Tra i chiamati in causa, qualcuno è rimasto silente, altri hanno fatto orecchie da mercante e altri ulteriori hanno risposto…
Purtroppo, questo è il ruolo scomodo di una Chiesa che ha sempre condizionato, se non guidato, parte della politica italiana. Nel bene e nel male. Alla ricerca di un equilibrio tra l’affermazione di un potere d’influenza secolare e interessi lobbistici. Tanto il clero sbaglia quando pretende di dettare ed imporre regole cattoliche alla società italiana, quanto lo stesso clero ha ragione nel ricordare e nel proporre principi e valori che appartengono, o dovrebbero appartenere, a rappresentanti di istituzioni democratiche.
Oggi, però, non è ieri. La prima repubblica si è ispirata alla cristianità con la giusta devozione di una complicità valoriale che non era comportamentale, ma si eleggeva a modelli ideali di società e di governo.
La seconda repubblica, al contrario, è la figlia illegittima di un sistema decadente che, nel silenzio complice di gonne maschili, ha trovato l’accesso per infettare e indebolire una struttura di Stato frastornata dai tuoni di scoppi illegali.
Così la Chiesa serve alla politica, per autolegittimarsi, facendo finta di affermare principi che, nel libertinaggio imperiale, nessuno rispetterà. Al tempo stesso, la Chiesa non serve, per cui deve tacere, quando dal sonno ipnotico delle proprie pene, si ricorda della propria esistenza.
Per cui va bene quando scende in campo, per affermare il consenso degli stolti. Per cui non va bene, quando si esprime per screditare la droga da cui è assuefatta e dipendente.
Non può stupire se la risposta politica chiami in causa la “pedofilia”, così come ha fatto la Lega Nord. O se si faccia riferimento a frasi del tipo “chi è senza peccato scagli la prima pietra”. Ma non è questo il punto.
La vera questione morale, che riguarda tanto la Chiesa quanto lo Stato, non è nell’indecenza dei costumi. Ma nell’assenza di visione, che appartiene al Clero e alla Politica.
Una voce libera, che non sia osannabile e rinnegabile al tempo stesso, dovrebbe essere aperta al dialogo e al riconoscimento delle diversità che caratterizzano le società contemporanee. E’ qui che si gioca la vera partita tra Chiesa e Stato, tra affermazione del piano dell’etica su quello della morale.
Nessuno è privo di peccato, ma tutti siamo chiamati in causa nel definire un nuovo modello sociale che non può più essere strutturato sull’affermazione di elementi culturali dominanti. E’ la diversità il nuovo elemento aggregante che non può prescindere dallo strumento del dialogo per la sua comprensione.
In assenza di un nuovo risveglio, lo scacco di Pietro non finirà con la normalizzazione del comportamento del politicante inebriato dall’odor di fanciulla.