di Rina Brundu. Nel mare magnum dell’inutile televisivo e mediatico italico sono ben poche le perle, intese anche come characters veri e propri, personaggi, professionisti, da salvare. O almeno è difficile trovare qualcosa che valga. È una mia opinione, certamente, ma se avessi dovuto lanciare un ideale salvagente a qualcuno, quel salvagente l’avrei lanciato ad Alfonso Signorini. Almeno fino a questa sera. Di fatto Signorini è un raro esponente della pseudo-intellettualità nostrana che ha e dimostra sostanza e questo nonostante si sia sempre occupato di gossip (o forse proprio per quel motivo??!!); ovvero, nonostante abbia sempre campato, in tutti i sensi, di quell’attività dell’intelletto che soddisfa le sue “voglie” minime. Una definizione come un’altra, s’intende. Oscar Wilde, per esempio, la pensava altrimenti.
Tra le altre cose, Wilde si interrogava: “Qual è la differenza tra uno scandalo e un pettegolezzo? Oh! Il pettegolezzo è gradevole! La storia è soltanto pettegolezzo. Ma lo scandalo è un pettegolezzo reso noioso dalla moralità. Un uomo che moralizza è di solito un ipocrita, e una donna che moralizza è invariabilmente scialba.” Ecco, quello che a me non riuscirà mai di perdonare ad Alfonso Signorini, da questa sera in poi, è di essersi recato nel tempio nostrano del perbenismo culturale e mediatico per eccellenza, ovvero il faziano CHE TEMPO CHE FA (Rai 3), a chiedere venia, a cospargersi la testa di sale come fosse uno scolaretto rimbrottato dalla perpetua del villaggio.
Alfonso, che hai fatto??!! E perché trasformare un innocente pettegolezzo (francamente chi si è stracciato le vesti in piazza per il servizio sul gelato del ministro Madia, qualche problema, o turba, deve averlo sicuramente!!), in uno scandalo wildiano, obsoleto nella sua essenza, condito di una moralità noiosa, senza arte ne parte, tutta tesa verso il niente se non a procurare una metaesposizione di ritorno che, questa sì, è davvero fastidiosa. Alfonso, che hai fatto??!! Raccontaci almeno che hai fatto il birbante ubbidiente e hai chiesto scusa per garantire altra pubblicità alla tua autobiografia di recente uscita, nella speranza che non ci sia dietro, invece, una banalizzazione della capacità della spirito, una sua omologazione culturale, un addomesticamento della qualità d’intelletto, un rincoglionimento in-progress stile ex-sessantottino incazzato e satollo.
C’é un limite a tutto, naturalmente (mitica a questo proposito l’uscita di un anonimo user di Facebook che scoglionato completamente dai “servizi” di giornalismo investigativo della D’Urso la domenica pomeriggio, si è messo sul sicuro: “Se mi accade qualcosa, dite alla D’Urso di farsi i cazzi suoi!”), ma se questo memorabile atto di sottomissione di Signorini al cardinale di turno (stile Galileo dei tempi digitali), dovesse essere un altro memorabile risultato del renzismo che avanza, fermate il mondo mediatico, voglio scendere! O per dirla sempre con il grandissimo dandy inglese di cui sopra: “Il Paradiso lo preferisco per il clima, l’Inferno per la compagnia”.
Featured image, un bellissimo Oscar Wilde. Photograph taken in 1882 by Napoleon Sarony