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Quel che porto a casa da Perugia #ijf12

Creato il 02 maggio 2012 da Paz83

Quel che porto a casa da Perugia #ijf12Finalmente riposato e con qualche ora di sonno in più alle spalle butto giù qualche riga veloce sull’esperienza fatta al Festival internazionale del giornalismo di Perugia.

Siamo partiti martedì io, Maria Petrescu e Jacopo Paoletti (il team di Intervistato.com al completo) ognuno dalla sua zona di provenienza, rendezvous a Perugia. Giusto il tempo di posare i bagagli e alle 20 eravamo già seduti attorno ad un tavolo con il resto dello staff social media, un manipolo di uomini e donne coraggiosi reclutati da Arianna Ciccone e che per lo più non si erano mai incrociati nella vita reale.

Una squadra di varia umanità talmente assortita e diversificata che a guardarla probabilmente nessuno ci avrebbe scommesso, tranne Arianna. E infatti ha avuto ragione. Una squadra che si trovava ad agire di concerto per la prima volta e che a conti fatti ha spaccato il culo ai passeri.

Esperienza umana e relezioni: questa è la prima cosa che mi riporto a casa. Le relazioni, le amicizie, le confidenze, il rapporto diretto con le persone che ho incontrato e con cui mi è capitato di collaborare. Non le cito per citarle tutte, altrimenti finirei per dimenticarne qualcuna anche se non volontariamente.

Quel che porto a casa da Perugia #ijf12

Esperienza formativa: perché non si nasce imparati e nella vita ogni step che ti si presenta davanti deve essere sfruttato al meglio e affrontato con umiltà, per apprendere e consolidare la propria esperienza. E nella settimana Perugina del giornalismo di cose ne ho imparate un sacco. Dal lavorare in un macro team di sconosciuti alla pressione dei tempi stretti.

Quando siamo partiti per il festival noi di Intervistato avevamo un dubbio: saremmo riusciti a gestirci come squadra in una situazione di pressione e con i tempi stretti inseriti in un contesto che prevedeva la coordinazione con altri soggetti? Dopo tutto era la prima volta che affrontavamo una cosa del genere, fino a quel momento tutto era sempre successo via web, ognuno da casa sua con i tempi e i modi del caso. Ammetto che all’inizio del secondo giorno almeno il sottoscritto era dubbioso, ma alla fine rimboccate le maniche sono stati i risultati a parlare.

Secondo la questura: come in tutti i grandi eventi la polemica da bar è dietro l’angolo e la annoto più come fenomeno pop retorico che per altro. I numeri vanno da un massimo di 50.000 presenze secondo Repubblica ad un minimo di pochi sfigati secondo il cazzone della porta accanto. Magari la via sta nel mezzo, come in tutto. Il punto sta sempre nell’equilibrio tra quantità e qualità e a #ijf12 direi che l’obiettivo è stato centrato. Qualcuno ha polemizzato (seduto comodamente a casa sua davanti al pc) sulla retorica autoreferenziale degli interventi e nel complesso della manifestazione. Peccato, perché al di la degli interventi e delle figure pubbliche che sono intervenute (ognuna responsabile di ciò che ha detto nei panel) dietro all’evento c’era lo sforzo di decine di giovani che dalle 9 di mattina ad oltre le 9 di sera si impegnavano affinché anche polemisti di turno potessero fruire il materiale su cui poter polemizzare. Ecco, se lor signori tra una polemica e l’altra avessero sprecato almeno una parola di elogio in tal senso ne sarebbero usciti meglio.

Giocare non è mai male: molti, io compreso, grazie a #ijf12 hanno potuto “giocare con il giornalismo”, e lo dico nell’accezione più positiva del termine giocare. Giocare è il miglior modo per apprendere, capire. In questo senso giocare con il giornalismo aiuta a capirne lo sforzo, il sacrificio, il lavoro che c’è dietro, il suo valore sociale e civile e di conseguenza ne innesca quel rispetto che troppo spesso viene a mancare.

Dovevano essere poche righe, sono qualcosina di più ma ne farete una ragione. E’ una sintesi nemmeno troppo approfondita di questa settimana. Una sintesi in cui mancano le cene a tarda ora, le birrate a notte ancora più tarda, il sonno, i sorrisi, i momenti no e quelli si che sono poi le sfumature di un quadro tanto elaborato quanto prezioso a disposizione di un pubblico che, mi auguro, nel 2013 sarà ancora più numeroso.


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