Anche la stampa di area cattolica ha commentato il suicidio e le reazioni delle associazioni Lgbt. Sulla Nuova Bussola Quotidiana si titola “Giovane suicida, sciacalli in azione” e per Riccardo Cascioli «la notizia del suicidio è piegata a strumentalizzazioni e interessi ideologici». Continua Cascioli: «Se a suicidarsi è una persona qualsiasi viene liquidata in poche righe di cronaca, qualcuna in più se si creano problemi alla circolazione gettandosi sotto il metro o sotto un treno. (…) Se a togliersi la vita è un giovane gay o presunto tale, ecco allora che le stesse paginate e servizi vengono spesi per incolpare l’intera società di omofobia e i politici per non avere provveduto ad approvare una legge che punisca severamente ogni discriminazione nei confronti degli omosessuali. Insomma il suicidio conta se serve per promuovere l’eutanasia o le leggi pro-gay». Per il giornalista «intorno al tragico fatto di cronaca si è scatenata la ormai solita cagnara di chi invoca la legge contro l’omofobia e vorrebbe ridurre al silenzio – magari con il carcere – chi prova semplicemente a dire che un conto è condannare bullismo e violenze (che vanno sempre condannate) e un altro proporre norme che puniscano il reato di opinione, inclusa la contrarietà a concedere il matrimonio tra persone dello stesso sesso».
Insomma l’omofobia non sarebbe una causa a spingere gli omosessuali al suicidio e – sempre sulla Nuova Bussola Quotidiana – in un articolo di Frank Doyle precedente al suicidio del ragazzo romano si arrivava a sostenere che «la causa della maggior suicidalità di soggetti con tendenze omosessuali sia da attribuirsi perlopiù a frustrazioni nella vita di coppia (gelosie, infedeltà) che non alla “persecuzione omofobica”» e quindi «non solo l’omofobia sociale non ha nulla a che fare con la suicidalità GLBT; ma pare che il matrimonio omosessuale aumenti il tasso di suicidi tra la popolazione omosessuale». Ragion per cui «Il modo migliore per contrastare i suicidi tra la popolazione con tendenze omosessuali sarebbe dunque quello di vietare le unioni ed il matrimonio omosessuale». La conclusione dell’articolo è lapidaria: «Chi vuole l’approvazione delle leggi anti-omofobia e per il matrimonio gay non può dunque sfruttare (cinicamente) i frequenti suicidi che avvengono nel mondo GLBT; essi indicano infatti una sofferenza profonda che non è causata dall’omofobia o dal mancato riconoscimento di alcuni “diritti”».
Il sito del settimanale vicino al movimento cattolico di Comunione e Liberazione Tempi non trova di meglio che pubblicare un intervento di un fantomatico (ed inverosimile) omosessuale (tal Eliseo del Deserto) che offre la sua interpretazione del tragico gesto: «Sono stato vittima di omofobia, ma non ho mai pensato di uccidermi per questo. Non è il fatto di essere omosessuale, certo quando uno scopre di esserlo è una tragedia. Tante volte l’omosessualità nasce proprio dal disprezzo di sé, dal rifiuto di identificarsi con la propria identità maschile che si percepisce come negativa. Si ha paura di essere maschi e dei maschi. Fondamentalmente ci si ritiene inferiori». Eliseo oltre che anonimo è anche psicologo.
L’agenzia Zenit dell’istituto religioso cattolico dei Legionari di Cristo ospita un comunicato della Manif Pour Tous Italia che oltre ad esprimere «le più sentite condoglianze e vicinanza ai genitori» del ragazzo continua «a ribadire l’importanza della libertà d’espressione» sottolineando che «è importante non strumentalizzare quanto accaduto». Così l’associazione conclude il comunicato: «Dopo questa tragedia, e in un momento così delicato, chiunque griderà alla corsa verso leggi inique e lesive della libertà di espressione non farà altro che nascondere un problema, creandone uno nuovo, altrettanto pericoloso».
Non poteva mancare la presa di posizione dell’organo della Conferenza episcopale italiana Avvenire che titola “Ragazzo gay si uccide, la propaganda si rivitalizza”. Per Giovanni Ruggiero «questa morte è stata subito utilizzata per chiedere presto la legge sull’omofobia» e quindi «la tragedia viene così adoperata senza tanti scrupoli per ogni richiesta».
Insomma la linea dell’area cattolica è: pietà per il ragazzo suicida ma non strumentalizzare la vicenda per una legge contro l’omofobia.
Senza andare molto indietro nel tempo nel dibattito in atto sulla legge contro l’omofobia, un’altra vicenda è stata oggetto di strumentalizzazione da parte dell’area cattolica: l’intervento dell’imprenditore Guido Barilla al programma telefonico La Zanzara in cui aveva affermato che non avrebbe mai messo una coppia gay in un suo spot preferendo la famiglia tradizionale e che gli omosessuali avrebbero potuto comprare altre marche di pasta. Dopo questo intervento tante sono state le proteste da parte delle associazioni Lgbt e nel web era stata lanciata una campagna per boicottare i prodotti del gruppo Barilla. Alla fine – dopo le scuse dell’imprenditore – è arrivata la pace con i movimenti per i diritti degli omosessuali. Nonostante la “vicenda Barilla” sia stato uno scambio dialettico (anche se acceso) di opinioni e critiche, l’area cattolica non ha mancato di strumentalizzare – con toni molto accesi – la vicenda per opporsi alla legge contro l’omofobia.
