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Noi siamo infinito- Recensione dei Lettori Estinti

Creato il 17 gennaio 2015 da Blog Dei Lettori Estinti @lettoriestinti

Breve trama

noi siamo infinito
Fra un tema su Kerouac e una canzone degli  Smiths, scorrono i giorni di Charlie, un adolescente per niente ordinario. L’ingresso nelle scuole superiori  lo lancia in un vortice di prime volte: la prima festa, la prima rissa, il primo amore. Più portato alla riflessione che all’azione, affida emozioni e turbamenti a una lunga serie di lettere indirizzate ad un amico. Charlie è il confidente perfetto di tutti, quello che non dimentica mai un compleanno, quello che non tradisce mai e poi mai un segreto.  Infine, c’è il suo passato, la morte della zia Helen, alla quale  era molto affezionato.

Noi siamo infinito- Recensione

Questo non è un libro semplice, dal mio punto di vista: non tanto per la forma, in quanto Chbosky adotta un linguaggio scorrevole e da “ragazzo”, quanto per i contenuti.
Il romanzo, in inglese s’intitola The Perks of Being a Wallflower, tradotto in italiano come “Ragazzo da parete”, che era il titolo originale, cambiato poi in “Noi siamo infinito”.  Ammetto, che prima di leggere il libro, sono rimasta un po’ sorpresa da questo titolo e mi sono chiesta: in che senso , da parete?
Leggendo il libro, ho capito a pieno il significato. Ad una festa, un amico dice ad un altro, riferendosi a Charlie:  “Fa da tappezzeria”  e aggiunge, questa volta parlando direttamente a Charlie : “Tu vedi delle cose. Non ne fai parola con nessuno. E riesci a capire le persone.” 

Charlie, infatti, è sempre isolato e non ha mai avuto dei veri amici. Si tiene sempre in disparte, attaccato al muro,  diventando come parte della tappezzeria. E’ la tipica persona che non è popolare, ma  tutti sanno chi è,  perché è strana.  Però ha la virtù di riuscire a capire e sopportare le persone, permettendo all’altro di sfogarsi, senza interromperlo.

Sam, la ragazza di cui è follemente innamorato, gli rimprovera questo atteggiamento, “da ragazzo da parete” , dichiarando che non è onesto con gli altri: secondo lei, infatti, se si annoia ad ascoltare qualcuno,  se non gli và di fare qualcosa che l’altro vuole fare, lui dovrebbe dirglielo e non oscurare la sua personalità, solo per non ferire il prossimo. Non deve essere un ragazzo da parete che vive per accontentare gli altri. Deve anche lui avere il suo spazio, esigere di essere ascoltato e abbracciato, quando ne ha bisogno.

Penso che questo  sia uno dei messaggi più belli che questo romanzo vuole far passare: essere sé stessi è l’atteggiamento più onesto che si possa avere nei confronti delle persone che ci vogliono bene.
Loro devono amarci con tutte le nostre virtù, ma anche con i difetti. Devono riuscire a sopportarci durante le nostre giornate “no”. Ovviamente, questo atteggiamento di “sopportazione” deve essere reciproco.

Sarebbe un mondo bellissimo se tutti riuscissimo a essere noi stessi, accettando anche tutte le sfaccettature delle personalità altrui.

Ogni tanto mi è capitato di sentirmi un po’ <<dà tappezzeria>>: soprattutto, quando sono con persone con cui non ho passioni in comune o che hanno un carattere opposto al mio. Quando ti senti così, tendi a isolarti ed è proprio vero, che per la timidezza e il disagio , cerchi di attaccarti al muro per sentirti parte di qualcosa e  in modo che nessuno possa vederti.  Bisognerebbe solo trovare le persone che ti prendono per mano e ti staccano da quel muro maledetto.

Questo romanzo mi ha condotto verso un’altra riflessione. Charlie, quando è con Sam e Patrick, dice di provare un senso di infinito. Certe volte anche a me capita di sentirmi infinita. E’ difficile da spiegare questa sensazione. Ti senti libera, leggera e la vita ti appare semplice, come un gioco. Di solito, provo questa emozione quando sono con i miei famigliari e amici più stretti, perché penso che con loro posso essere me stessa e mi diverto un mondo quando lascio che tutta la mia personalità esca fuori, come un fiume in piena.

Quando ci sentiamo infiniti, siamo allo stesso tempo con i nostri amici, ma nel frattempo pensiamo a noi stessi perché siamo presenti, sentiamo come nostro quel momento che stiamo vivendo. In quell’istante si vive veramente la vita e la si  sente pulsare dentro.  Lasci semplicemente accadere le cose, senza domandarti dove andrai o cosa farai, di lì a poco.  La sensazione di infinito magari dura poco, ma quei pochi attimi o minuti, ti ricaricano le “pile” e ti fanno sembrare tutto più bello e meno complicato.

Per chiarire meglio il mio pensiero, vi riporto una frase del libro, che personalmente mi è piaciuta molto:

<< Ma, soprattutto, piangevo perché, all’improvviso, mi ero reso conto che ero proprio io quello in piedi, nel tunnel, con il vento che gli sferzava il viso. Non m’interessava vedere il centro della città. Non ci pensavo nemmeno. Perché ero in piedi, nel tunnel. Ed ero presente ,davvero. E questo mi è bastato a farmi provare la sensazione di infinito.>>

noi siamo infinito
Devo confessare che all’inizio questo libro non mi ha colpito molto. Ma proseguendo la lettura mi sono resa conto di come Chbosky sia riuscito a trattare il periodo dell’adolescenza con semplicità, ma allo stesso tempo introducendo molte tematiche pesanti, quali il sesso, la droga, il suicidio e l’omosessualità.

Il finale mi ha commosso  e questo libro mi rimarrà dentro.

Voi, Lettori Estinti, che ne pensate? Fatecelo sapere commentando l’articolo o attraverso la nostra Pagina Facebok 


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