di Rina Brundu. Zitto, zitto, quatto, quatto, Matteo Salvini, il rampante segretario federale della Lega Nord, ha portato l’ex creatura razzista e populista padana di Umberto Bossi et famiglia al 9% dei consensi, dicono entrambi i sondaggisti di Bruno Vespa e se lo dicono loro, ligi al democristiano dovere della par-condicio finanche in tempi di dittatura mediatica renziana, c’é da credergli. Zitto, zitto, quatto, quatto, Matteo Salvini ha trasformato l’ex creatura razzista e populista di Umberto Bossi in pedina politica capace di dire la sua su scala nazionale (soprattutto a Lampedusa), tanto che anche il celeberrimo motto della Lega potrebbe essere rivisto e ricondizionato e se non si trattasse di ossimoro certificato da oggi in poi si potrebbe tranquillamente urlare nelle piazze di ogni contado italico che “La penisola ce l’ha duro!”. Magari!
Zitto, zitto, quatto, quatto, Matteo Salvini ha stravolto la geografia padana, ha trasformato gli italiani in padani, ha rinnovato l’intero vocabolario leghista, dovrebbe pure avere acquistato casa in qualche sperduta località del meridione, tante sono le volte che vi si è recato ultimamente, e ha completato la sua rivoluzione di velluto a colpi di magliette cool e di ipad, per la serie crepa d’invidia Che Guevara! Non c’é trasmissione, non c’é intervento pubblico che non lo veda vestito di una nuova t-shirt di protesta dedicata (ma poi che fa? Le vende su Ebay?), e non c’é dibattito che gestisca senza l’Ipad e un collegamento diretto con i fedelissimi facesbukici che lo imboccano. Il primo segretario, insomma, con una “base” tascabile, prêt-à-porter direbbero Dolce & Gabbana, chissà cosa ne avrebbe pensato Berlinguer?
Di sicuro avrebbe pensato che a differenza dell’uomo che ha ucciso l’uomo ragn… pardon, il suo PCI, Matteo Salvini è simpatico e soprattutto non ha quella faccia da Mr Bean impunito ogni volta che incontra questa o quell’altra figura istituzionale che conta. Certo, il problema comincia a porsi quando si vanno a verificare i “contenuti” di cotanta predicazione: l’uscita dall’Euro, la vena populista se non razzista strisciante, il tessuto fondamentalmente retorico di ogni intervento che in buona sostanza è pensato a bella posta per imbonire il signor Rossi incazzato (ad imbonire tutti gli altri ci pensa Renzi!), di questi tempi. O almeno quel signor Rossi che ragiona di pancia, che si alza incazzato la mattina e si addormenta incazzato la sera, che si lamenta per partito preso e per partito preso dà le colpe del mal di testa cronico al primo immigrato non regolare che incontra sulla sua strada.
Zitto, zitto, quatto, quatto, Matteo Salvini è diventato il rottamatore renziano per eccellenza. Colui che per lo meno a sprazzi, a momenti, propone un’alternativa giovane credibile al presente uomo della provvidenza. E – trascurando la problematica dell’etica della “sostanza” per mero amor di dialettica – lo fa proponendo un modello paradossalmente più normale, un modello di politico moderno che – Ipad alla mano, vestito di t-shirt colorate – corre di qua e di là come un headless chicken ad incontrare la sua gente promettendo… il nulla. I suoi e i loro sogni impossibili. Del resto che male fa? Non è forse stato sempre così da che mondo politico è mondo politico?
Featured image, Matteo Salvini, autore Fabio Visconti, fonte Wikipedia, pagina dedicate.