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Quelle sante parole

Creato il 17 novembre 2011 da Maria Grazia @MGraziaPiem

… È che quando effettivamente qualcosa, o qualcuno, d’importante si stacca da te, o assume un ruolo diverso da quello avuto per anni, è come uno schiaffo in faccia. Chissà com’è che succede sempre così. Generazioni di mamme a sgolarsi e ripeterlo fino alla nausea, e altrettante generazioni, messe sempre peggio, a non dare ascolto a queste sante donne. “Mm, poi vedi com’è quando non ce l’hai più!”

Di colpo la prospettiva si rovescia, come per incanto svaniscono tutte le paranoie sfiancanti sui difetti veri e presunti e resta tutto il meglio che c’è. Tutto il desiderabile per te. Tutto il mondo perfetto e ineguagliabile sempre esistito accanto a quelle imperfezioni. Che ora sono meravigliose, imperfezioni.

E giù a dirsi che sì, migliore al mondo non c’è, per te (quasi cit. Ramazzotti, scusate); invenzioni, genialate, idee, curiosità, discorsi su niente e su tutto, creazione e distruzione di mondi paralleli. Un modo complice per rintanarsi nella reciproca coccola. Un modo soffocante di vivere le nostre diversità.

Ora c’è bisogno di respirare, è vitale, il respiro. Già mi sento libera, già la forza ha ripreso a circolare e a darmi energia. Eppure resta quell’eredità, così unica e ricca, di quel mondo diverso eppure così complice.

Nella consapevolezza di quanto sarebbe insano e doloroso continuare, rimane la complicità. Altrettanto pericolosa. Nel senso di pienezza e gratitudine che c’è per il reciproco atto di lealtà, l’unica paura è la complicità. Paura che blocchi il divenire, che inibisca nuovi piaceri che, ammaliante, riporti a quel mondo diverso, raro e rischioso.

Tocca dare ascolto alla mamma, “tutti i nodi vengono al pettine”. Bene, farà un po’ male ma è ora di sciogliereli.


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