The Average Bureaucrat by Salvador Dalì (1930). Il burocrate renziano?
Ovunque il perfetto burocrate è colui che riesce a non prendere decisioni e a fuggire da ogni responsabilità
Justin Brooks Atkinson
di Rina Brundu. Bisogna riconoscerlo, l’unico momento in cui l’Annunziata si è rilassata un poco, durante l’intervista fatta a Matteo Renzi nella puntata di In mezz’ora (Rai3) di ieri pomeriggio, è stato quando il premier ha spiegato che Berlusconi non dava più le carte. “Berlusconi, non dà più le carte? Dai…” si è lasciata andare la conduttrice, dando l’impressione di vivere uno straordinario momento di goduria. E dopo avere ripetuto la flebile considerazione diverse volte, ha riso, in un modo o nell’altro la trappola mediatica aveva funzionato e l’intervistato ci era cascato quel tanto che basta: Lei dice che Berlusconi è scontento, anche io sono scontento….
Ma per quasi tutta la trasmissione è indubbio che la giornalista abbia messo l’ospite all’angolo e ha fatto emergere in maniera sostanziale i punti deboli della sua dialettica. Una dialettica fatta di slogan che ha tentato di imporsi fin dal primo minuto della discussione, come una sorta di ideale e gigantesca torta di panna montata impreziosita da infinite ciliegine conosciute a memoria: dottoressa, a me non interessa la perdita del consenso, è ovvio che un calo di consensi bisogna tenerlo in conto quando si tenta di riformare un Paese; non mi interessa se la gente perde la fiducia in me, mi interessa che la gente non perda la fiducia nell’Italia; io ho scelto di cavalcare la speranza e ho sconfitto Grillo, quel Grillo che non si vergogna a dire che la mafia ha una sua morale ma per il quale la nostra porta resta sempre aperta, Salvini invece non mi fa paura; non mi fanno paura neppure le critiche nei miei confronti, mi fa paura quando l’italiano si rassegna; l’astensionismo è faccenda che interessa gli addetti ai lavori, per quanto mi riguarda confermo che l’astensionismo è fattore secondario, il racconto dell’Italia che noi facciamo è altra cosa…
Ma, Presidente, non la preoccupa il fatto che è stato definito un leader senza cuore, uno che non è stato capace di mettere la mano sulla spalla al Paese, uno che non si è recato né a Tor Sapienza né a Genova? Certo che non ci sono andato a Genova!! Vuol sapere perché non ci sono andato? Perché mi vergognavo ad andare in un posto dove c’era già stato un simile disastro solo tre anni prima e di non portare un risultato… Non volevo fare la passerella, io a Genova ci andrò quando avrò trovato il burocrate che ha procurato quello sfascio… il racconto dell’Italia che noi facciamo è altra cosa….
Sì, lei non è andato a Genova…. Vero, dottoressa, ma dalla nostra ultima intervista di aprile… tante crisi occupazionali, pensi all’Alitalia, sono state risolte… Vede, io attualmente viaggio molto in elicottero per motivi di sicurezza e l’Italia che vedo dall’alto è di una straordinaria bellezza, può darsi che io stia sbagliando ma c’é uno spazio per l’Italia pazzesco, chiedo solo al mio Paese di fare uno sforzo per rimettersi in moto…
Va bene, va bene Presidente ma questo è populismo…. Populismo? Dai, dottoressa, lei è una giornalista di razza, le assicuro che il racconto dell’Italia che noi facciamo è altra cosa….
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