Sulla Nuova Bussola Quotidiana si titola “La lobby gay all’assalto del Mulino Bianco” e Rino Cammilleri scrive: «Prepariamoci, noi cattolici, tacciati di “omofobia”, a un periodo di persecuzione. Ci siamo abituati: sempre le minoranze agguerrite e instancabili l’hanno avuta vinta e hanno imposto la loro dittatura sugli altri. Solo che le dittature giacobina, nazista e sovietica erano tetramente serie. Quella che si prepara è invece grottesca, e ritrovarsi in galera perché contrari alla “famiglia arcobaleno” sarà quanto meno imbarazzante da raccontare ai posteri».
Il presidente del Forum Associazioni Familiari Francesco Belletti interviene anche dalle pagine di Avvenire: «La vicenda dimostra che non si tratta più di difendere persone oggetto di violenze e discriminazioni. Al contrario si tratta di difendere la libertà di pensiero e di parola nel nostro Paese. Il disegno di legge sulla “omofobia” approvato dalla Camera e che ha appena iniziato il suo iter al Senato limita fortemente la libertà di espressione. Si rischia una vera e propria legge-bavaglio. Non si potrà nemmeno più difendere la Costituzione, né il diritto-dovere dei genitori di educare i figli in base ai propri convincimenti, non si potrà nemmeno dichiararsi a favore dell’esistenza e della preferenza di “padre” e “madre”».
Sempre Belletti interviene anche su Zenit: «Il vero tema è questo: gli attacchi a Barilla sono solo la prova generale di quello che succederà se verrà approvata definitivamente la legge contro l’omofobia che la Camera ha sciaguratamente votato. Quanti potranno affermare, da liberi cittadini, la propria libera opinione su cosa è famiglia, senza essere portati in tribunali, giudicati e condannati da giudici “politicamente super corretti”? Peraltro siamo certi che le condanne saranno eseguite immediatamente, e le porte del carcere e i periodi di rieducazione e di lavori socialmente utili, che anche questa legge prevede, saranno immediati e tempestivi».
Zenit ospita anche il commento di Filippo Campo, responsabile dell’associazione (semisconosciuta) Sos Ragazzi: «Quanto sta accadendo a Guido Barilla è solo un esempio molto esplicativo della deriva cui potremmo andare incontro qualora dovesse mai essere approvato il disegno di legge sull’omofobia. Nessuno sarà più libero di dire quello che pensa e di preferire la normalità della tradizione».
Alla fine Guido Barilla ha deciso di scusarsi per le sue parole e questo “dietrofront” non è di certo piaciuto all’area cattolica: su Tempi si titola “Ha vinto l’inquisizione” riportando il comunicato dell’imprenditore mentre è più sviluppato il commento di Riccardo Cascioli sulla Nuova Bussola Quotidiana.
Secondo Cascioli le scuse di Barilla sono la «testimonianza più drammatica della catastrofe sociale, culturale e giuridica che stiamo vivendo» e tirando in ballo addirittura Mao scrive di una «rieducazione» messa in atto con un «bombardamento mediatico scatenato dalla lobby gay».
Continua Cascioli: «Così adesso Grillini è disposto a ricevere il “pentito” Barilla nel suo ufficio in Regione. Hanno piegato il nemico, adesso lo vogliono vedere strisciare ai loro piedi e farsi pagare un bellissimo spot che magari farà perdere quote di mercato alla Barilla (le famiglie vere contano più dei gay al supermercato) ma che sarà il trionfo dell’ideologia gay, il trionfo della violenza e dell’arroganza». Ovviamente non poteva mancare il riferimento alla legge contro l’omofobia: «Non è ancora chiaro che c’è una minoranza violenta e arrogante che detta legge e di cui siamo tutti ostaggio? Affermare che la famiglia è fondata sul matrimonio tra uomo e donna è diventato un crimine (…). Non è ancora chiaro che la legge sull’omofobia non c’entra niente con le presunte violenze contro gli omosessuali, ma è soltanto un tassello nel consolidamento di una dittatura gay?».
Simone ha deciso di lanciarsi dall’undicesimo piano di un palazzo romano e prima di farlo ha deciso di scrivere queste parole: «L’Italia è un paese libero ma ci sono gli omofobi. Chi ha questi atteggiamenti deve fare i conti con la propria coscienza. Sono omosessuale, nessuno capisce il mio dramma e non so come farlo accettare alla mia famiglia. Gli omosessuali vengono tenuti fuori da tutto. Mamma e papà vi chiedo scusa, ma non posso più vivere. Non ce la faccio ad andare avanti, non sto bene». Anche davanti alla morte di un ragazzo per l’area cattolica non bisogna “strumentalizzare” la vicenda e chiedere una legge che contrasti l’omofobia mentre – nel caso ci sono solo delle libere critiche a libere opinioni espresse da un imprenditore – bisogna dare “fuoco alle polveri”. Amen.
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