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Quei cinquantenni in bicicletta con il vizio assurdo del doping

Creato il 12 agosto 2011 da Italianjet
Quei cinquantenni in bicicletta  con il vizio assurdo del doping
Gli sforzi (immotivati) per gare amatoriali e imprese da raccontare Maratona delle Dolomiti I piccoli si dopano? Qualcuno potrebbe dire: be', imitano i grandi. Ma c'è una misura extra di tristezza, nel sapere che la Maratona dles Dolomites - scenario spettacolare, spirito amatoriale, festa collettiva - ha assunto il vizio assurdo del ciclismo professionistico.Nel 2010 è stato squalificato il vincitore. Quest'anno venticinquesima edizione, si è corso lo scorso 10 luglio: per ora siamo a tre «non negatività» su dodici controlli (traduzione: positività al primo esame antidoping, in attesa delle controanalisi). Altri dieci partecipanti - leggiamo - sono stati convocati dalla Procura della Federazione Ciclistica Italiana, sospettati di aver evitato i controlli, di aver corso con dorsali contraffatti o sotto nome falso. «Esaltati alla Maratona dles Dolomites non ne vogliamo, ma non sappiamo più cosa fare per escluderli». Così si è sfogato Michil Costa, albergatore ambientalista di Corvara, organizzatore della manifestazione, uscendo dalla sua abituale «giornata del silenzio» (ogni lunedì).
Esaltati. Aggettivo impeccabile: solo l'esaltazione, infatti, può portare ad assumere sostanze proibite in una gara per dilettanti che non assegna premi in denaro (i vincitori tornano a casa con mele e speck). Ma forse è bene approfittare dell'occasione, e spostare lo sguardo dalla patologia alla fisiologia. Anche qui, infatti, qualche preoccupazione è d'obbligo. Sono reduce da dieci giorni di spostamenti continui tra le montagne del Trentino e dell'Alto Adige: ogni due tornanti, due ciclisti non più giovani, stravolti dalla fatica. Passo Gardena, passo Pordoi, passo Sella: in alto le Dolomiti sfavillano, esuberanti di bellezza; ma loro hanno occhi solo per l'asfalto. L'ammirazione, in questi casi, si mescola con la preoccupazione. Lo sforzo appare eccessivo e rischioso. Diciamolo: immotivato.
Eppure sono tanti, sempre di più. Alzi la mano chi non ha un amico cinquantenne preso da improvvisa, matta e disperata passione per la bicicletta, pronto a sfidare sciatica, buon senso e moglie per un'impresa da raccontare. La nuova mezza età non conosce vie di mezzo. È come se volessimo prendere per la coda la giovinezza che fugge; e per raggiungerla corressimo come non abbiamo mai fatto - neppure da giovani. Il ciclismo non è l'unico sfogo: i cinquantenni italiani, altrettanto spesso, diventano gourmet, giardinieri e golfisti. Attività insidiose per la bilancia, le ortensie e il portafoglio. Il ciclismo in dosi massicce mette a rischio le coronarie. I lutti, in questi mesi, si succedono, e noi veniamo a conoscenza solo dei casi e dei nomi più noti.
Lo sport - tutto - è meraviglioso, e l'attività fisica ci regala serenità: le endorfine conoscono il loro mestiere. Lo sforzo eccessivo e ossessivo ha invece qualcosa di nevrotico. Mi è capitato di osservare alcuni di questi atleti maturi e di trovarli robotici, mentre narrano o preparano le proprie imprese: come se fossero schiavi, e non signori, della propria passione. Certo: la maggioranza - crediamo, speriamo - non è disposta ad assumere sostanze proibite per quello che resta - comunque - un passatempo. Ma si sa: nelle cose umane, l'ossessione è inversamente proporzionale alla cautela.
Michil Costa si dice deluso, irritato e preoccupato: «Riceviamo ventottomila domande per la Maratona dles Dolomites , ne accogliamo novemila. Il mio timore è che chi viene ammesso voglia farcela a tutti i costi, anche se non è fisicamente all'altezza. E davanti alla prospettiva di uno sforzo gigantesco, si senta giustificato se ricorre alla farmacia proibita». Se fosse vero, sarebbe grave. Peggio: sarebbe tutto inutile. Inutile aver chiuso i passi al traffico a motore, in occasione della manifestazione; inutile aver dimostrato che il turismo timido attira e paga; inutile chiedere a quelle montagne speciali di fornire la scenografia per un copione tanto banale. Ricordino, i coetanei ciclossessivi: ci sono anche le mountain-bike elettriche e le lunghe passeggiate con un libro in tasca. Due cose - credetemi - che danno grandi soddisfazioni.
Beppe Severgnini corriere.it

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