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Fu un giorno di quelli nuvolosi, con il sole timido ma presente, che a sprazzi trovava spazio tra i cumuli d'ovatta illuminando tetti e strade - disse il saggio, con la sua tipica voce rauca - e fu un giorno importante: le nazioni scomparvero. Così, da quel giorno scomparve l'Italia, il Canada ed il Ghana, ma non sulla cartina geografica, non di terra e popoli, ma scomparvero quei confini amministrativi, quelle linee disegnate da guerre e sangue, da padroni e commercio, le linee dei cartografi, spesso non di monti e fiumi ma dritte, spezzate, irregolari, senza senso; e scomparvero le dogane, barriere, confini, divieti. E scomparvero anche il Laos e la Danimarca e il Messico. Fu un giorno strano, perché di colpo un parigino poteva vantarsi del Colosseo e un australiano vergognarsi delle guerre civili in Congo, un argentino si sentiva fratello di un cinese e un finlandese aveva voglia di proteggere l'arte ed i musei di Baghdad. Tu pensa, di colpo, scomparve anche il concetto di emigrante, né emigranti né immigranti, tutti uguali, cittadini del mondo che finalmente trovava il suo equilibrio naturale. Non si poteva più parlare di brain drain, di fuga dei cervelli, non c'era nessuna fuga, c'era solo uno spostarsi da un posto ad un altro. E scomparvero anche la Grecia, la Bolivia e l'India. Nessuna patria, nessun patriottismo, solo l'amore per questo mondo e la coscienza di volerlo migliorare. Anche i fascisti scomparvero, non c'era nessuno sciovinismo da esaltare, nessuna razza da odiare o perseguire, nessun nemico. E tutti i debiti dell'Africa, tutto il neocolonialismo moderno scomparve, non c'era più bisogno di riparare immense somme di denaro mai esistito, di violenze e manovre secolari. Tu pensa, un mondo senza quell'idea di nazione, di appartenenza a un pezzo così piccolo di mondo quando il mondo è tutto lì, per tutti e di tutti. Non scomparve la diversità dei popoli, le culture, le lingue e le religioni, ma soltanto la voglia di difendere questo luogo e non quello, di amare questo panorama di una spiaggia portoghese e non quello di montagne tibetane, la credenza che esistano soltanto le mura di casa, della propria città e del proprio alfabeto, ignorando tanto altro, tuo, mio, nostro. Tu pensa, quel giorno finalmente capimmo tutto, capimmo tutti quanto insulse e insensate erano quelle propagande d'odio e superbia, capimmo che non c'era migliore se altrove esisteva ancora chi non poteva sopperire alle necessità basilari, capimmo quanto tempo avevamo sprecato fino ad allora e quanto c'era da migliorare, scoprire, condividere ed amare.
I ragazzi ascoltarono tutto silenziosi e affascinati, qualcuno con la bocca aperta in attesa della fine, altri con gli occhi chiusi ad immaginare. Poi uno di loro interruppe per una domanda importantissima.
lo sciocco: E i mondiali di calcio?