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Quelle librerie che chiudono in silenzio

Creato il 15 novembre 2013 da Altovolume
In questi ultimi tempi si è parlato tanto (nel senso che la gggente si è accorta della crisi che morde il mondo dei libri) delle librerie indipendenti e storiche che stanno cadendo una dopo l'altra, quasi come se fossimo in guerra.
Quelle salite agli onori della cronaca purtroppo sono l'antica libreria Bocca di Milano, la libreria Odradeck di Roma, la libreria Guida di Napoli.
Leggere qui per avere un'idea.
(ps. post lungo)
Su Facebook in molti avevano fatto circolare questa fotografia della Libreria Bocca.

Quelle librerie che chiudono in silenzio

Libreria Bocca:
"La crisi rischia di farci chiudere!
Sostieni la più antica libreria d'Italia regalandoti un libro."

Sul Tropico del Libro poi avevo letto questo articolo interessante, in cui si parla dei problemi delle librerie. Si parla anche della libreria Odradeck di Roma, in crisi, che espone questa scritta fuori dalla libreria:
http://tropicodellibro.it/notizie/librerie-indipendenti-se-vendi-libri-ti-cancello/
Di SOS in SOS si arriva alla libreria Guida di Napoli, dove il caso è un po' diverso.
La libreria napoletana infatti, in breve, ha contratto un prestito alla banca per 4 milioni mettendo come garanzia il proprio patrimonio immobiliare stimato all'epoca a 8 milioni, un patrimonio che oggi, a causa della crisi del mercato immobiliare, vale invece 3,5 milioni. La crisi ha costretto i Guida a chiudere tutte le librerie e a vendere i libri a prezzi stracciati: tutto questo comunque non è bastato e a marzo hanno dichiarato fallimento.
Quelle librerie che chiudono in silenzio
Ora, queste librerie in comune hanno il fatto che c'è stata una mobilitazione, un tam-tam tra la gente per "salvare" le librerie e i loro libri.
Per la libreria di Napoli è stato addirittura fatta una petizione on-line per chiedere al presidente della Repubblica di rimuovere il vincolo del Ministero dei Beni Culturali che impedirebbe a un eventuale acquirente la riconversione dei locali.
Sinceramente leggendo tutte queste notizie ho avuto un moto di fastidio più che di solidarietà verso queste librerie, sopratutto verso la linea di comunicazione utilizzata dalle Librerie Bocca e Odradeck.
Mi infastidisce questa pressione che mettono sul lettore-passante: comprare un libro per fare un favore "a noi e a loro", per salvarli e per farci un regalo.
La mia domanda è: perché dovrei venire da voi a comprare un libro? Cos'avete in più della libreria di quartiere?
Io i libri li compro dove più mi piace, anche on-line, ma sopratutto compro per me stessa, per la mia cultura.
Non compro i libri per salvare qualcun altro dal fallimento, perché allora dovrei comprare libri da tutte le librerie d'Italia. La libreria Bocca non è l'unica che ha problemi con l'affitto, con le vendite, con i clienti, ma è una delle poche che puoi trovare su Repubblica, nelle mille condivisioni di Facebook e in tutti i Blog letterari.
Il caso della libreria Odradeck è diverso, pur avendo adottato lo stesso tipo di SOS ha agito poi diversamente (come scritto nell'articolo di Tropico del Libro).
Non mi piace questo modo di comunicare perché punta sulla carità, sull'assistenzialismo più che sul valore aggiunto della libreria, la storia.
Trovo sleale lanciare simili messaggi perché moltissime altre librerie hanno già chiuso, nell'indifferenza della gente e nel silenzio dei media che accorrono solo quando sei alla fine [ vedi giornali e giornalisti che se magari hai bisogno di far sapere che invece sei vivo ti indicano il listino prezzi: paga e noi parleremo di te, delle tue attività culturali, di quanto sei bravo e metteremo pure le fotografie a colori!].
È giusto che le librerie illustri vengano aiutate (come si auspica da più parti) e che le altre, le non famose, siano invece lasciate a se stesse? 
La libreria Bocca nel 2009 era in crisi per il rincaro degli affitti e ha chiesto un aiuto al Comune che ha risposto con il blocco dell'affitto: questo non è servito di fronte alla crisi, e ora chiede aiuto di nuovo ai lettori. Questa tra l'altro non è la prima volta che lancia il grido d'allarme. Già nel 2011 aveva lanciato una "svendita totale", che non è servito.
La libreria ha provato altre strade per salvarsi, ma di nuovo non sono molto bravi in fatto di  comunicazione: hanno provato ad attivare un servizio di consulenza a pagamento, solo che ti dicono che è a pagamento dopo che ne hai usufruito. 
Se poi aggiungi vari commenti non proprio lusinghieri...
Tutto molto triste e molto vero. Insegnate però anche un po’ di educazione ai proprietari, soprattutto al vecchio che è sempre stato di una scortesia rara. Facile piangere miseria quando si sa che tanto il Comune ti aiuta (è successo con la giunta Moratti figuriamoci se non si ripeteva con Pisapia) e intanto rispondere male ai clienti rifiutandosi di cercare libri online o chiedendo soldi per la consultazione. La pessima fama che si sono creati, con quell’atteggiamento che magari piace solo ai milanesi radical chic, certo non aiuta.
...ti domandi se sia davvero indispensabile salvare questa libreria e non quella che magari si è spostata dal centro-che-più-centro non si può e ha cercato di trasformarsi offrendo altri servizi (a questo proposito mi viene in mente la Libreria del mondo offeso, bellissima libreria milanese con personale gentile e competente, che ha dovuto cambiar sede a causa dell'affitto, oppure la Libreria dei Ragazzi di Brescia, relegata in periferia causa affitto ma che comunque continua a fare bellissime attività per bambini).
Non ho niente contro queste librerie a livello personale, anzi mi dispiacerebbe se l'Italia perdesse luoghi importanti dal punto di vista storico-culturale, tuttavia trovo sbagliato questo atteggiamento e perfino dannoso per il mondo del libro in generale.
Lo trovo sbagliato perché si punta solo sul valore storico-culturale del luogo e non sul valore della libreria in sé: se sono importanti solo i locali, perché non farne dei musei o gallerie allora? Facendo pure pagare un biglietto (e con tanto di bookshop magari).
Lo trovo dannoso perché chi non legge se ne frega di queste cose, anzi si arrabbia: la crisi ha costretto migliaia di botteghe a chiudere senza che nessuno le aiutasse, nei centri storici di diverse città, perché una libreria dovrebbe essere più importante?
Anche una bottega nel suo piccolo fa cultura, mantiene una tradizione e sente la crisi e la concorrenza degli ipermercati. "Cos'ha in più una libreria?" si chiede un non-lettore.
Provate a leggere i commenti a questo articolo su Amazon e le librerie francesi.
Sta alle librerie reinventarsi per reggere la concorrenza, consorziandosi, specializzandosi ed offrendo servizi innovativi. Se invece vogliono arroccarsi nel continuare come se nulla fosse successo, ed invocando leggi a loro protezione, è bene che chiudano.
Le librerie devono inventarsi qualcosa di nuovo, come hanno iniziato a fare altre categorie che la grande distribuzione e l’online avrebbero gia’ dovuto cancellare da tempo se tutto fosse davvero ridotto al semplice costo.
E invece tanti negozi di musica stanno riaprendo, riproponendo addirittura i vinili, ma col valore aggiunto della competenza del negoziante che su Amazon non c’e’. E lo stesso ancora i fruttivendoli, che con le iniziative legate alla qualita’, al km0, al contatto col territorio hanno saputo trovare una nicchia che li rende unici rispetto ai super.
E quindi perche’ non le librerie? Perche’ dare l’illusione che una libreria si possa sostenere facendo pagare ai clienti Amazon qualche euro in piu’? Credono davvero che sia sufficiente a convincere i lettori ad entrare in libreria?

