Al Pd è andato principalmente il sì al finanziamento pubblico dei partiti, a Berlusconi e ai suoi l’affossamento delle intercettazioni telefoniche, la richiesta di un limite più stringente per la durata delle indagini, l’inappellabilità delle sentenze di assoluzione e dulcis in fondo la creazione di un Csm di seconda istanza di nomina partitica e presidenziale. C’è da rimanere allibiti: di fronte a un Paese sempre più insofferente del marciume espresso dalla classe dirigente, i saggi di casta rispondono con un documento destinato a rendere ardua la scoperta dei reati commessi dai politici e colletti bianchi, ma anche impossibile la loro punizione e sempre più difficile la diffusione di notizie al riguardo. Insomma la presa in giro della legge anti corruzione ideata dalla Severino per favorire la corruzione, non è stata sufficiente: si consiglia una sostanziale e tombale impunità.
Il presidente Napolitano, pronubo di tanta saggezza, riconosce ” la serietà del lavoro compiuto” e auspica che le posizioni comuni trovate divengano terreno di dialogo e d’intesa per le forze politiche nonché stella polare dell’azione del prossimo presidente che evidentemente si augura venga scelto da chi potrebbe appoggiare un tale programma. Altro che fare il nonno, come impudentemente la stellina Lombardi si è permessa di consigliare all’inquilino del Quirinale. Lasceremmo che un bimbo subisse una tale influenza? Roba da telefono azzurro. Certo è sconcertante che un presidente, negli ultimi giorni del suo mandato ricerchi con tanta pervicacia l’ultimo tassello di una damnantio memoriae anche attraverso tutta quest’aria fritta che ammorba l’aria con la sua fumosità. A meno che il documento