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Bello, il nuovo disco dei The Drums. Davvero. Realizzato con classe, anzi con grazia e innegabile Portamento, come annuncia il titolo stesso. Eppure manca qualcosa. Sì, manca qualcosa, ma cosa? Proprio non lo so. È una sensazione di quelle strane, come quando la mattina vi svegliate, uscite di casa e avete come l’impressione di non aver fatto qualcosa. Un tarlo che vi si annida in testa e poi all’improvviso vi rendete conto di non aver mangiato niente a colazione, di non aver fatto la doccia e di non esservi nemmeno vestiti. Ed ecco anche spiegato perché tutti per strada vi guardavano in maniera strana. Mai provata questa sensazione?Eppure nel nuovo dei The Drums sembra non mancare proprio niente. Nada.Ci sono i testi che rimangono impressi come slogan come “And I believe that when we die, we die,” dell’iniziale Book of Revelation.Ci sono le melodie a presa rapida che ti ritrovi a canticchiare quando hai la testa tra le nuvole. Ovvero sempre.Ci sono i ritmi leggermente danzerecci che ti fanno muovere il piedino a tempo ah yeah ma sei così scordinato da non riuscire ad andare proprio a tempo.C’è un singolo come Money che più irresistibile di così non si potrebbe pretendere, no proprio non si potrebbe.
Eppure manca qualcosa. Sì, ma cosa?Non per trovare il pelo nell’uovo (che modo di dive disgustoso, aggiungevei tva l’altvo), ma di certo manca una sola piccola cosa. Una cosa fondamentale, che dopo un disco d’esordio folgorante difficilmente arriva con il secondo album che è sempre il più difficile nella carriera di un artista, nonostante siano presenti alcuni tentativi di rinnovare la loro formula sonora, come con il basso pesante di Hard to love o le atmosfere spaziali di Searching for Heaven.Cosa manca, or dunque, in questo secondo The Drums?L’effetto sorpresa.Sorpresi?Ecco cos’era quella strana sensazione. E, tanto per controllare, sicuri di avere i vestiti addosso?(voto 7-/10)
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