Quei 55 miliardi l’anno del Fiscal Compact. E se potessimo non pagarli?

Creato il 22 aprile 2014 da Propostalavoro @propostalavoro

Le elezioni per il Parlamento Europeo sono alle porte e tra slogan sull’uscita o meno dall’euro c’è un tema che padroneggia nell’agenda dei politici italiani: il Fiscal Compact, ovvero la riduzione del debito pubblico di 55 miliardi l’anno a partire dal 2015. A scanso di equivoci ricordiamo che il Fiscal Compact non impone un taglio della spesa pubblica né tantomeno obbliga l’Italia a fare tagli, si tratta invece di una riduzione del rapporto tra il debito pubblico e il PIL che deve rimanere entro i parametri stabiliti a livello comunitario. La cifra ipotizzata per l’Italia si aggira tra i 40 e i 55 miliardi. Una cifra esorbitante.

Eppure, dati alla mano, questa possibilità potrebbe anche non verificarsi se l’Italia dovesse riuscire a mantenersi entro certi limiti di debito basati su calcoli previsionali. Scrive Danilo Taino sul Corriere della sera “Se la traiettoria di rientro dal debito prevista sarà rispettata, il taglio di 55 miliardi all’anno del bilancio pubblico non ci sarà.” Il giornalista cita un paper di Franco Mostacci, un ricercatore dell’Istat che spiega come la Commissione Ue preveda per i Paesi che hanno impostato una manovra correttiva del debito come l’Italia, la possibilità di effettuare il calcolo non sugli anni passati, ma su una previsione riferita ai due anni successivi al 2015. Dunque, prosegue l’articolo, sulla base dei dati della Banca d’Italia, dell’Istat e delle previsioni della Ue, il debito italiano sarà pari al 133,7% nel 2014, al 132,4% nel 2015, al 128,6% nel 2016 e – importante – al 124,5% nel 2017. Un margine strettissimo, ma se le previsioni restano queste l’Italia potrebbe non pagare.

Alessia Gervasi


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