Quella messa della festa del volontariato che non fa più discutere: il confronto fra cultura laica e cattolica perde passione. Daniela Polenghi: “Le questioni legate alla laicità sono altre, non questa: in Italia ci sono leggi che non passano mai!”

Creato il 07 settembre 2012 da Cremonademocratica @paolozignani

Daniela Polenghi, già assessore provinciale ai servizi sociali, di battaglie ne ha compiute parecchie, è stata vicina anche a Margherita Hack nei Comunisti Italiani (la Hack ora è in Democrazia Atea), ma per questa volta cambia stile. “La messa nel programma del volontariato l’avranno chiesta delle associazioni che si riconoscono nella Chiesa cattolica. Le proposte delle associazioni entrano nel programma, che è ricco e variegato”. Laicità che vien meno? “No, affatto. Non si celebra una messa appositamente per il

Daniela Polenghi, Forum del terzo settore

volontariato: quella inserita nel programma si sarebbe celebrata comunque. Ci va chi vuole. Io no, altri sì: ma chi varca la soglia del duomo compie una scelta propria. Non parlerei di questione laica in questo caso, ma in casi ben più importanti: in Italia ci sono leggi che non passano mai, a differenza di tanti altri Paesi, proprio per quel problema. Stavolta, alla festa del volontariato, non mi pare il caso di farne un problema. La messa delle 11 si tiene comunque, ripeto: ci va chi vuole. Se il centro islamico avesse chiesto di inserire una preghiera musulmana, sarebbe anche quella nel programma”. La ricchezza è la forza della festa, d’accordo.

Ma allora perché allora banalizzare la religione? C’è la messa alle 11 di domenica: bene, può essere inserita nel programma di qualsiasi festa, anche di quella del Torrone! Andare a messa? Non è una scelta impegnativa? Diventa un’opzione del programma. Ci sono volontari laici? Non ci badano più di tanto – alcuni sì, infatti noialtri Corsari non la smettiamo perché il mugugno, il sordo brontolio laico c’è. C’è ma il gorgoglio in gola non esplode né si tramuta in parola. Il cupo umor nero rimane sullo sfondo. “Scusi, anche lei borbotta? E perché non esplicita?” vien da chiedere.

Gli ambiti della Chiesa e dello Stato dovrebbero, secondo lecita e corsara opinione, essere nettamente separati, altrimenti si crea quella confusione che alla Chiesa piace tanto.

Anni fa l’incontro delle culture cattolica e laica era salutato come un’innovazione di ampio respiro, come una sorta di ossigenazione, di caduta di un muro italiano, o almeno di mezzo muro. Oggi non sembra aver dato grandi risultati, travolto dalla confusione dell’era berlusconiana, dalle trite contrapposizioni, dalle voglie di conquista di un’identità forte, culturale o locale, e dal neomaccartismo di questi anni senza riforme. La Festa del Volontariato poteva rientrare in quello spirito – è sempre una Festa di grandissimo valore, che merita massima attenzione – oggi però il dibattito sembra meno frizzante, assume aspetti economici, legati alle urgenze di oggi, ma l’humus culturale pare infiacchito. Il volontariato non si è perso per strada di certo: l’associazionismo rimane la perla preziosa di sempre, con la sua varietà di associazioni di ogni genere, e anzi assumerà un ruolo sempre più importante, visto che la pubblica amministrazione recede per i noti motivi tossendo spread e subendo tagli in tutti i settori. Il volontariato esprime responsabilità e voglia di partecipazione, impegno, serietà. Questo è il gran pregio dei gruppi e delle associazioni, ma quell’incontro fra culture ha… abortito, vien voglia di dire.

Per forza. I cattolici si sono arroccati nelle lobby, si sono spalmati nei partiti (Acr per lo più da un lato, Cielle dall’altro, ad esempio), si sono ridotti a sacche di voti: effetto del declino della politica. E i laici? Le forze socialiste? Si possono ancora chiamare “forze”? Con Renzi vicino a Comunione e Liberazione?

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