di Enzo Raisi*
Era iniziata piano piano l’indagine della Procura di Bologna sulla mala gestione delle risorse dei gruppi consiliari della regione.
Ora appare invece un fiume in piena, tanto che dalla Procura mettono le mani avanti, sostenendo addirittura che, per mancanza di personale, si dovranno fermare nelle loro ricerche. Fatto che farebbe pensare che la giustizia nel nostro Paese si affida alla sorte e non al diritto. Se infatti non rientri nei due anni scandagliati sei salvo anche se hai rubato, altri meno fortunati dovranno andare a processo, eppure “così facevano tutti“, dicono in regione.
Ma insieme alle tante notizie, talvolta anche surreali su come i nostri amati consiglieri regionali usavano le risorse pubbliche messe a loro disposizione per esercitare la loro attività, emergono talune anomalie che lasciano sorpresi.
In primo luogo l’attività della Procura. Come ho avuto modo dire in diverse occasioni pubbliche, lo spreco vero e scandaloso avveniva attraverso le risorse della Presidenza del Consiglio Regionale, ancor più che con quelle dei gruppi consiliari. Esse venivano utilizzate, come anche i sassi sanno, con consulenze fittizie concesse in modo trasversale a tutti i partiti che avevano ognuno un rappresentante nell’ufficio di presidenza. Non solo. Proprio da li furono concesse alcune pensioni per malattie professionali a consiglieri, senza averne titolo essendo malattie di altro genere. Tutte cose risapute. Eppure su questo versante la Procura di Bologna ancora non ha indagato: perché? Non si dica che non ci sono esposti in questo senso, ci sono articoli su articoli di giornali che ne parlano e la Procura per molto meno ha aperto molte inchieste, stavolta silenzio. Strano.Altro elemento che mi lascia perplesso è l’atteggiamento del Partito democratico, colto con le mani nel sacco, a cominciare dal suo ex capogruppo che si è dovuto dimettere per le notizie che stavano trapelando sul suo conto e che gli avranno portato un po’ di tempesta anche in famiglia. Ricordo infatti che per situazioni analoghe il Pd chiese le dimissioni della Polverini e le ottenne. In Piemonte dove c’è un’inchiesta fotocopia, il Pd sta meditando le dimissioni in massa dei suoi consiglieri per provocare la fine della legislatura. Da noi silenzio. Pare che in Emilia Romagna i consiglieri regionali presi con le mani nel sacco siano “diversamente ladri”.
E che dire dell’opposizione? Dal centrodestra ai grillini, nessuno si è alzato dalle loro file per chiedere le dimissioni di Errani. Stano, ma forse no. In realtà è una fotografia plastica della situazione consociativa che viviamo in Emilia Romagna da decenni, simbolo di un declino etico morale di una regione che a tempo non è più modello per nessuno.
Prima o poi doveva accadere.* L’autore è politico e imprenditore bolognese. Con Alleanza Nazionale è stato assessore alle Attività Produttive del Comune di Bologna.
Quei “diversamente ladri” che fanno naufragare la regione modello
Creato il 22 novembre 2013 da MargheritapugliesePossono interessarti anche questi articoli :
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