Gelo russo. - (f. Komaricev)
Il tempo è cambiato, le temperature si sono alzate, in montagna invece di nevicare piove, sembra quasi primavera, Monti è salito in politica. Avevano ragione i Maya, deve essere cominciata una nuova era. A testimonianza degli ultimi giorni del tempo passato, l'amico E. mi manda dalla lontana Russia questa bella foto nostalgica che illustra bene la situazione dei - 50°C, ragionevolmente comuni da quelle parti fino a pochi giorni fa. E' un grido di dolore, un amarcord dei bei tempi andati di come si stava bene quando si stava peggio. Un momento di caduta nostalgica a ricordare una quindicina di anni fa, una fine inverno trascorsa in un vecchio palazzetto malandato e cadente a Chimkent, terra di Khazakistan. Pareva uno di quei palazzi di Beiruth dopo i bombardamenti e invece era appena finito e la mancanza di riscaldamento (era uno dei momenti più cupi della ex-URSS in default) faceva fiorire i muri interni delle case di questi cristalli malevoli, bellissimi nel racconto, ma come dita di una strega maligna che avesse lanciato il suo incantesimo mortale su una landa sfortunata. Tornano alla mente amici ormai lontani. Il gigantesco Khazako dalla faccia da Gengis Khan che cercava sempre di baciarti in bocca, generoso e semplice nel suo desiderio di creare nuove fortune, l'amico emiliano, così somigliante a Pavarotti che questo era ormai diventato il suo nome, troppo presto perduto e tanti altri ormai dispersi nella steppa ghiacciata del ricordo. Il tempo scorre in fretta e ti fa parer piacevole anche i momenti in cui ad ogni respiro sentivi una lama arrivar dritta in fondo alla gola, segno che si era ormai sotto i 25°C e lanciavi maledizioni, sognando solo di tornare a casa, mentre cercavi di rientrare al più presto in un locale riscaldato. Da allora non ho quasi mai freddo, che strano, eppure ero sempre stato un freddoloso piagnone che si ricopriva come un gatto da camino. Sarà la situazione generale che, se appena ci pensi, fa sudare.