IL LAMPO
E cielo e terra si mostrò qual era:
la terra ansante, livida, in sussulto;
il cielo ingombro, tragico, disfatto:
bianca bianca nel tacito tumulto
una casa apparì sparì d’un tratto;
come un occhio, che largo, esterefatto,
s’aprì si chiuse, nella notte nera.
Giovanni Pascoli
Giovanni Pascoli
Il poeta che hai sempre amato, Giovanni Pascoli, in questo giorno, 25 gennaio, tanto particolare. I versi di questa poesia, IL LAMPO, tratta dalla silloge MIRICAE. Un giorno d’inverno quando la terra e il cielo si mostrano nudi agli esseri viventi tutti. Un cielo grigio, ingombro di nubi che presto scateneranno la tempesta e la terra dura, arida, percossa. Gennaio è un mese impietoso, forse il più rigido dei mesi dell’anno. Eppure quando il sole fa capolino da una nuvola appena mite diventano la terra e il cielo; liete le ore trascorrono fino a sera. E la notte, lunga e nera, sarà un attimo soltanto vissuto sul cammino lineare dei sogni.
Ricordi i giorni trascorsi? Anni ormai lontani, momenti in cui voci care si disperdevano nell’aria tersa e fredda? Dolce era la nostra casa; dolce, comprensivo e aperto al mondo e ai suoi accadimenti chi vi abitava. Potremo mai dimenticare il tocco lieve di una carezza sulla guancia? Un bacio sulla fronte? Una favola raccontata poco prima di rimboccare le coperte e di augurare la buonanotte? Tutti i nostri cari dormono il sonno della morte, ormai da tanto di quel tempo che la fisionomia dei loro volti sfuma lentamente anche nel ricordo più tenace e resistente. Avranno gioito e insieme sofferto in questo giorno, non ancora consci del potere terribile del Fato sulle nostre vite. Non ero ancora qui prima del volgere misterioso degli eventi; sono ancora qui dopo il tumulto che ha travolto l’andare oscuro degli eventi.
Francesca Rita Rombolà