Magazine Diario personale

Quei mostri che niente figli! (Childfree, di Silvia Pillin)

Da Lepaginestrappate @paginestrappate

In questo periodo la mia salute mi ha tirato qualche brutto scherzo e, giusto per non azzeccarci per niente, ho in lettura romanzi per niente adatti a questi giorni: romanzi tutti molto lunghi, tutti belli e per questo non da leggere con distrazione, sonnolenza frequente e preoccupazioni, e un paio di saggi che mi interessano ma che non sono esattamente una lettura da fiato sospeso…Motivo per cui oggi mi darò a un thrillerozzo.

E motivo per cui ieri, invece, mi sono data a un libricino breve che era tra le carte 2.0 di cartaresistente. Un ebook autopubblicato, Childfree – Sono un mostro, non voglio avere figli di Silvia Pillin.

silviapillin

Lo trovate qui e se vi chiedete perché mai abbia deciso di leggere un libro da questo titolo, la risposta è presto data: perché pure io, come Silvia Pillin, mi trovo sempre spesso di fronte a quelle occhiate strane e diffidenti da parte delle donne quando dico “non voglio avere figli” e che la risposta di anni fa era “sei ancora giovane, non puoi saperlo”, e quella di oggi inizia ad essere “cambierai idea!”, condita con un “perché mai?!” scandalizzato.

Addirittura su La Stampa di qualche mese fa c’era un articolo (che mi risulta impossibile ritrovare) che mi indispettì ben poco e che affermava che non puoi dire di non voler essere genitore finché non provi la fantastica meraviglia di esserlo. Con una bella supercazzola al diritto di scelta e al fatto che un figlio non è che lo provi, è forse la cosa più per sempre che esista – ben più di un naso rifatto, di un mutuo, o di un matrimonio.

Comunque, il librino di Silvia Pillin è grazioso, scorrevole, completo nel suo piccolo e ironico. Personale, anche, perché declinato sulle sue motivazioni. Che possono essere uguali e diverse rispetto alle mie e a quelle di altre donne – come Silvia mi repellono i sacrifici economici, i disagi del corpo e l’atteggiamento delle mamme, a volte. Anzi, sono terrorizzata abbastanza dalle neomamme del 2013, che sanno tutto di tutto, che decidono al posto dei medici, che la maternità non è la cosa più vecchia del mondo.

Mentre,  ad esempio, motivazioni diverse perché non penso  che nonvoler essere madri significhi spesso non avere spiccato istinto materno (ma che le decisioni, i desideri, le scelte superano gli istinti) e non condivido appieno il pezzo sulla fondamentale responsabilità dei figli tutta sulle spalle delle donne. Sarà perché, al contrario di quanto afferma Silvia, mio padre i pannolini me li cambiava, mi teneva per infinite ore tranquillamente, pulisce casa e la divisione dei compiti tra i miei genitori entrambi lavoratori è sempre stata molto paritaria.

Sarà anche perché nel 2013 se è vero che tradizionalmente la donna rinuncia a cose e sta a casa per i figli, un uomo che non rinuncia alla carriera e si può permettere di metterla al primo posto in realtà rinuncia a essere padre appieno. I miei genitori, nel loro piccolo, hanno scelto entrambi strade che gli permettessero di essere a casa insieme, con noi; di non essere senza orari anche quando avrebbe significato più soldi. Avere un figlio ed essere padre non è esattamente la stessa cosa e personalmente credo che chi mette al primo posto la carriera, il lavoro, la propria vita, dovrebbe sacrificare il desiderio di genitorialità, che, dopotutto, è secondo in graduatoria come minimo. Non si può avere tutto dalla vita.

Mi è anche tornato in mente una paginastrappata da Mancarsi di Diego de Silva. Un brano che, nella generale inconsistenza del romanzino, m’è invece piaciuto particolarmente.

Nella scena, Nicola realizza che desidera un figlio e lo comunica, felice, alla moglie. E lei gli risponde con un dato di fatto deciso, scelto, compiuto, assoluto, non destinato ad obiezioni: ha deciso che “non ho voglia di fare la madre, non è per me. Non voglio dedicare la mia vita a un bambino.” E Nicola risponde “Ah,” e basta. Solo “Ah”. Mentre pensa che…

“Ma che cazzo stai dicendo? Come ti permetti di parlarmi così? Non sono venuto a comunicarti il trasferimento in un’altra città e a chiederti di seguirmi (e se anche fosse, non potresti liquidare la faccenda come se non fosse un tuo problema); ti ho appena detto che voglio un figlio, un figlio nostro, sono tuo marito, trattami con cura, dimmi sì o no nei modi giusti, non restare lì seduta, alzati in piedi, preoccupati, angosciati, chiediti se a partire da questo momento s’è aperta una crepa fra di noi, ripensa a quello che ti ho chiesto o almeno dimmi che lo farai, parliamo di questa tua indisponibilità a dedicare la tua vita a un bambino (hai detto così, no?), e se permetti anch’io avrei qualcosa da dire al riguardo, perché non mi piace affatto la tua risposta, anzi, mi irrita, mi offende quel tono inappellabile e non capisco le tue ragioni, spiegami per quale motivo non potresti dedicarti a un figlio, si può sapere chi ti credi di essere, e soprattutto, il fatto che sia venuto a comunicarti un simile desiderio non ha nessuna importanza? Non ti chiedi come mi sento?
Santo Dio, non la sopporto più la tua sincerità, la tua buona fede, la pacatezza con cui t’imponi e scegli, la tua chiarezza di idee su come vuoi che sia fatta la tua vita. Non ti fai nessuno scrupolo nel ribadire continuamente i confini della tua persona.”

Childfree – Sono un mostro, non voglio avere figli
Silvia Pillin
Autopubblicato
[Formato Kindle]
0,97 euro



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