di Rina Brundu. L’inglese “The Telegraph” va diritto al punto e spara un titolo alla maniera del miglior giornalismo anglossassone: “L’Italia spinge un ministro novellino quale successore di Catherine Ashton”. Preciso che l’aggettivo originale era “inexperienced” che ho tradotto con il termine italico “novellino” preferendolo all’alternativa “inesperto” che, dato il contesto, mi pareva irrispettoso.
Il titolo però rimane straordinario nel suo dire “tutto”, tutto l’importante: dice cosa sta facendo l’Italia e dice pure perché gli inglesi considerano quell’azione nostrana non “degna”. Non ci sono dubbi che qui non siamo su un campo di calcio: Inghilterra – Italia 1- 0. Ma se il titolo suona ispirato, l’incipit dell’articolo di Nick Squires, il corrispondente da Roma, non è da meno quando si tratta di rigirare il coltello nella piaga: “L’Italia spinge per avere il suo ministro degli esteri, che è in carica da soli cinque mesi, a capo della politica estera europea, nonostante il grande scettismo di alcuni paesi membri sul fatto che ella abbia l’esperienza e la grinta necessaria”.
Per carità, un “affanculo” non si nega a nessuno e non si vedono ragioni per negarlo alle posizioni sempre troppo “di parte” della stampa d’oltremanica. Il fatto è che Squires, non dimenticando di menzionare che la stessa Ashton fu a suo tempo criticata per la supposta “inesperienza”, intesse un discorso condivisibile. Ribadendo che la Mogherini è stata eletta solo cinque mesi fa quando “Mr Renzi effectively staged an internal coup and deposed Enrico Letta” (i.e. quando il Premier Renzi con un vero e proprio sgambetto interno detronizzò Enrico Letta”), la mette all’angolo accusandola di un’azione troppo “debole” nei confronti di paesi come la Russia, la stessa accusa dei membri del blocco orientale UE.
Il corrispondente inglese procede poi a tracciare un profilo del nostro ministro, cita il suo blog, la tesi sull’Islam, la capacità plurilinguistica, il suo essere descritta come persona lavoratrice e coscienziosa. Un ritratto breve ma intenso, prima di passare alla vera e propria crocifissione giornalistica: “The choice of Federica Mogherini, who was plucked from relative obscurity earlier this year by prime minister Matteo Renzi to serve in his cabinet, will only reinforce British suspicions about the opaque way in which top EU posts are filled” (e.g. La scelta di Federica Mogherini – strappata ad una relativa anonimità all’inizio dell’anno dal primo ministro Matteo Renzi per includerla nel suo governo, servirà soltanto a rafforzare i sospetti britannici sulle modalità torbide con cui vengono coperte le alte cariche UE). So much per il renzismo imperante!
Direi piuttosto che Machiavelli imperat, mentre Squires sembrerebbe avere scoperto l’acqua calda proprio oggi e il suo redattore capo non è riuscito a tenersi dal darne notizia: meglio spararla subito in Rete che non si sa mai. Che poi, uno… una… pro-domo-sua direbbe e scriverebbe qualsiasi cosa; io stessa, per esempio, non avrei problemi a perorare la causa renziana all’insegna del mitico motto, o Roma o mort… pardon, o Bruxelles o morte. Ma come si fa? Personalmente della Mogherini non ricordo alcun claim-to-glory, alcuna presa di posizione sostanziale (gli interventi a Ballarò non fanno testo), che “giustifichi” anche la sola scrittura di un mezzo rigo dedicato (a proposito, un appello ai redattori wikipedici, che facciano qualcosa, presto e bene, per la sua pagina wikipedica in inglese, altrimenti… hai voglia chiedere “rispetto” per il paese nel tentativo di parare l’accusa di inesperienza!!!) . Di fatto, questo è il problema di tutte le donne di Renzi: dipendono.
Qui lo scrivo e qui lo nego: aridatemi la Santanché!
P.S. Visto che ci siamo che si faccia qualcosa anche per la fotografia…. magari un filtro Thatcher-maturo potrebbe aiutare anzichenò…
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Featured image, Federica Mogherini.
Immagine sottostante, l’infausta pagina wikipedica in inglese dedicata al ministro Mogherini nell’infausto momento in cui si scrive….