Jeanette Nolan (Lady McBeth) nel McBeth di Orson Welles (1948).
O spiriti che v’associate ai pensieri di morte,venite, snaturate in me il mio sesso, e colmatemi fino a traboccare, dalla più disumana crudeltà. Fatemi denso il sangue; sbarratemi ogni accesso alla pietà, e che nessuna visita di contriti e pietosi sentimenti venga a scrollare il mio pietoso intento e a frapporre un sol attimo di tregua tra esso e l’atto che dovrà eseguirlo. Accostatevi ai miei seni di donna, datemi fiele al posto del mio latte, voi che siete ministri d’assassinio, e che, invisibili nella sostanza, siete al servizio delle malefatte degli uomini, dovunque consumate. Vieni, o notte profonda, e fatti un manto del più tetro vapore dell’inferno, così che l’affilato mio coltello non veda la ferita che produce, e non si sporga il cielo dalla coltre della notturna tenebra a gridare al mio braccio:”Ferma! Ferma!”
Lady McBeth è tornata. E’ bellissima e spietata come sempre, ma ora ha corti capelli biondi dal taglio perfetto, una forma smagliante garantita dalla tenace pratica del jogging mattina e sera, impeccabile stile minimalista, decolletés dal vertiginoso tacco a spillo. E’ ricca e affermata; ha una fondazione, la Clean Water, che si occupa di progetti sociali scavando pozzi di acqua potabile in diverse zone dell’Africa ( con i soldi della San Corp, una delle più potenti multinazionali del petrolio, che investe -meglio: ripulisce- in operazioni di solidarietà diversi milioni di dollari).Insomma, incarna perfettamente il simbolo della donna di successo. Il suo nome è Claire Underwood, protagonista della magnifica serie televisiva Netflix House of Cards
Claire Underwood (Robin Wright)
Claire è la moglie di Frank Underwood. Personaggio di spicco dei Democratici americani, aveva ricevuto la promessa da Garrett Walker, 47° Presidente degli Stati Uniti d’America, di ricoprire la carica di Segretario di Stato. La promessa, per un’occulta regia politica che sarà via via scoperta, non viene mantenuta. Frank Underwood torna a casa, è sconvolto, deluso. Ma la moglie non gli permette di abbattersi. “Rimettiti subito al lavoro”, gli dice. E quando lui si scusa per aver creato disordine in soggiorno, rovesciando un tavolo per la rabbia, lo ammonisce: “Mio marito non chiede mai scusa. Nemmeno a me”. Da questo momento scatta la vendetta. Il progetto di rivalsa di Underwood guarda lontano ed è senza esclusione di colpi. Intrigante, doppiogiochista, senza scrupoli, ha meditato una strategia perfetta, che lo porterà molto lontano. La sua capacità di reagire ai colpi e agli imprevisti della sorte, con ogni mezzo, è straordinaria. Quella di servirsi delle persone, anche di più. Come Lady Mcbeth, Claire sostiene il marito nella sua cavalcata verso il potere. Gli presta tutto l’aiuto possibile. Il suo contegno sociale è inappuntabile: sempre cortese, mai sopra le righe, ma distante, controllata. Il suo comportamento in privato non è affatto dissimile. Risulta difficile convincersi che tra i due ci sia qualsiasi forma di sentimento autentico, nonostante Underwood dichiari già nella prima puntata di amare [Claire] più di quanto gli squali amino il sangue .
Eppure anche Claire, in alcuni momenti, sembra sentire il peso delle infamie che è costretta a compiere in nome della scalata al potere del marito (licenziare una sua fidata collaboratrice da più di vent’anni, privare una giovane dipendente incinta dell’assistenza sanitaria prima offertale, spingere la coppia presidenziale da un consulente coniugale, costringere a testimoniare una giovane vittima di abuso sessuale per poi comunicarle che la legge sull’abuso sarà incredibilmente “ammorbidita”). Nell’ultimo episodio della seconda stagione la vediamo infatti scoppiare in lacrime sulle scale di casa:
Ma è solo un attimo. Come Lady McBeth, Claire ha rinunciato a se stessa, a tutto ciò che rende donna una donna (a prescindere dalla maternità: Claire e Frank hanno (??) scelto di non avere figli; Claire ha abortito più volte, per non turbare l’andamento della campagna elettorale); non esita a consigliare al marito di far soffrire i nemici, anziché limitarsi a sconfiggerli; e, almeno fino alla fine della seconda serie (la terza sarà probabilmente conclusa e distribuita nella prima metà del 2015), sembra che possa ancora convivere perfettamente con le macchie di sangue sulle sue mani.
Per onestà intellettuale devo segnalare che l’accostamento tra i due personaggi femminili è stato rilevato dallo stesso autore del romanzo House of Cards, l’inglese Michael Dobbs, che ha riconosciuto il personaggio shakespeariano nella trasfigurazione che la Netflix ha realizzato della sua (originaria) Claire Urquhart. Incidentalmente aggiungo anche che ci avevo pensato indipendentemente , ma che certo aver trovato conferma nel giudizio dell’ autore mi conforta nella plausibilità dell’ipotesi,probabilmente anzi evidentemente suggerita dalla Netflix stessa, se uno degli slogan di presentazione della serie recita Behind every great man is a woman with blood on her hands.
Inequivocabile.