tutti a chiedere protezione per i propri settori ...farmacisti, taxisti, avvocati, ecc… e ora tocca anche alle librerie!?! ma quando saremo tutti uguali?!? almeno nei diritti! Mattia
se leggete un po' di commenti noterete come addirittura Amazon sia visto come dispensatore di cultura invece che le librerie, queste sono anzi viste con astio.
L'atteggiamento da vestali della vera cultura , il gridare "aiuto, salvateci" quando siamo tutti sulla stessa barca non aumenta la simpatia, anzi...agli occhi di chi non-legge sei solo il solito pseudo-intellettuale "che non ha voglia di lavorare". Questo anche a causa del bruttissimo clima in cui viviamo che spinge a una forsennata lotta per la sopravvivenza...comunque chi non-legge non vede alcun motivo per cui una libreria dovrebbe esser tutelata.
Invocare aiuto e basta è dannoso perché passa sempre l'idea che la cultura debba essere tutelata dallo Stato, dalla bontà della gente. E la cultura non deve essere tutelata ma valorizzata: anche perché una volta passato il momento clou della tragedia cosa succederà?
Magari la libreria riuscirà a vendere abbastanza per tirare fino alla fine dell'anno, ma dopo? Si tornerà a chiedere ai lettori di comprare libri lì perché "tengo famiglia da mantenere"?
Non mi piace questo atteggiamento. E non mi piace che in virtù dell'importanza storica alcune librerie vengano aiutate a discapito di altre che magari non hanno chissà che storia alle spalle, ma la cultura la fanno davvero.
Mi piacerebbe che venissero aiutate tutte le librerie, soprattutto quelle che organizzano corsi per bambini e adulti, quelle che hanno personale competente, quelle che fanno incontri con autori selezionati (gli eap non valgono), quelle che organizzano gruppi di lettura, quelle che sono davvero luoghi d'incontro.
Certo, prima di fare questo occorrerebbe un serio piano nazionale per la rivalutazione della cultura.
Alle librerie e ai vari centri culturali si possono dare tutti gli aiuti, le tutele, le agevolazioni di questo mondo...a monte c'è sempre lo stesso problema però: la gente non legge.
Per finire ribadisco che critico la strategia di comunicazione, non le situazioni delle librerie, perché credo che sarebbe meglio puntare sul valore della libreria anziché sulla storia, sui proprietari, sui conoscenti illustri.
Salvate quelle librerie che sanno darti quel motivo in più per tornare, a discapito di tutto il resto.

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