E’ stato fatto molto rumore sul terrorista Anders Breivik, il fanatico che ha ucciso il mese scorso in Norvegia ben 77 persone con una terribile furia omicida, quando si è saputo che si dichiarava “cristiano”. Tutti, giustamente, hanno sottolineato l’incredibile incoerenza. Pochi hanno detto che nei suoi deliri arrivava a minacciare Benedetto XVI e il cattolicesimo e dichiarava la sua mancanza di un “rapporto personale con Gesù Cristo e Dio”. Un cristiano dal punto di vista culturale, sociale, non certo per fede.
Tuttavia esistono moltissimi non credenti, ma cristiani, disposti ad allearsi con i credenti per promuovere una rinnovata identità cristiana dell’Europa. Ne ha parlato in questi giorni “The Huffington Post”, il blog più visitato al mondo. Viene ricordata la giornalista italiana Oriana Fallaci, che ha trascorso i suoi ultimi anni prima della morte, avvenuta nel 2006, a inveire contro l’immigrazione islamica che, a suo avviso, stava trasformando il continente in quello che lei chiamava “Eurabia”. La Fallaci amava definire se stessa come un’ “atea cristiana”, ritenendo che il cristianesimo avesse fornito all’Europa una sorta di baluardo culturale e intellettuale contro l’Islam.
Si parla poi dello storico scozzese Niall Ferguson, che si definisce “un inguaribile ateo”, ma è anche un esponente di primo piano nell’invocare il ripristino della cristianità perché, come afferma, non sarebbe sufficiente la “resistenza religiosa” dell’Occidente nei confronti dell’ Islam radicale. Si cita anche il filosofo e politico italiano Marcello Pera, non credente, il quale ha tenuto nel 2004 una serie di conferenze con l’allora cardinale Ratzinger, sulla loro visione comune della necessità di ripristinare l’identità cristiana in Europa per combattere sia l’Islam che la degenerazione morale. Benedetto XVI ha anche scritto la prefazione al suo libro “Perché dobbiamo dirci cristiani” (ispirato dal celebre “Perché non possiamo non dirci “cristiani”, del filosofo laico Benedetto Croce) che promuove la tesi di Benedetto XVI sul fatto che la civiltà occidentale possa salvarsi a patto che si viva “come se Dio esista”, sia che uno sia credente o meno.
La moderna crociata per la cristianità da parte dei non credenti, continua l’articolo, tende a trovare le proprie radici nel timore nei confronti dell’immigrazione musulmana, ma sarebbe anche alimentata dalle preoccupazioni per il deterioramento della cultura europea. Per alcuni atei, il mantenere l’identità europea sarebbe un motivo sufficiente per mettere da parte la lunga inimicizia tra loro e le chiese, e i credenti, che risale ancora al secolarismo dell’epoca dei Lumi e all’anti-clericalismo della Rivoluzione francese.