Einstein è noto per le sue teorie, ma forse è conosciuto soprattutto per l’aurea di genialità che il suo nome evoca. Einstein è la “mente” per eccellenza, lo studioso le cui speculazioni, complicatissime, vengono considerate fuori dalla portata della maggior parte della gente.
Vista in quest’ottica, sorprende la scelta di Jennifer Berne e Vladimir Radunsky – autrice americana appassionata di scienza la prima e raffinato illustratore dai natali russi il secondo, di dedicare un albo per bambini – addirittura per quelli in età prescolare o poco più – esattamente a “Quel genio di Einstein”. Libro pubblicato da pochissimo in Italia dalla casa editrice Donzelli.
Stupisce ma solo superficialmente. Perché infondo, a ben pensarci – e dopo essersi immersi nella delicatissima e piacevole lettura dell’opera – la mente bambina è quella che più si avvicina alle mente scientifica. In che senso? Semplice: nella capacità, nel desiderio inesauribile di porsi domande, e di cercare codici, più o meno fantasiosi, per l’interpretazione del reale.
Un bambino che cresce guarda, osserva, sperimenta, deduce, in maniera molto più efficace e continuativa rispetto agli adulti che lo circondano, perfino di quelli che si pongono come insegnanti.
E il genio, la potenzialità per sapere e scoprire, per compiere ricerche ed avere successi in grado, forse, di cambiare il mondo, risiede in primo luogo nel non perdere, avanzando con l’età, questa capacità.
Nel continuare a porsi domande e cercare, incessantemente, le risposte (“Quello che conta è non smettere mai di farsi domande. La curiosità ha la sua ragione di esistere”).
Su questo concetto – a mio parere fondamentale ed incredibilmente importante da passare ai bambini – si basa l’albo, che ripercorre, con accuratezza ma con semplicità, e con uno sguardo costantemente attento alla percezione del piccolo lettore, la vita di Albert Einstein.
Dalla sua nascita, serena in una famiglia amorevole, al suo essere un bambino diverso dagli altri, poco precoce col linguaggio ma molto riflessivo ed osservatore.
Uno scolaro fuori dal branco, curioso, in un’epoca in cui la disciplina contava ed era apprezzata sicuramente di più della vivacità intellettuale.
Parla così di forza gravitazionale, di atomi, di luce, di movimento, di tempo e spazio, di forze che operano nell’universo, di applicazioni pratiche, arrivando perfino alla teoria della relatività.
Aspetti chiave come il pacifismo, l’incredibile capacità teorica, la fantasia e – giustamente – la famosa formula E = mc2.
Ciò che emerge, alla fine della lettura, è la sensazione di essersi avvicinati, in punta di piedi, ad un uomo straordinario. Per le sue scoperte, sì, ma anche, e soprattutto, per la sua umanità.
Il libro non tace sulla stravaganza di Einstein, sul suo anticonformismo, sulla fedeltà ai suoi ideali, sulla potenza della sua immaginazione. Racconta dell’amore per la musica, per la barca a vela, perfino per le scarpe portate senza calzini e per i maglioni sformati!
Ai lettori resta l’idea di un personaggio quasi “familiare”, simpatico, tenero, strampalato a volte, con qualche vezzo infantile.
Non è il professorone ad emergere, né il cattedratico, tantomeno lo scienziato altero, bensì qualcuno la cui via potrebbe appartenerci, e, visto che sono tante ancora le domande cui dare risposta, il bambino di oggi potrebbe diventare il genio di domani.
Le illustrazioni di Radunsky, al pari del testo, sono delicate ma impressive. Con un tratto rapido, scanzonato, quasi nervoso, ma che si fa dolce nei volti e negli occhi espressivi.
Pochi i colori, pacati, molte le suggestioni, a ben rendere bizzarrie e profondità, speculazioni mentali e gaiezza.
(età consigliata: dai 5 anni)
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