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Quello che il renzismo non dice (115) – Sugli scandali del calcio e sul “disgusto” renziano. Sull’estrema confusione tra il ruolo di Premier, di Presidente… e di Papa.

Creato il 20 maggio 2015 da Rosebudgiornalismo @RosebudGiornali
Superpapa Francesco

Superpapa Francesco

di Rina Brundu. «Sono disgustato da quanto sta succedendo nel mondo del calcio. Negli ultimi anni c’è sempre uno scandalo che ci lascia senza parole. Ora basta con il fatto che personaggi di discutibile approccio governino il calcio a tutti i livelli. Faccio un appello alla Federazione, alla Lega, al Coni, restituiamo il calcio alle famiglie» così parlò Matteo Renzi alla radio. Ma pensa, Renzi  è disgustato ed evidentemente preso alla sprovvista.

Ciò che ancora una volta sorprende me, invece, non è tanto il continuato dissertare del Premier, intriso di trito e contrito retorico (ormai ci siamo abituati), o il suo disgusto, quanto il fatto che questa mattina i giornali che riprendono quei “discorsi” si limitino a riportarli nero su bianco, sotto titoli cubitali, senza che nessuna di quelle solerti redazioni azzardi anche solo una misera considerazione (non scrivo critica perché sarei suscettibile di arresto) sugli stessi. Al posto di quei redattori infatti io avrei rilanciato ponendo domande molto precise.

Perché il Capo dell’Esecutivo, ad ogni scandalo di corrutela italiano (ormai scoppiano con frequenza mensile, prima era trimestrale), continua a meravigliarsi? Significa forse che non conosce l’effettivo status-quo del territorio? Che non ne conosce la sua cultura prona alla corrutela e alla corruzione? Perché fa appelli a Tizio e a Caio come un blogger qualunque anziché prendere in mano la situazione e ripulire l’establishment di riferimento, che sia quello calcistico, amministrativo, o relativo a qualsiasi altro segmento che dirime sulla vita dei cittadini? Ma soprattutto perché parla con il fare patronizing di un Presidente della Repubblica o di un Papa – cariche, queste ultime, che implicano il dovere a spingere dialetticamente verso l’azione, il dovere ad incoraggiare, a porsi come pacato modello di riferimento, a rappresentare più voci, a fare da paciere, etc.etc – invece che con la grinta operativa che ci si aspetta da un Presidente del Consiglio dedito al fare?

Diversamente da Matteo Renzi, infatti, io non mi stupisco per nulla dello status-quo nel mondo del calcio, così come non mi sono stupita degli scandali di Roma Capitale, degli scandali in seno al top-management di Stato, dei reiterati “scandali” – l’ultimissimo denunciato da “Report” solo domenica scorsa e palesemente ignorato da tutta la Stampa asservita – con il busyness dei migranti che ci hanno recentemente procurato lo scorno e la ridicolizzazione nel cuore del continente europeo dalle coste greche fino agli igloo degli eschimesi. Di fatto lo status-quo è figlio di un unico male: ovvero è figlio della politica gattopardica del renzismo, l’unica vera linea d’azione che la dottrina renziana ha sempre mantenuto con ammirevole continuità e che un giorno segnerà il suo destino ultimo: rottamare per rincovertire ed eternare (il marcio, la corrutela, i vizi dell’amministrazione pubblica, i privilegi acquisiti, la furbizia conclamata, il peggio di noi che abbiamo nutrito senza vergogna alcuna nell’ultimo mezzo secolo a spese degli ultimi) in secula seculorum… o almeno fino a che non mi faccio almeno due mandati prima di togliermi dai….. pardon, di mezzo.


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