete perso la prima parte del Viaggio III della Queen Anne's Resurrection, con opere inedite di Jeff Strand, Claudio Vergnani, Daniele Serra e il precedente numero di Ocracoke Cemetery di Daniele Bonfanti, potete leggerla qui.
Appuntamento al prossimo Viaggio della Queen Anne's Resurrection
Queen Anne's Resurrection - Viaggio III Sirene e Vampiri a Bordo - 2° parte

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